Nome
Buca di Belfagor
Data inserimento
2007-01-01 00:00:00
Data ultimo aggiornamento
2008-07-28 10:44:38
Quella domenica io. Marco, Filippo e Adriano avevamo deciso di fare una battuta in Carcaraia. Appena arrivati alla cava bassa di Carcaraia incontrammo degli speleo di Spezia che cercavano l'ingresso del Saragato. Scambiammo quattro chiacchere e poi tutti insieme cominciammo a cercare: subito sopra il fronte di cava localizzammo l'ingresso di quello che poi diventerà l'« abisso Belfagor».
Da un buco di una settantina di cm di diametro usciva un forte vento che agitava le foglie degli alberi antistanti. Ci precipitammo all'interno e dopo un cunicolo di pochi metri ci trovammo però di fronte a un mucchio di detriti, dove qualcuno aveva già cominciato a scavare. Usciti all'esterno passammo il resto della giornata a infilare il naso dentro microscopici buchi dove,
Adriano e Marco, visibilmente sconvolti dall'aria che avevano sentito poco prima, giuravano di sentire fortissime correnti. Finalmente, quando io e Filippo eravamo vicini alla disperazione, un temporale mise fine alle nostre ricerche. La domenica successiva, dopo un po' di scavo, viene raggiunta e scesa una buca da lettere alla quale segue subito un pozzetto, sul bordo del quale si ferma l'esplorazione. La grotta prosegue, sembra che diventi molto grande...l'entusiasmo è grande, così grande che Filippo sembra quasi delirare... (nei giorni seguenti si scoprì che non era entusiasmo ma semplice varicella
Ancora una domenica, ancora un po' di grotta. Viene sceso il pozzo, che risulta di 13 metri, e la gotta comincia a farsi grande: dopo un paio di saltini in roccia, prima in discesa poi in salita, la galleria porta su un pozzo, molto grande (pozzo super Bingo). Sceso il pozzo ci accorgiamo che il fondo è completamente ricoperto di detriti, sembra proprio che la grotta chiuda, poi invece un piccolo buco fra i sassi permette di raggiun-gere, dopo un saltino in roccia, una galleria di nuovo grande che Adriano chiama «galleria fra-nosa», (la cosa non ha una spiegazione logica, in quanto tutta la grotta è piena di detriti!). Anche questo ambiente dopo una ventina di metri è chiuso, sul solito mucchio di sassi si conclude anche questa esplorazione.
Una quindicina di giorni dopo l'affluenza esplorativa al Belfagor raggiunge la sua punta massima: praticamente tutto il G.S.L. e il G.S.Pi sono riuniti, la sera del sabato, nel piazzale della cava bassa che, fra le tende e le automobili sembra un campeggio di Rimini in pieno agosto.
Il mattino seguente la galleria franosa viene agevolmente liberata dai detriti e sbuchiamo di nuovo in un ampio ambiente, una galleria che scende verso sinistra. In fondo a questa c'è un pozzo stretto e franoso, alla base del quale la galleria si restringe nuovamente, impedendo la prosecuzione. Mentre gli esploratori «di punta» si dannano l'anima per cercare di superare que-sta ennesima difficoltà, una squadra di «turisti», entrati in grotta con un po' di ritardo, scopre ca-sualmente un pozzo nella parte alta della grotta. Il pozzo si rivelerà essere poi la partenza della via per il fondo. Il fondo della grotta viene rag-giunto da Adriano e Marchino Vannacci pochi giorni dopo: vi si arriva scendendo una serie di pozzetti stretti e franosi. La parte finale della grotta è chiusa da una grossa frana soffiante (d'estate) che non è ancora stata superata.
Nelle esplorazioni seguenti viene forzato il passaggio in fondo al pozzo sulla sinistra, e vie-ne esplorato uno stretto meandro che parte su-bito dopo la base del «super Bingo», ma entrambe le vie si ricollegano alla via del fondo. Poi viene l'estate e gli speleologi si disperdono un po' per tutta l'Italia, lasciando da parte le esplorazioni di questa franosa grotta.
Finalmente a settembre torniamo nuovamente fra i sassi del Belfagor; questa volta viene tentata la via della risalita, ma purtroppo i valenti arrampicatori partiti dalla sala del s.B. si ritrovano a casca-re poco più' in là, sulla galleria franosa.
Passa ancora parecchio tempo prima che qualcuno torni al Belfagor; il giorno
scelto per la ripresa delle esplorazioni non è certo dei miglio-ri. Una nevicata ci blocca
sopra il paese di Vagli e siamo costretti a raggiungere a piedi la grotta. Ci consola
la presenza di speleologi di Reggio Emilia, anche loro in zona per esplorare...
e nelle nostre condizioni! Dopo tanta fatica riusciamo però a scovare un altro pezzo
di grotta.
Un traverso sulla via del fondo nel tentativo di superare la frana ci portano a un salto
di una ventina di metri, sceso il quale ci troviamo sul fondo di una grande sala.
Come al solito non andiamo avanti perché tutto è pieno di detriti.
Le uscite seguenti non portano a niente di nuovo, nonostante l'impegno e nonostante
che al Belfagor si senta la grotta intorno, si abbia l'impressione che dietro un sasso,
oltre una frana, ci siano ancora metri e metri di grotta da esplorare.
Sicuramente è cosi', un nuovo passaggio c'è da qualche parte, basta avere pazienza e
fortuna di trovarlo... auguri!
Luca De Cesari
(Grupo Speleologico Lucchese)
Talp n° 2 Giugno1990
(Rivista della Federazione Speleologica Toscana)
Rilevo 1
Tipo di cavità
grotta
Stato
Italy
Provincia
230
Comune
Minucciano
Località
Carcaraia
Area speleologica
Carcaraia
Numero catastale
890/t/lu
Sviluppo totale
500
Dislivello
-120
Gruppi
GSB
Longitudine
2°13'11'' ovest di monte mario
Latitudine
44°07'04'' N
Quota
1280 slm
Cartografia
96 II NO
Itinerario di accesso
Dal paese di Gorfigliano in direzione del passo della Focolaccia. Arrivati ad una galleria artificiale termina la strada asfaltata e si parcheggia. Con il fuoristrada si può continuare lungo la marmifera per circa un km. A quota 1200 m. ca, un bivio a sinistra (sbarra) conduce in breve alla cava bassa di carcaraia. L'ingresso si trova in cava, nella parete di fronte, (foto) si attraversa la cava a sinistra, costeggiando la baracca dei cavatori e si prosegue lungo la strada che sale girando intorno alla cava.
Descrizione
Vidi per la prima volta il Belfagor in una calda domenica di giugno (dell'84 n.d.r.); io ero uno speleologo fresco fresco di corso, il Belfagor un corto cunicolo soffiante. Ma andiamo con ordine.Quella domenica io. Marco, Filippo e Adriano avevamo deciso di fare una battuta in Carcaraia. Appena arrivati alla cava bassa di Carcaraia incontrammo degli speleo di Spezia che cercavano l'ingresso del Saragato. Scambiammo quattro chiacchere e poi tutti insieme cominciammo a cercare: subito sopra il fronte di cava localizzammo l'ingresso di quello che poi diventerà l'« abisso Belfagor».
Da un buco di una settantina di cm di diametro usciva un forte vento che agitava le foglie degli alberi antistanti. Ci precipitammo all'interno e dopo un cunicolo di pochi metri ci trovammo però di fronte a un mucchio di detriti, dove qualcuno aveva già cominciato a scavare. Usciti all'esterno passammo il resto della giornata a infilare il naso dentro microscopici buchi dove,
Adriano e Marco, visibilmente sconvolti dall'aria che avevano sentito poco prima, giuravano di sentire fortissime correnti. Finalmente, quando io e Filippo eravamo vicini alla disperazione, un temporale mise fine alle nostre ricerche. La domenica successiva, dopo un po' di scavo, viene raggiunta e scesa una buca da lettere alla quale segue subito un pozzetto, sul bordo del quale si ferma l'esplorazione. La grotta prosegue, sembra che diventi molto grande...l'entusiasmo è grande, così grande che Filippo sembra quasi delirare... (nei giorni seguenti si scoprì che non era entusiasmo ma semplice varicella
Ancora una domenica, ancora un po' di grotta. Viene sceso il pozzo, che risulta di 13 metri, e la gotta comincia a farsi grande: dopo un paio di saltini in roccia, prima in discesa poi in salita, la galleria porta su un pozzo, molto grande (pozzo super Bingo). Sceso il pozzo ci accorgiamo che il fondo è completamente ricoperto di detriti, sembra proprio che la grotta chiuda, poi invece un piccolo buco fra i sassi permette di raggiun-gere, dopo un saltino in roccia, una galleria di nuovo grande che Adriano chiama «galleria fra-nosa», (la cosa non ha una spiegazione logica, in quanto tutta la grotta è piena di detriti!). Anche questo ambiente dopo una ventina di metri è chiuso, sul solito mucchio di sassi si conclude anche questa esplorazione.
Una quindicina di giorni dopo l'affluenza esplorativa al Belfagor raggiunge la sua punta massima: praticamente tutto il G.S.L. e il G.S.Pi sono riuniti, la sera del sabato, nel piazzale della cava bassa che, fra le tende e le automobili sembra un campeggio di Rimini in pieno agosto.
Il mattino seguente la galleria franosa viene agevolmente liberata dai detriti e sbuchiamo di nuovo in un ampio ambiente, una galleria che scende verso sinistra. In fondo a questa c'è un pozzo stretto e franoso, alla base del quale la galleria si restringe nuovamente, impedendo la prosecuzione. Mentre gli esploratori «di punta» si dannano l'anima per cercare di superare que-sta ennesima difficoltà, una squadra di «turisti», entrati in grotta con un po' di ritardo, scopre ca-sualmente un pozzo nella parte alta della grotta. Il pozzo si rivelerà essere poi la partenza della via per il fondo. Il fondo della grotta viene rag-giunto da Adriano e Marchino Vannacci pochi giorni dopo: vi si arriva scendendo una serie di pozzetti stretti e franosi. La parte finale della grotta è chiusa da una grossa frana soffiante (d'estate) che non è ancora stata superata.
Nelle esplorazioni seguenti viene forzato il passaggio in fondo al pozzo sulla sinistra, e vie-ne esplorato uno stretto meandro che parte su-bito dopo la base del «super Bingo», ma entrambe le vie si ricollegano alla via del fondo. Poi viene l'estate e gli speleologi si disperdono un po' per tutta l'Italia, lasciando da parte le esplorazioni di questa franosa grotta.
Finalmente a settembre torniamo nuovamente fra i sassi del Belfagor; questa volta viene tentata la via della risalita, ma purtroppo i valenti arrampicatori partiti dalla sala del s.B. si ritrovano a casca-re poco più' in là, sulla galleria franosa.
Passa ancora parecchio tempo prima che qualcuno torni al Belfagor; il giorno
scelto per la ripresa delle esplorazioni non è certo dei miglio-ri. Una nevicata ci blocca
sopra il paese di Vagli e siamo costretti a raggiungere a piedi la grotta. Ci consola
la presenza di speleologi di Reggio Emilia, anche loro in zona per esplorare...
e nelle nostre condizioni! Dopo tanta fatica riusciamo però a scovare un altro pezzo
di grotta.
Un traverso sulla via del fondo nel tentativo di superare la frana ci portano a un salto
di una ventina di metri, sceso il quale ci troviamo sul fondo di una grande sala.
Come al solito non andiamo avanti perché tutto è pieno di detriti.
Le uscite seguenti non portano a niente di nuovo, nonostante l'impegno e nonostante
che al Belfagor si senta la grotta intorno, si abbia l'impressione che dietro un sasso,
oltre una frana, ci siano ancora metri e metri di grotta da esplorare.
Sicuramente è cosi', un nuovo passaggio c'è da qualche parte, basta avere pazienza e
fortuna di trovarlo... auguri!
Luca De Cesari
(Grupo Speleologico Lucchese)
Talp n° 2 Giugno1990
(Rivista della Federazione Speleologica Toscana)
Rilevo 1
Lat:44.1186362N Lon:10.23231982E Datum:WGS84
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