Nome Grotta della Mottera Data inserimento 2007-01-01 00:00:00 Data ultimo aggiornamento 2007-06-04 13:58:22
Tipo di cavità grotta Stato Italy Provincia 211 Località Val Corsaglia Numero catastale 242-675 Pi/Cn Sviluppo totale 12000 Dislivello +600m Quota 1325 m slm
Geologia Inquadramento geografico-morfologico

Il sistema della Mottera si estende sui versanti orientali della Val Corsaglia (parte medio-alta della valle) fino alla displuviale con la Valle Tanaro. I limiti del sistema idrologico non sono facilmente identificabili nelle parti settentrionali essendo presente in questa zona una vasta struttura carsica, in parte drenata verso le sorgenti della Mottera, in parte verso quelle di Borello. La grotta della Mottera, che costituisce il principale collettore carsico dell'omonimo sistema, riceve prevalentemente affluenti sulla sinistra idrografica. In corrispondenza quindi di tale cavità, un poco più a nord, si può tracciare uno spartiacque sotterraneo ideale separante i due sistemi. Al contrario il limite meridionale del sistema della Mottera è facilmente identificabile in corrispondenza di un'importante linea tettonica, orientata grosso modo est-ovest, con inclinazione di circa 70°, che mette a contatto i calcari con il basamento impermeabile. Una serie di inghiottitoi, alcuni sempre attivi (Colla degli Stanti), altri che si attivano in occasione di intensi apporti (Zotte degli Stanti), sono presenti subito a valle di questa importante faglia. Il confine orientale del sistema viene individuato presso Colla dei Termini (2006 m), coincidente grosso modo con lo spartiacque superficiale tra la Val Corsaglia e la Val Tanaro. Verso ovest si trovano le sorgenti della Mottera (1325 m slm) ubicate lungo una serie di scoscese pareti che in questa zona costituiscono i versanti orientali della Valle Corsaglia.

Le acque vengono alla luce in corrispondenza dell'ingresso attivo della grotta e da una serie di cavità minori (ingressi inferiori della Mottera) localizzate alcune decine di metri più in basso, sulla sua verticale. In particolare, quando le portate sono elevate, si forma una spettacolare cascata che precipita dalle pareti per una quarantina di metri di dislivello. Il potenziale massimo di carsificazione non supera i 700 m di dislivello. La maggiore elevazione è costituita dalla dorsale che dalla Cima Ferrarina si snoda fino verso la Cima della Verzera (1990 m), con un'altezza media di poco superiore ai 2000 m. La morfologia superficiale è caratterizzata da un'evidente impronta glaciale e da un carso coperto da una sottile cotica erbosa, con doline ed inghiottitoi spesso colmati da grossi ciottoli fluitati o depositi glaciali.
Le micro-forme superficiali sono quasi del tutto assenti, in particolare a causa della litologia, affiorando in prevalenza calcari arenacei o brecce dolomitiche poco carsificabili.
Itinerario di accesso Da Mondovì si segue la SS28 per circa 8 km fino al bivio per la Val Corsaglia, proseguendo per quest'ultima. Superata la grotta turistica di Bossea, poco prima della borgata Fontane si prende una pista sterrata che corre parallela al torrente sulla sinistra orografica dello stesso. Raggiunto il Ponte Murao, dove la valle si biforca, si segue quella di sinistra (Torrente Corsaglia di Revelli) per circa 5 km.

L'ingresso principale della grotta è ben visibile sul lato opposto della valle: l'acqua che ne fuoriesce forma infatti cascate e cascatelle per circa 80m.
Descrizione E' impossibile descrivere in poche righe un complesso ipogeo con le dimensioni della Mottera. A grandi linee possiamo dire che la grotta della Mottera rappresenta il percorso sotterraneo e la risorgenza dell'area carsica compresa tra la Colla dei Termini e l'Alpe degli Stanti.

I quattro ingressi sono tutti nella zona della risorgenza; attualmente il più utilizzato è il quarto, ubicato in parete che permette di by-passare la prima tratta allagata percorrendo una via fossile in parte sovrapposta all'attivo (galleria del Blizzard). Dopo 200m si ridiscende sull'attivo (sala 17) dove i grandi ambienti permettono la progressione senza l'uso di canotto o mute; poco oltre, nella Sala del Contatto, il fiume scorre in forte salita sul livello di base; ancora oltre, dopo 600m di percorso suborizzontale in una forra con diversi piani sovrapposti di gallerie, si arriva alla cascata che fermò le esplorazioni degli anni 60. Attraverso alcune risalite è possibile raggiungere i livelli di gallerie alti che permettono di by-passare la cascata (i Cunei, la Botte, Galleria dei perché, i Portici).

Sopra la cascata al collettore si uniscono le acque provenienti dal ramo dell'Arteria Sud risalito fino ad oltre +400m rispetto all'ingresso prevalentemente in una forra con alcuni ringiovanimenti chiusi su sifoni; l'Arteria Sud nella sua tratta terminale ha morfologie diverse caratterizzate da sale di crollo molto inclinate fino a camini ascendenti che rappresentano il termine delle attuali esplorazioni.

Il collettore principale affluisce da un sifone by-passabile attraverso vie fossili molto belle e concrezionate fino al pozzo a T, che riporta sull'acqua. Le gallerie seguenti si dirigono sempre verso gli assorbimenti degli Stanti per circa 1200m. Nella zona finale di grotta la linearità del percorso di questa forra (in parte al livello dell'acqua ed in parte attraverso cenge) è interrotta da una frana che deve essere aggirata prima con una serie di risalite e poi con due pozzetti in discesa (zona della sala Zanzibar).

La tratta finale è ancora percorribile a livello dell'acqua, prima in un tratto orizzontale (La Plaja) poi

risalendo lungo cascatelle (Fleur d'Eau) per giungere alla frana terminale attraverso la quale provengono le acque del collettore ormai ridotto ad un rigagnolo per le numerose (ma poco percorribili) diramazioni attive presenti nella zona.

Con oltre 3km percorribili il collettore della Mottera rappresenta uno dei più lunghi fiumi sotterranei a livello nazionale. Le sue portate all'imbocco della cavità variano stagionalmente da 50 ad oltre 1000 l/s.
Altro,note Le esplorazioni

Il sistema della Mottera è in gran parte conosciuto grazie alle esplorazioni della grotta omonima (12 km di lunghezza) che dalla zona delle risorgenze si sviluppa fin verso le principali aree assorbenti. Il principale affluente della cavità, a +600 m arriva infatti a pochi metri dalla superficie, sulla sinistra orografica della Colla degli Stanti, importante area assorbente del sistema. Una colorazione effettuata invece nell'inghiottitoio delle Zotte degli Stanti, localizzato nelle aree più orientali, ha dimostrato un collegamento tra questo settore e la cavità principale evidenziando che è ancora possibile ampliare le dimensioni della grotta di alcuni chilometri. La circolazione dell'area è piuttosto semplice: la Mottera si comporta da ingresso basso del sistema ed è caratterizzata da una violentissima corrente in grado di spegnere anche la luce a carburo nei punti più stretti. Gli ingressi alti più importanti sono localizzati in prossimità di cima della Verzera, anch'essi con notevole circolazione d'aria, ma intransitabili dopo pochi metri di sviluppo perché chiusi da grosse frane o più frequentemente impostati lungo fratture tettoniche impercorribili. Nell'area assorbente si conosce solo una cavità importante, denominata "Omega X" (-342 m) che chiude su un piccolo sifone ad una decina di metri di distanza dal ramo principale della Mottera. Tale grotta, al contrario di qualsiasi buco in zona, è caratterizzata dall'assoluta mancanza di circolazione d'aria.

Le esplorazioni di questo importante sistema carsico non si può dire che siano concluse. Nella cavità principale, in particolare nelle zone più remote, sicuramente è possibile ancora scoprire nuovi rami,

specialmente risalendo tutta una serie di arrivi che occhieggiano dal soffitto delle gallerie. All'esterno rimane da trovare il passaggio giusto che permetterebbe un collegamento con il ramo di +600 m, esplorando bene una serie di pozzetti presenti in prossimità della dorsale sopra la Colla degli Stanti.

Probabilmente i risultali migliori si possono ottenere dalla zona delle Zotte degli Stanti, dove si trovano una serie di cavità ostruite in prevalenza da depositi glaciali, ma che per circolazione d'acqua ed aria risultano collegate con il sistema principale.

Storia delle esplorazioni

La prima parte della Mottera fu esplorata dal GSP agli inizi degli anni '60 ma i torinesi si fermarono in corrispondenza di una cascata di circa 20 m che con i mezzi di allora costituiva un difficile ostacolo da superare. Le esplorazioni ripresero soltanto nel 1982 quando l'S.C.T. scoprì un ingresso fossile a pochi metri dalle sorgenti, che permetteva di raggiungere una serie di rami alti sopra le gallerie attive principali. I valtanaresi, coadiuvati negli anni successivi anche da speleo francesi e belgi, effettuarono con notevole sforzo (installazione di due campi interni e di un rifugio esterno) l'intera esplorazione del sistema portando lo sviluppo a circa 12 km con un dislivello in positivo di 600 m. Anche nelle zone assorbenti gli speleologi di Ormea e Garessio effettuarono una serie di battute con la scoperta nel 1985 di "Omega X" e di altre cavità minori. All'inizio degli anni '90 il GSP ritorna in zona compiendo una serie di disostruzioni nella zona delle Zotte degli Stanti (Italcondotte) ed alcune risalite in prossimità dei rami finali della Mottera ma senza ottenere validi risultati.


La grotta è stata scoperta dal Gruppo Speleologico Piemontese nel 1962. Le prime esplorazioni, condotte dagli scopritori tra il 1962 ed il 1967, hanno interessato la parte bassa del torrente che fuoriesce dalla grotta stessa risalendolo per circa 1 km fino alla base di una cascata, per quel tempo insuperabile.

Dopo più di vent'anni di "quiescenza" esplorativa, principalmente determinata dalle caratteristiche decisamente acquatiche della grotta allora conosciuta, sono riprese le esplorazioni ad opera dello Speleo Club Tanaro che, nel 1982, ha trovato un nuovo ingresso (il quarto; gli altri tre, molto vicini tra loro, erano stati scoperti vent'anni prima), ubicato in parete, attraverso il quale con alcune risalite e traversi, è stato possibile by-passare la prima parte di grotta completamente allagata e percorribile solamente con canotti o mute da sub.

A partire dal 1982 le esplorazioni dello Speleo Club Tanaro (talvolta coadiuvato da altri gruppi) si sono susseguite con sistematicità per 5-6 anni portando alla scoperta della maggior parte di grotta oggi conosciuta. Negli anni seguenti le punte esplorative si sono sempre più diradate anche in funzione delle crescenti distanze da percorrere in grotta per raggiungere le zone di maggiore interesse esplorativo. Oggi la grotta presenta ancora numerose probabili prosecuzioni; in particolare le zone più interessanti sono i rami alti delle gallerie Finis Terrae ed Esse Lunga (il ramo percorso dal torrente principale).

Tratto dall' atlante delle grotte e delle aree carsiche piemontesi
Rilevo 1
Rilievo 2
Rilievo 3
Foto
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