Nome Kef Aziza Data inserimento 2006-10-15 21:15:12 Data ultimo aggiornamento 2006-10-16 18:57:05
Sinonimi Grotta di Tazzouguert Tipo di cavità grotta Stato Morocco Località Tazzouguert Sviluppo totale 3529 Dislivello 16 mt Longitudine 03°47'17" W Latitudine 32°01'46" N Datum WGS84
Geologia GEOGRAFIA

(a cura di Alberto Buzio e Mario De Blasi)

Come sappiamo il Marocco è diviso grossolanamente in varie regioni con caratteristiche morfologiche ben precise: la zona costiera mediterranea, , il Rif, il Medio, Alto e l'Anti Atlante.
Nel nostro caso specifico ci interessa dare alcune informazioni riguardo il Medio Atlante, area nella quale si trova la nostra grotta.
Il Medio Atlante è limitato molto spesso da lunghi solchi longitudinali, lungo i quali spesso la montagna scende ripida , coperta in gran parte da intatte magnifiche foreste, che giungono fino a zone tipicamente montane con vette che raggiungono spesso quote sopra i 2500 m slm e all'estremo limite NE spesso superano i 3000 m slm. Il Gebel Mussa la cui cima nevosa si scorge in lontananza fin dalle terrazze di Fez è alto 3190 m, la vetta più alta è tuttavia il Bu Nasser (3.354 m) che si trova a dominare la valle del Mulnia, come sperone più orientale della catena. Il massiccio vulcanico del Jebel Siruà, alto 3304 m e posto alle sorgenti del Sus funge da collegamento tra l'Alto Atlante e l'Anti Atlante, le cui catene anch'esse ad ossatura cristallina, si innalzano fino a 2500 metri di quota. Le testate dei torrenti che convergono a costituire il corso del fiume Dra, originandosi sul fianco meridionale del Grande Atlante, hanno inciso profondamente l'Anti Atlante, traverso il quale il fiume si è aperto la strada. A Sud vi è il Sahara Marocchino, serie di altopiani di nuda roccia, che nell'Africa Settentrionale vengono denominati ''hamada'', con poche oasi poste nelle zone depresse o lungo i letti degli ''uidian'', scarsamente abitato da gruppi di nomadi, in prevalenza Berberi, e per la massima parte coperto da steppe. Il più importante gruppo di oasi è quello del Tafilalet , sull'Uadi Ziz, che esce dalle gole dell'Alto Atlante Orientale, e la cui valle è (era?) percorsa da una delle più antiche e frequentate carovaniere che dal Marocco centrale , per il passo di Telremt, conduce al Tuart e poi al Niger. La valle del Oued Guir, che proviene e si sviluppa per due terzi del suo corso in territorio algerino, è caratterizzata per lo più dalla presenza hamada con altezze che generalmente non superano i 1000 mt, intervallati da numerosi spaccature simili a canyon, percorse, nelle stagioni piovose, dagli affluenti del Oued Guir. Nelle altre stagioni, lo scorrimento delle acque è per lo più sotterraneo, con la presenza di sorgenti anche a grandi distanze dalla zona della grotta.
Un esempio è la Source Bleu de Meski, la cui acqua pare avere origine nella zona di Tazzouguerte e percorrere circa 70 Km. in direzione SW fino a riemergere nella sopracitata sorgente situata a pochi chilometri dalla città di Errachidia. (Informazione personale non suffragata da alcuna pubblicazione).
Per tutta la valle la vegetazione è molto sporadica, solo arbusti e cespugli, piccoli palmeti e fioriture di oleandri lungo le rive del fiume, dove le radici riescono ad intercettare l'acqua di capillarità per tutto l'anno.
Al termine della valle del fiume Guir, ormai in territorio algerino, le acque, e l'opera umana, hanno dato origine alla grande diga di Djorf-Torba, lago artificiale di ingenti dimensioni.

Bibliografia

L'Africa
Migliorini Elio, 1964


Le Montagnes de la Terre vol.1
Frison-Roche R., 1955




GEOMORFOLOGIA DELL'AREA

(a cura di Giuseppe Repetto)



L'area che interessa la grotta di Tazzouguert, KEF AZIZA, fa parte del vasto Hamada du Guir, un altopiano di circa 1000 km2, che si estende sino ai limiti delle regioni sahariane e interessa il corpo dello Jebeel Chaaba, un grande banco calcareo del Turoniano.
La cavità si apre a circa 30 m sopra il letto dello Oued Guir, segue un asse a direzione SE-NW e ha un andamento prevalentemente suborizzontale; appare impostata su una frattura generatrice, che si può osservare costantemente al culmine degli ambienti, e ha una morfologia prettamente freatica, con cupole di miscelazione che si susseguono incessantemente sulla volta.
Nella prima parte le dimensioni sono imponenti. In alcuni tratti si notano delle chiare indicazioni di attività vadosa, che ha reinciso precedenti riempimenti e depositi concrezionati.
Nella seconda, la grotta si riduce nelle dimensioni, si ramifica più volte e, pur mantenendo una morfologia freatica, si accentua mano a mano l'evidenza di una fase vadosa; quest'ultima, talvolta, unisce con ringiovanimenti e meandri diversi livelli freatici, dove si osservano gallerie subcircolari o ellittiche di dimensioni metriche.
Molte delle diramazioni di questa zona sono attualmente invase da acque che non hanno un flusso evidente, ma che non sono stagnanti; inoltre si notano incisioni che indicano una probabile inversione del flusso idrico.
L'impressione, avuta dalle prime osservazioni, è che si presentino due fasi ben distinte: una prima freatica, antichissima, di genesi in falda e terminata con la fossilizzazione; ultima conseguenza dell'abbassamento della falda, causato dall'erosione dell'Oued Guir che ha isolato lo Jebel Chaaba e forse ha anche eraso parte del sistema. Una seconda, che interessa le parti più interne della cavità, a rilevanza vadosa, non collegata alla genesi del sistema principale, ma più recente, evolutasi in climi più aridi e con meccanismi speleogenetici sviluppati forse in litotipi diversi dai primi favoriti dall'assorbimento diffuso sui pianori dell'hamada, fortemente fessurati.

Bibliografia

V. Castellani, W. Dragoni. 1981.
La Grotta di Tazzouguert
Keimer Reports 2, Pp.67-69
Storia La prima esplorazione pare risalire al 1948 per opera di membri della Società Spelologica Marocchina. Da quanto riportato da Camus J. e Villard L. su "5 annés d'exploration soutterraines au Maroc" pare che siano stati esplorati circa 2800 metri della cavità; purtroppo viene pubblicato un rilievo ridotto, che illustra soltanto 1500 metri.



Nel 1970 altri speleologi, quasta volta spagnoli, ripercorrono i passi dei marocchini, rifacendo il rilievo ma fermandosi ad uno sviluppo pari a circa 1000 metri.

Sanches A., 1970 - El G.E.Badalona por tierras africanas - Cavernas n.14



1972-1979, breve esplorazione durante una spedizione finanziata dalla Fondazione Keimer di Basilea. Rieditazione del rilievo, circa 1500 metri.

Castellani V., Dragoni W., 1981 - La grotta di Tazzouguert - Keimer Reports n.2, pp.67-68



Nel 1981, una spedizione croata, si interessa della grotta pubblicando un rilievo di 1541 metri.

Lips B., 1981 - Maroc. Bilan des explorations 79/81 Echos des Vulcains, supplement n.41



Nel 1983 un gruppo di spelologi slavi, appartenenti ad un gruppo di Zagabria, ridisegnano un rilievo parziale non superando ancora una volta i 1000 metri di sviluppo. Compioni diversi studi biospeleologici ed archeologici, ma non forniscono molti dettagli su nessuna pubblicazione.



Anno 2000, una spedizione italiana, organizzata dal Gruppo Speleologico Imperiese, intenta all'esplorazione di altre grotte marocchine, dedica un po' di tempo anche alla Kef Aziza. Vengono eseguiti studi microclimatici nella cavità, per lo più mirati all'analisi della anidride carbonica.

Calandri G., 2000 - L'anidride carbonica nella Kef Aziza (Marocco):misure preliminari - Bollettino del G.S. Imperiese Cai n.52, pp.8-11



Maggio 2002, un piccolo gruppo di quattro persone, appartenenti al Gruppo Speleologico Cai Varese e al Gruppo Grotte Cai Milano, si reca in Marocco con l'intento di esplorare e disegnare il rilievo completo della Kef Aziza. Viene riprodotto un rilievo di 1700 metri, usato come materiale di confronto per i vecchi rilievi sopracitati.



Aprile 2003, ancora membri del Gruppo Speleologico Cai Varese, con la partecipazione di uno speleologo del Gruppo Speleologico Bolzaneto, per un totale di sei persone, torna alla Kef Aziza per completare il lavoro dell'anno precedente. Vengono eseguiti studi biospeleologici, mineralogici e geomorfologici. Si torna a casa con un rilievo di circa 2500 metri.


Dicembre 2003, alcuni degli stessi speleologi della precedente spedizione, con l'aiuto di membri del Gruppo Speloelogico Bindesi Villanzano, effettuano una nuova spedizione. Con una forza lavoro di ben dodici persone, si riesce in pochi giorni, a portare avanti il lavoro. Vengono riviste alcune discordanze topografiche del rilievo precedente, esplorati nuovi meandri e vengono aggiunti altri 1000 metri alla topografia. Si arriva ad un totale di circa 3500 metri. Sono stati effettuati studi biospeleologici, in particolare sulla presenza di chirotteri di varia specie e su campionamenti di insetti.
Rilevo 1
Foto
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Coordinate convertite per gps
Lat:32.02944444N Lon:-3.78805556E Datum:WGS84
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