Nome
Tana che urla
Data inserimento
2007-01-01 00:00:00
Data ultimo aggiornamento
2005-10-11 10:01:25
Appena oltrepassato il passaggio si entra in una piccola sala percorsa dal torrente e sul fondo a sinistra di questa si vede la cascata che è quella che provoca il rumore, il cosiddetto "rombo" che ha dato il nome alla grotta stessa.
Questa va risalita e, subito sopra a questa c'è un'altro salto d'acqua, ma la parete è ricca di spit e fix per poter armare e scenere e salire i due saltini in sicurezza.
Estremamente ricca di concrezioni cristalline grandi e piccole, calciti e resa unica dal torrente che la modella in continuazione, la Tana che urla si estende per circa 100 metri sulla sinistra dele due cascate e, giunti in prossimità di una colonna centrale si trova la diramazione sulla destra in alto che conduce, dopo 30 metri circa alla sala del Silenzio, ricca di fango e detriti trasportati dalle piene eccezionali del torrente.
Proseguendo dritto invece si percorre alcuni meandri per circa 150 metri, fino ad arrivare al sifone che la chiude, dov'è possibile notare, oltretutto , la sagola di sicurezza per gli speleosub. I colori sono unici, perchè la varietà stessa di concrezioni più o meno esposte all'acqua nebulizzata assume delle colorazioni semitrasparenti e/o scure. E la cosa più spettacolare è poter vedere la viva cristallizzazione delle grandi concrezioni, che sembra quasi fare da padrona in quell'ambiente.
Per gli speleofotografi che volessero effettuare alcuni scatti in Tana che urla è cosnigliabile un lungo periodo per acclimatarsi, vista la scarsa circolazione d'aria e i cospicui vapori emessi dal corpo a causa dell'inevitabile bagnarsi .
Questa grotta, inoltre, rappresenta un buon inizio per coloro che vogliono provare ad avvicinarsi al mondo della Speleologia: facile da visitare, con le dovute cautele, e pericolo molto limitato. Altro,note Raffaello Raffaelli, nel 1879, nella sua descrizione geografica, economica e storica della Garfagnana, la descriveva cosi':
La Tana che Urla
Un'altra cosa meritevole di esser visitata da chi giunga al Fornovolasco si è la così detta Tana che urla. Nella più dirupata base della Pania, sopra, al paese, e non lungi dalla strada che guida in Petrosciana, vedesi scaturire un ruscello per una buca da cui esce un continuo rumore, quasi cupo ululato. Entrando per la medesima conviene andare per circa venti passi carponi pel solco dell'acqua, il quale tosto s'inalza e lascia camminare in piedi, finché si giunge ad una caverna, a guisa di grandioso salone a volta, il cui vano è di metri 42 da un lato, e 18 dall'altro. In fine di questo salone, ripieno di bizzarre e vaghe stalattiti e stalagmiti, una massa d'acqua, precipitando bianca e spumante dall'alto, forma una stupenda cascata, ed assorda il visitatore col rumor fragoroso che odesi anche all'esterno dall'attonito passeggiero, il quale, abbattendosi a passare di notte tempo per quella via, ignaro della cosa, sentesi compreso da ribrezzo e spavento.
Chi avesse desiderio di conoscere minutamente tutte le particolarità di codesto antro ululante, prenda il Vallisnieri e resterà soddisfatto. Noi che fummo a vederlo, dobbiamo dichiarare che non è dei migliori che si ammirino in Garfagnana; e non può confrontarsi con taluni di quelli ch'esistono nel monte di Corfìno, di Soraggio ec.
(citazione tratta da www.serchio.net)
Tipo di cavità
grotta
Stato
Italy
Provincia
230
Comune
Vergemoli
Località
Le Casette
Numero catastale
26 LU
Sviluppo totale
370
Dislivello
+48
Gruppi
GSF 1928
Longitudine
10° 21' 00'' E
Latitudine
44° 01' 25'' N
Quota
615 m. slm
Cartografia
IGM 92 II SE
Geologia
Grezzoni
Itinerario di accesso
Da Gallicano (LU) procedere per Fornovolasco, seguendo le indicazioni per la Grotta del Vento. Poco prima del paese, a ridosso della Turrite, il torrente che alimenta l'invaso artificiale, c'è un ponte con un piccolo parcheggio. Da li parte il sentiero n. 6 che collega il M.te Forato. Percorrerlo per circa 1 km, finchè sulla vostra destra troverete l'ingresso della Tana che urla.
Descrizione
Ingresso molto ampio, questa grotta è una sorgente che presenta alcune difficoltà dovute alla presenza d'acqua: l'ingresso, circa 8 metri da percorrere carponi, situato immediatamente a destra pochi metri dopo l'ampia volta a contatto con l'esterno, è spesso invaso dall'acqua che, in caso di grandi precipitazioni, rende impossibile entrare o uscire dalla grotta. Pertanto è consigliabile visitarla in periodi asciutti o poco piovosi.Appena oltrepassato il passaggio si entra in una piccola sala percorsa dal torrente e sul fondo a sinistra di questa si vede la cascata che è quella che provoca il rumore, il cosiddetto "rombo" che ha dato il nome alla grotta stessa.
Questa va risalita e, subito sopra a questa c'è un'altro salto d'acqua, ma la parete è ricca di spit e fix per poter armare e scenere e salire i due saltini in sicurezza.
Estremamente ricca di concrezioni cristalline grandi e piccole, calciti e resa unica dal torrente che la modella in continuazione, la Tana che urla si estende per circa 100 metri sulla sinistra dele due cascate e, giunti in prossimità di una colonna centrale si trova la diramazione sulla destra in alto che conduce, dopo 30 metri circa alla sala del Silenzio, ricca di fango e detriti trasportati dalle piene eccezionali del torrente.
Proseguendo dritto invece si percorre alcuni meandri per circa 150 metri, fino ad arrivare al sifone che la chiude, dov'è possibile notare, oltretutto , la sagola di sicurezza per gli speleosub. I colori sono unici, perchè la varietà stessa di concrezioni più o meno esposte all'acqua nebulizzata assume delle colorazioni semitrasparenti e/o scure. E la cosa più spettacolare è poter vedere la viva cristallizzazione delle grandi concrezioni, che sembra quasi fare da padrona in quell'ambiente.
Per gli speleofotografi che volessero effettuare alcuni scatti in Tana che urla è cosnigliabile un lungo periodo per acclimatarsi, vista la scarsa circolazione d'aria e i cospicui vapori emessi dal corpo a causa dell'inevitabile bagnarsi .
Questa grotta, inoltre, rappresenta un buon inizio per coloro che vogliono provare ad avvicinarsi al mondo della Speleologia: facile da visitare, con le dovute cautele, e pericolo molto limitato. Altro,note Raffaello Raffaelli, nel 1879, nella sua descrizione geografica, economica e storica della Garfagnana, la descriveva cosi':
La Tana che Urla
Un'altra cosa meritevole di esser visitata da chi giunga al Fornovolasco si è la così detta Tana che urla. Nella più dirupata base della Pania, sopra, al paese, e non lungi dalla strada che guida in Petrosciana, vedesi scaturire un ruscello per una buca da cui esce un continuo rumore, quasi cupo ululato. Entrando per la medesima conviene andare per circa venti passi carponi pel solco dell'acqua, il quale tosto s'inalza e lascia camminare in piedi, finché si giunge ad una caverna, a guisa di grandioso salone a volta, il cui vano è di metri 42 da un lato, e 18 dall'altro. In fine di questo salone, ripieno di bizzarre e vaghe stalattiti e stalagmiti, una massa d'acqua, precipitando bianca e spumante dall'alto, forma una stupenda cascata, ed assorda il visitatore col rumor fragoroso che odesi anche all'esterno dall'attonito passeggiero, il quale, abbattendosi a passare di notte tempo per quella via, ignaro della cosa, sentesi compreso da ribrezzo e spavento.
Chi avesse desiderio di conoscere minutamente tutte le particolarità di codesto antro ululante, prenda il Vallisnieri e resterà soddisfatto. Noi che fummo a vederlo, dobbiamo dichiarare che non è dei migliori che si ammirino in Garfagnana; e non può confrontarsi con taluni di quelli ch'esistono nel monte di Corfìno, di Soraggio ec.
(citazione tratta da www.serchio.net)
Lat:44.02361111N Lon:10.35E Datum:WGS84
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