Nome Labassa Data inserimento 2007-01-01 00:00:00 Data ultimo aggiornamento 2008-09-01 13:46:05
Tipo di cavità grotta Stato Italy Provincia 211 Sviluppo totale 14000 Dislivello 606 m Quota 1890m
Altro,note 1984: Il 4 luglio viene avvistato e raggiunto un piccolo buco in parete a ca. 15 m da terra nella parete sud della Gola della Chiusetta. Il 21 e il 22 inizia l'esplorazione. Dopo la condotta forzata iniziale, lunga una trentina di metri, si esplora prima un ramo laterale discendente che chiude in frana a –73 m dopo 3 pozzetti; nello stesso momento, alla fine della galleria, si iniziano i lavori di disostruzione di una strettoia dalla quale fuoriesce una violenta corrente d'aria fredda. Al di là di questa ci si trova in una saletta allungata e subito dopo si incontra una seconda terribile fessura, che verrà allargata nel fine settimana successivo. Purtroppo dopo pochissimi metri Si incontra una terribile frana ascendente di blocchi molto instabili (Fitzcarraldo), i quali occupano totalmente un ambiente gelido e angusto. 7 uscite, da luglio a novembre, con oltre 150 ore effettive di lavoro, non lasciano molte speranze. All'inizio dell'inverno LABASSA misura 202 m di sviluppo con un fondo a –73.

1985: Nell'aprile, ancora con un forte innevamento, riprendono i lavori di disostruzione che andranno avanti sino a metà luglio per un totale di ca. 350 ore effettive di scavi. A LABASSA si ritorna solo il 12 ottobre, ma si ha fortuna: la frana lascia intravedere di lato un passaggio percorribile. Passati un centinaio di metri di galleria si giunge ad un Trivio: a sinistra si vanno ad esplorare per più di mezzo chilometro le suborizzontali ''Gallerie Colombo'' che si perdono in intricati cunicoli impraticabili che non portano a nulla. Al Trivio, dopo essersi infilati in un condottino, si raggiunge una frattura tettonica discendente molto stretta, la quale richiede due mesi di lavoro per disostruzioni ed allargamenti degli imbocchi di alcuni saltini: è questa la famigerata ''Via di Damasco'', una serie di sette strettoie che nell'inverno imminente portano a –152 m sulle sponde di un piccolo lago sifone dove non si avverte neanche una minima bava d'aria. LABASSA ha ora uno sviluppo di 1077 m per un dislivello di 167m (-152, +15) .

1986: È questo l'anno dell'esplosione di LABASSA , che rimarrà per sempre scolpito nel Gran Libro di Pietra del Marguareis. Ben 7 km vengono rilevati tra agosto e inizio dicembre: viene finalmente risolto il mistero della ''Sala delle acque che cantano''. L'annata inizia con il disgelo di maggio in cui si può rivedere la grotta con condizioni idriche molto diverse. Questo permette all'orecchio dello speleologo di avvertire rumore di cascata oltre il sifonetto di –152. Queste sperata situazione fa sì che ci si infili due volte di seguito nelle strettoie della ''Via di Damasco'' trasportando tutto il necessario per l'immersione. Il sifone è molto breve e superato si vede la prosecuzione, un pozzetto di pochi metri, uno scivolo, un P.10. Per rendere transitabile il sifone ''via terra'' viene inventata una trivella demoltiplicata ad acqua che dà modo di transitare senza bagnarsi. Alla base del P.10 però l'acqua si infila in uno strettissimo e impraticabile meandro, mentre una corta diramazione semi-fossile chiude in una pozza di fanghiglia stagnante. Viene l'idea geniale: svuotare i 200 litri di acqua e fango dalla pozza stagnante nella diramazione sopra il fondo.

Oltre il ''Passaggio Montezuma'' si sviluppano 200 m di gallerie a saliscendi che portano direttamente alla ''Diaclasi'', frattura che taglia il Ferà e che non si lascia tanto facilmente percorrere per 150 m. Dopo qualche banale disostruzione ci si trova di fronte alle stupende condotte forzate delle ''Gallerie del Silenzio''. Un sifone (Pentola Lagostina) lascia intravedere una prosecuzione. A inizio agosto il sifone è asciutto e vengono scoperte oltre mezzo chilometro di gallerie concrezionate, ''La lunga Strada dell'Ovest''. Si ripete un campo. La prima punta porta ad aggiungere 300 m di gallerie fino a raggiungere il ''Bivio dello Scafoide'', dove con una brusca piega iniziano le bellissime ''Gallerie Giuanìn Magnana'' che dopo 600 m portano sull'orlo di un profondo canyon da cui giunge il brontolio del ''Gran Fiume dei Mugugni''. Dopo tre giorni viene esplorato l' ''a valle'' dei Mugugni sino a un basso sifone: nasce ''Latte e miele''.

Si esplorano numerosi by-pass nelle ''Gallerie del Silenzio'' ma la fortuna è al ''Bivio dello Scafoide'': ambienti inclinati intervallati da un P.14 portano a –320 m su enormi gallerie attive. È il momento magico che racchiude trent'anni di ricerche marguaresiane. A fine campo altre due importanti scoperte: viene raggiunta la ''Sala del Grande Cocomero''; verso valle vengono raggiunte ampie gallerie fossili. La discesa in un alto canyon porta sull'orlo di un pozzo di una dozzina di metri in cui si getta il collettore: la Via del Lupo è aperta. Continuano intanto le esplorazioni nel ''Ramo dei Coperchi'' e nelle gallerie laterali delle ''Giuanìn Magnana''. A settembre proseguono le arrampicate a ''Latte e Miele'', si completa l'esplorazione al ''Ramo dei Coperchi'', viene esplorata una diramazione dal punto 33 che porta sul collettore a monte, dove inizia l'esplorazione della ''Regione dei Grandi Laghi''.

A fine settembre un P.30 dalla ''Sala del Grande Cocomero'' riporta sul fondo del torrente, viene risalito e porta alla scoperta del ''Regno del Minotauro'', enormi gallerie fossili sovrapposte e fracassate da recenti fratture. A novembre si va nella ''Regione dei Grandi Laghi'' dove si scopre che l'affluente laterale di un tetro sifone è ''Il Grande Fiume dei Mugugni'': si tratta della mitica ''Sala delle Acque che Cantano''. Nel frattempo proseguono le arrampicate a ''Latte e Miele''. Si conclude più o meno a questo punto la stagione '86 di Labassa, con un'ultima punta a dicembre verso il maestoso collettore a valle. La Via del Lupo è ancora lontana e faticosa, ma la soddisfazione fa superare questo problema. Labassa è passata da 1074 a 7524 m di sviluppo e da 167 a 369 m (-354, +15) di dislivello.

1987: Sulle ali dell'entusiasmo per gli ultimi sviluppi esplorativi e dopo la forzata pausa invernale, già in aprile, nonostante l'innevamento, tentiamo disostruzioni e risalite di camini intorno ai -250 delle Gallerie del Silenzio.

Ma è solo dopo il disgelo che in giugno riprendiamo l'assalto al "cuore del Marguareis ". Obiettivo primario è quello di individuare la zona di confluenza in Labassa delle acque di Piaggiabella. Così una squadra entra per piazzare i fluocaptori e ne approfitta, al bivio dello Scafoide, per infilarsi, forzandola, nella strettoia terminale del "Ramo delle Pentole" proseguendo l'esplorazione per circa 200 metri di tortuosissimi meandrini fangosi.

A metà giugno,mentre c'è chi effettua al sole dei 2000 metri la colorazione del Rio delle Capre all'ingresso di Piaggiabella, c'è anche chi ritorna, malgrado gli avvertimenti, nel "Ramo delle Pentole": per fortuna (!) dopo 600 metri di allucinanti passaggi in un budello strettissimo, la diramazione sembra chiudere - ironia della sorte - in un salone di crollo al contatto con gli scisti; Con l'uscita di fine giugno si ha la conferma , controllando i fluocaptori, che il Gran Fiume dei Mugugni recupera tutte le acque dei sifoni di Piaggiabella e dintorni.

Una delle regioni più distanti e misteriose dall'ingresso è certamente il settore del "Grande Cocomero" e del sifone a monte del "Gran Fiume dei Mugugni": due punte in luglio portano alla scoperta di un centinaio di metri di un condottino al di sopra del sifone terminale ( by-pass? ).

Approfittando delle comodità del campo estivo ( 8 - 23 agosto ) proseguono ricerche ed esplorazioni, sopratutto perché Labassa sta diventando sempre più lunga e faticosa. Una prima punta trova il coraggio di ritornare al fondo del "Ramo delle Pentole " per ricontrollare ogni possibile prosecuzione: oltre al rilievo il solo risultato sono le tute a brandelli. per fissare ai posteri l'ora di questa tragica esplorazione nel meandro viene lasciato in bellavista uno strumento per la misurazione del tempo....

Nel mentre continuano i lavori "in solitaria" per disostruzioni ed ampliamenti vari nelle strettoie della "Via di Damasco"; una seconda punta è dedicata a "Latte e Miele", uno dei più importanti rami dell'aggrovigliato "a monte" di Labassa, nel quale viene risalito per circa 20 metri un grande camino: pochi metri più in alto si intravede una galleria fossile...

Giunge finalmente il momento di proseguire le esplorazioni verso valle in cui, nel dicembre 1986 ci si era fermati su di un fortunoso terrazzino flagellato dall'acqua e dall'aria ghiacciata, giusto alla sommità di un P.50 impossibile da scendere, nel quale si riversava a cascata il collettore principale. Giocoforza quindi traversare in direzione di una sperata galleria fossile: la punta successiva, terminato l'armo di questa lunghissima, aggettante e tetra tirolese sospesa a 60 metri sul collettore, sbuca infine in un'ampia galleria, ingombra di massi di frana, oltre la quale, dopo 200 metri di di percorso fangosissimo, mancano le corde per scendere un pozzo valutato una cinquantina di metri.

Ma appena fuori la notizia è talmente importante che immediatamente si forma una seconda squadra: viene disceso il pozzo, e superato un successivo P.15 si ritrova il fiume, che ora scorre silenzioso tra enormi macigni di crollo, sino a sbucare nel colossale " Salone dell'Iperspazio " ( ca. 200x40x50 metri ). numerose gallerie fossili occhieggiano ovunque e lasciano ben sperare per le successive esplorazioni. tra i massi si discende nuovamente sul collettore che dopo 200 metri si "ferma" in un grande lago forse sifonante.

L'ultima punta del campo è dedicata naturalmente ancora all' "a valle" sul limite delle precedenti esplorazioni: oltre al rilievo topografico sino al lago-sifone (500metri) si ha il tempo di risalire una concrezionatissima galleria fossile che, dopo un paio di saltini, sbuca nuovamente sull'attivo, che viene valutato già al di la' del sifone terminale.

Le prospettive post campo sono per un autunno ricco di grandi esplorazioni, ma la stagione è invece segnata in modo negativo: a fine agosto un violento nubifragio riempie d'acqua i due passaggi chiave: ( Montezuma e Lagostina )e rimuove nuovamente la terribile frana che incombe sulla parte iniziale ( Fitzcarraldo ). Ne sanno qualcosa i tre "malcapitati" che devono ripetutamente disostruirsi il passaggio per ritornare all'esterno. la settimana successiva una squadra di volenterosi manovali compie diversi lavori di consolidamento della frana, anche con l'ausilio di cemento e putrelle di ferro.

A metà settembre una punta con il miraggio del grande fiume "a valle" scopre invece che la "Lagostina" è completamente sifonante: solo a metà novembre, con una magica pompa e molta buona volontà, sarà possibile svuotare il sifonetto.La programmata (e sospirata) punta verso l'ignoto dei -500, fissata per inizio dicembre, si scontra con le furiose nevicate quest'anno troppo in anticipo. L'infausto andamento meteorologico, anziché portare il Grande Freddo, ci propina un fine dicembre stupendo, con temperature sahariane: è ovvio che la neve si sciolga, riempiendo nuovamente le famigerate pentole: E' il triste spettacolo a cui assistono i soliti invasati che capitano da quelle parti la notte di Natale...

Alla fine del 1987 lo sviluppo rilevato di Labassa è di 9200 metri, mentre il dislivello è passato a 516 metri (-511, +15 ); le esplorazioni sono state 17 ed hanno coinvolto 78 speleologi.

1988: Nel corso del 1988 le condizioni atmosferiche non hanno beneficiato del clima favorevole alle esplorazioni degli anni precedenti, per cui le zone nevralgiche di Labassa si sono rivelate sempre più distanti e inavvicinabili a causa sopratutto del costante sifonamento della " Lagostina " a -240: in realtà il passaggio è stato praticabile solamente da metà luglio a settembre con una appendice a dicembre.

Ma qualcosa, nonostante tutto si è riusciti a combinare e quasi ogni mese ci ha visto impegnati in esplorazioni o in ulteriori disostruzioni, come in primavera, tra marzo e giugno, quando si è duramente lavorato per rendere sempre più agevoli diversi rognosi passaggi, in primis la via di Damasco, la Diaclasi, il sifonetto di -152, Montezuma e la tristemente famosa pentola Lagostina.

La prima punta seria, a metà luglio, è rivolta alle aggrovigliate ed inestricabili serie di arrampicate in " Latte e Miele " dove viene risalito per una cinquantina di metri un nuovo affluente, ma la troppa acqua consiglia prudenza e periodi molto più asciutti. Lo svuotamento di una pozza d'acqua, all'altezza delle " Stalattiti storte ", ipotetica scorciatoia della " Lunga Strada dell'Ovest " verso valle, non porta a nessun risultato.

Il campo estivo ( 14 - 21 agosto ) è forse l'ultimo sui prati verdi della Chiusetta, un po' perché le ricerche all'esterno non hanno portato alla sospirata scoperta di un più comodo ingresso al sistema, ma soprattutto perché ormai i tempi di percorrenza per raggiungere le zone da esplorare, si sono enormemente dilatati rendendo necessaria l'istallazione di un bivacco fisso ipogeo.

Solo il penultimo giorno del campo, ad un anno esatto dall'ultima punta, una squadra si inabissa con méta , ovviamente, all"a valle" di Labassa. Il ritrovamento del perforatore BOSCH, perfettamente funzionante, dà la giusta carica per una rapida attraversata ,(con una manciata di "fix") sino ad atterrare nuovamente sul torrente.

Poche decine di metri e la volta levigata si abbassa sull'acqua ferma:neppure un alito di aria dal nero tunnel ...che sembra sifonare. Si tentano varie risalite nei rami fossili e, finalmente , basta infilarsi in una frana ascendente per capire che la punta è salva e con gli interessi. Gallerie di crollo alte più di venti metri con passaggi da favola in ambienti con stalattiti a megacristalli di calcite (anche di 50 cm) ci riportano 200 metri più avanti sul bordo del canyon, strapiombante sul collettore, ai lati del quale, come dicono le prime arrampicate, continuano larghe condotte fossili.

Da questo momento alla Via del Lupo crediamo sempre di più ...

A fine agosto ed inizio settembre altre due punte svelano uno degli ultimi misteri di Labassa: infatti, tramite un ingegnoso attrezzo (l'asta telescopica)di Archimede Enzo si riesce a raggiungere un ampio condotto fossile sulla parete opposta del canyon a valle, proprio alla partenza delle tirolesi. Nascono cosi le " Gallerie vai, vai pastasciutta", oltre mezzo chilometro di grandi condotte, a più livelli, qua e là riccamente concrezionate, seppure molto fangose, sicuramente uno dei più antichi reticoli freatici che indirizzavano "le paleoacque" verso la risorgenza delle Fascette.

I violenti temporali di inizio ottobre fanno slittare il previsto campo interno per il "ponte dei morti" (!), ma l'ottimismo di qualcuno viene frustrato per l'ennesima volta: la "Lagostina" è sifonante. L'uscita serve comunque ad innescare la pompa per il suo svuotamento. A metà novembre si riesce finalmente ad allestire sul bordo delle tirolesi (a - 300) il campo interno, cioè quattro teli in connessione geometrica, pomposamente denominato il" Campo degli Stonati ": con il collaudo, estremamente efficiente, dei scacchi a pelo per speleologia progettati appositamente dalla LUMACA.

L'ultimo ponte dell' anno, quello di inizio Dicembre, con sci e pelli permette un' impennata esplorativa sull' estremo limite a valle raggiunto nella punta di agosto. Un po' sul collettore, ma soprattutto in meravigliose condotte forzate fossili ("le Gallerie Immacolata Concrezione") si prosegue l'esplorazione per ulteriori 400 m sin sull'orlo di un breve saltino con cristalli di aragonite che tappezzano gli ambienti:in lontananza il brontolio del fiume, di fronte la galleria, imperterrita, continua perdendosi nel buio ... e qualcuno continua a pensare seriamente all'idea di attrezzare un altro bivacco ancora più in basso, verso i -500.

Alla fine dell'88, seppure di poco, il dislivello di Labassa si è mosso sino a -532m ( -517, +15 ), mentre lo sviluppo parziale passa a 10598 m. Sono 16 le uscite per un totale di 75 speleologi impegnati nelle esplorazioni.

1989: Le condizioni ottimali di innevamento permettono già all'inizio dell' anno un ulteriore punta nell' "a valle"di Labassa. Superato il limite precedente, duecento metri di gallerie fossili e la discesa di un P.15 ci riportano sul fiume ( canyon alto 20-30m),quasi silenzioso: impensabile però percorrerlo sia verso monte sia verso valle ( pareti aggettanti e profondi laghi). Con le ultime residue briciole di energia (sia nostre, sia delle...batterie )iniziamo un'arrampicata artificiale che ci permetterà di superare l'ostacolo, ancora con aeree tirolesi.

Una seconda squadra nelle " Gallerie vai vai pastasciutta ",effettuano il collegamento a -450 con il " Salone dell'iperspazio" sbucando in alto da un grande finestrone. E' un colpo davvero fortunato ( e sperato ), rappresentando una valida (seppure fangosa ) via di uscita alternativa nel caso di una piena improvvisa ( il collettore già in magra lambisce alcuni frazionamenti sulla grande tirolese ). Nell'insieme si rileva piu' di mezzo chilometro di nuove gallerie.

Ancora a fine gennaio si effettuano diverse esplorazioni nella " Lunga Strada dell' Ovest "e si svuota senza risultati apprezzabili, un secondo sifonetto pensile poco sopra la zona delle " Stalattiti Storte ".

Uno strano inverno senza tanta neve (per la prima volta in 5 anni )e una punta a fine Marzo nel dedalo di condotti di " Latte e Miele": ma se la neve e' poca l'acqua in grotta è davvero molta ed impedisce, di fatto, la prosecuzione delle risalite programmate.

Temporali a cadenza settimanale, tra giugno e luglio, rendono nuovamente sifonante " Lagostina ": si tenta l'ennesimo "escamotage", ovvero l'istallazione di una pompa con un pressostato,che, in teoria, dovrebbe entrare in funzione automaticamente. ( e quindi svuotare il condotto) al passaggio dell'acqua. Non resta quindi aspettare la pioggia ...

due brevi esplorazioni, in agosto, vengono dedicate nelle " Gallerie colombo " ed alla successiva disostruzione in un meandro subito intaso da frana.

A settembre è il momento di ritornare nel dimenticato e lontanissimo " Regno del Minotauro ": sul bordo del sifone delle acque di " Piaggiabella " si arrampica un camino di una quindicina di metri che chiude senza speranza, e si rileva un micidiale condottino laterale soffiante. Ancora mille galleriette da rivedere nell' inestricabile labirinto fossile ...

9 uscite per 42 speleologi coinvolti sono il bilancio dei primi nove mesi dell'89, anche se il rilievo è cresciuto sino a sfiorare gli 11.5 km di sviluppo spaziale ( 9.6 km quello planimetrico ) con 546 m di dislivello ( -531, + 15 ).

Articolo tratto dal sito del GSI CAI
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