Nome
Buca delle Fate di San Giuliano T.
Data inserimento
2007-01-01 00:00:00
Data ultimo aggiornamento
2006-07-28 05:08:51
Altro,note
.....ED IN FONDO LA LUCE!
Con i suoi 185 metri di profondità e 500 metri di sviluppo, le "Buche delle Fate" sono il complesso ipogeo piu grande dei Monti Pisani. A dispetto del nome plurale però, non si può parlare di un vero e proprio complesso, poiche in realtà le cinque buche , che si trovano a distanza di pochi metri una dall'altra, si aprono tutte sulla volta di un unico salone.
Fin dal 1700, forse anche a causa della sua vicinanza con le terme di San Giuliano, questa grotta è stata oggetto di studi e ricerche da parte di numerosi avventurieri e naturalisti tra cui Antonio Cocchi (1750) Giovanni Targioni Tozzetti (1754) e Giovanni Bianchi (1757).
Quest'ultimo, in una relazione sui "Bagni di San Giuliano", la descrive cosi: " il qual monte al di dentro è tutto scavato per una grande caverna, che in esso si ritrova, la quale ha sette od otto aperture in varie parti del monte, le quali aperture sono chiamate volgarmente Buche delle Fate".
Ma le prime esplorazioni di una certa importanza, dal punto di vista strettamente speleologico, sono state compiute dal Gruppo Speleologico del C.A.I. di Pisa nel 1926 e nel 1930 senza comunque riuscire a raggiungere il fondo. Solo nel 1960 il Gruppo Speleologico Lucchese, con una nuova spedizione, disostruendo uno stretto passaggio, riusci a proseguire scoprendo il bellissimo salone terminale ricco di concrezioni. Nel corso degli anni poi, dato l'interesse che questa grotta suscitava per vari motivi, si sono susseguite molte visite da parte di numerosi speleologi, fino ad arrivare ai giorni nostri ad alla nostra visita.
17 Giugno, San Ranieri, patrono di Pisa. Approfitto del giorno di festa per andare in grotta. E perche non onorare proprio Pisa ed il suo Santo protettore andando in una grotta nei pressi della citta? Dopo anni di attività speleologica trascorsi spesso in Apuane, finalmente mi decido a visitare la piu importante grotta dei monti Pisani. Del resto si sa, le cose vicine sono spesso le ultime ad essere afferrate.
La tradizione popolare ha sempre circondato questa grotta da un alone di mistero. La fuoriuscita di nuvole di vapore acqueo dalle sue aperture durante l'inverno, unito alla vicinanza ad una zona termale, ha sempre fatto credere erroneamente ad una sua origine vulcanica. Questo ha alimentato nei secoli la proliferazione di leggende sulla sua "profondita infinita" , temperature insopportabili e gas irrespirabili. Ma si racconta anche di storie di draghi, di mostri che mangiavano gli uomini e gettavano i resti in fondo ad essa, di fuoco e fiamme che uscivano dal suo ingresso. Non posso negare che tutto questo ci abbia un pò suggestionato, tanto che abbiamo impiegato circa quaranta minuti solo per armare il pozzo d'ingresso, doppiando piu volte gli attacchi per eccesso di zelo.
Ci eravamo divisi in due squadre. La prima doveva entrare la mattina ed armare la grotta, la seconda sarebbe entratta nel pomeriggio ed avrebbe disarmato all'uscita. Con l'occasione naturalmente, avevo preparato anche tutto il materiale per scattare delle foto, senza avere la minima idea della sorpresa che la grotta mi stava riservando.
Entriamo dal piu agevole dei cinque ingressi che si aprono nella volta della sala principale e con un salto di una quindicina di metri atterriamo nel punto piu alto del pavimento. Ci accorgiamo immediatamente che l'ambiente in cui ci troviamo non è certamente di origine vulcanica, bensi un enorme salone di origine carsica formato con tutta probabilità da un susseguirsi di crolli fino ad assottigliare la volta ad uno strato di roccia di pochi metri. Le pareti, costituite prevalentemente da conglomerato, non ci infondono un senso di sicurezza e la roccia molto friabile che si sfalda sotto i nostri piedi ci costringe ad essere prudenti piu del solito. Infatti siamo costretti ad aspettare che il primo di noi abbia finito di scendere tutto quanto il secondo pozzo e si sia messo in sicurezza, prima della discesa del successivo, in modo di non scaricargli addosso dei sassi. Mentre scendo riesco a fare qualche scatto e mi accorgo che il sole quasi estivo, con il passare dei minuti, alzandosi sempre di piu allo zenit, è riuscito ad insinuarsi nelle piccole aperture della volta e attraversando l'aria satura di umidità sta disegnando traiettorie precise sulle pareti. Seguiamo affascinati questi punti luminosi che si muovono veloci e proseguiamo la nostra discesa fino alla base del pozzo a meno 90 metri circa.
Ed è proprio qui che ci attende la sorpresa grande.
Appena finito di scendere ci accorgiamo della presenza di una luce strana che non proviene dai caschetti. Uno dei cinque raggi di sole, come se avesse voluto accompagnarci in questa impresa, è riuscito a raggiungere la base del pozzo ed illuminare i nostri movimenti come un proiettore su di un palcoscenico. Approfitto di questa occasione piu unica che rara in una grotta, per realizzare delle foto quantomai originali sfruttando la luce naturale del raggio di sole a quasi cento metri di profondita! Ho appena il tempo di posizionare i miei compagni e fare qualche scatto, che il raggio di sole, finito il percorso che l'inclinazione gli permette di fare, scompare nel nulla lasciandoci alla debole luce delle nostre lampade. Gli straordinari contrasti di luce formatisi nella totale oscurità della grotta sono rimasti impressi nella nostra memoria oltre che nella pellicola.
Gia appagati da questo spettacolo inatteso che la natura ci ha offerto, continuiamo, non senza difficoltà la nostra discesa verso il fondo. Dopo mezzora di vana ricerca riusciamo finalmente a trovare la proseguzione superando una strettoia tra dei massi franati ed un susseguente pozzetto di una decina di metri da armare. Una galleria molto ripida e franosa ci fa giungere infine nel salone terminale alto circa 40 metri, che come "dessert" ci regala una stupenda visione: un'imponente parete interamente ricoperta da colate di concrezioni che ricordano, come se fosse un bassorilievo, una discesa di pini marittimi.
Soddisfatti della visita e delle foto realizzate ci apprestiamo a risalire verso la superfice per aspettare i ragazzi della seconda squadra a cui racconteremo, non senza esagerare, lo spettacolo che purtroppo si sono persi.
Roberto Marchi (G.S.PI.)
Talp n° 27 Rivista della federazione speleologica Toscana
Rilevo 1
Tipo di cavità
grotta
Stato
Italy
Provincia
251
Comune
San Giuliano Terme
Località
Monte Castellare
Numero catastale
67/T/PI
Dislivello
-180
Gruppi
GSPI
Longitudine
10° 26' 59.1'' E
Latitudine
43° 45' 25.5 '' N
Datum
WGS84
Quota
212 m slm
Itinerario di accesso
Da Lucca seguire la statale per San Giuliano Terme. Dopo la galleria inizia la discesa che porta al centro di San Giuliano, in fondo alla discesa seguire le indicazioni per Calci. Lasciata la statale e percorse poche centinaia di metri la prima strada a sinistra (via S. Rocco) su una curva porta alle borgate alla base del monte, seguire sempre le stradine a sinistra (no via delle casette) che girano intorno al monte (gira a sx via dei Pancacci e poi via della Valle) fino alle case dove finisce la strada asfaltata e si lasciano le macchine. Sull'angolo della via sterrata da imboccare c'è una fontana. La strada bianca in salita porta a una "Villa" diroccata, dalla villa guardando verso il monte si nota un albero solitario tra la vegetazione bassa, vicino all'albero una recinzione di protezione segnala gli ingressi.
Scheda d'armo
NOTE |
Puoi entrare da due ingressi che danno sul P80 1° ingresso (n° 4 del rilievo) -corda mt 90 40 metri nel vuoto, poi a scivolo per 20 metri, quando il pozzo torna ad essere verticale, ai piedi ti trovi due fix non più buoni (andranno rimessi). In alto a sx nel vuoto c'è uno spit che si raggiunge male. Ma per ora è l'unico che consente di toccare il fondo del pozzo. 2° ingresso (n° 1) - salto di circa 10-15 metri. Poi un lungo scivolo in libera sulla dx del grande salone.Poi lo scivolo continua a sx ma va armato con una 50. A dx trovi gli attacchi di partenza poi ci sono tre frazionamenti ma all'inizio la corda raschia ( metti un sacco) Il quarto frazionamento è lo spit nel vuoto che dal quarto ingresso si raggiunge male e anche da qui pure! Alla fine del pozzo a dx si imbocca uno scivolo sassoso-10 metri- poi a sx si risale uno scivolo per pochi metri e a dx (freccia in giu) si scende tra grossi massi ed occorre trovare i passaggi più comodi. Dopo pochi metri c'è l'attacco di un pozzo -corda 40 metri.Parte stretto- ha due o tre frazionamenti. Il pozzo termina con uno scivolo( anche in libera). In fondo allo scivolo un salto di un metro, si va a sx, un altro salto di un metro e poi tra grossi blocchi (occorre trovare la via giusta) si traversa completamente la parte alta di un enorme pozzo. Poi con un saltino in libera ci si affaccia lateralmente a questo vasto ambiente. Si può scendere con 20 metri di corda- armo naturale Si può scendere in libera se si va subito a sx in un passaggio basso e poi giù fino in fondo per tracce di sentiero. E' la parte più bella della grotta. Con altri 15 metri di corda si scende un pozzetto che porta al fondo. |
Con i suoi 185 metri di profondità e 500 metri di sviluppo, le "Buche delle Fate" sono il complesso ipogeo piu grande dei Monti Pisani. A dispetto del nome plurale però, non si può parlare di un vero e proprio complesso, poiche in realtà le cinque buche , che si trovano a distanza di pochi metri una dall'altra, si aprono tutte sulla volta di un unico salone.
Fin dal 1700, forse anche a causa della sua vicinanza con le terme di San Giuliano, questa grotta è stata oggetto di studi e ricerche da parte di numerosi avventurieri e naturalisti tra cui Antonio Cocchi (1750) Giovanni Targioni Tozzetti (1754) e Giovanni Bianchi (1757).
Quest'ultimo, in una relazione sui "Bagni di San Giuliano", la descrive cosi: " il qual monte al di dentro è tutto scavato per una grande caverna, che in esso si ritrova, la quale ha sette od otto aperture in varie parti del monte, le quali aperture sono chiamate volgarmente Buche delle Fate".
Ma le prime esplorazioni di una certa importanza, dal punto di vista strettamente speleologico, sono state compiute dal Gruppo Speleologico del C.A.I. di Pisa nel 1926 e nel 1930 senza comunque riuscire a raggiungere il fondo. Solo nel 1960 il Gruppo Speleologico Lucchese, con una nuova spedizione, disostruendo uno stretto passaggio, riusci a proseguire scoprendo il bellissimo salone terminale ricco di concrezioni. Nel corso degli anni poi, dato l'interesse che questa grotta suscitava per vari motivi, si sono susseguite molte visite da parte di numerosi speleologi, fino ad arrivare ai giorni nostri ad alla nostra visita.
17 Giugno, San Ranieri, patrono di Pisa. Approfitto del giorno di festa per andare in grotta. E perche non onorare proprio Pisa ed il suo Santo protettore andando in una grotta nei pressi della citta? Dopo anni di attività speleologica trascorsi spesso in Apuane, finalmente mi decido a visitare la piu importante grotta dei monti Pisani. Del resto si sa, le cose vicine sono spesso le ultime ad essere afferrate.
La tradizione popolare ha sempre circondato questa grotta da un alone di mistero. La fuoriuscita di nuvole di vapore acqueo dalle sue aperture durante l'inverno, unito alla vicinanza ad una zona termale, ha sempre fatto credere erroneamente ad una sua origine vulcanica. Questo ha alimentato nei secoli la proliferazione di leggende sulla sua "profondita infinita" , temperature insopportabili e gas irrespirabili. Ma si racconta anche di storie di draghi, di mostri che mangiavano gli uomini e gettavano i resti in fondo ad essa, di fuoco e fiamme che uscivano dal suo ingresso. Non posso negare che tutto questo ci abbia un pò suggestionato, tanto che abbiamo impiegato circa quaranta minuti solo per armare il pozzo d'ingresso, doppiando piu volte gli attacchi per eccesso di zelo.
Ci eravamo divisi in due squadre. La prima doveva entrare la mattina ed armare la grotta, la seconda sarebbe entratta nel pomeriggio ed avrebbe disarmato all'uscita. Con l'occasione naturalmente, avevo preparato anche tutto il materiale per scattare delle foto, senza avere la minima idea della sorpresa che la grotta mi stava riservando.
Entriamo dal piu agevole dei cinque ingressi che si aprono nella volta della sala principale e con un salto di una quindicina di metri atterriamo nel punto piu alto del pavimento. Ci accorgiamo immediatamente che l'ambiente in cui ci troviamo non è certamente di origine vulcanica, bensi un enorme salone di origine carsica formato con tutta probabilità da un susseguirsi di crolli fino ad assottigliare la volta ad uno strato di roccia di pochi metri. Le pareti, costituite prevalentemente da conglomerato, non ci infondono un senso di sicurezza e la roccia molto friabile che si sfalda sotto i nostri piedi ci costringe ad essere prudenti piu del solito. Infatti siamo costretti ad aspettare che il primo di noi abbia finito di scendere tutto quanto il secondo pozzo e si sia messo in sicurezza, prima della discesa del successivo, in modo di non scaricargli addosso dei sassi. Mentre scendo riesco a fare qualche scatto e mi accorgo che il sole quasi estivo, con il passare dei minuti, alzandosi sempre di piu allo zenit, è riuscito ad insinuarsi nelle piccole aperture della volta e attraversando l'aria satura di umidità sta disegnando traiettorie precise sulle pareti. Seguiamo affascinati questi punti luminosi che si muovono veloci e proseguiamo la nostra discesa fino alla base del pozzo a meno 90 metri circa.
Ed è proprio qui che ci attende la sorpresa grande.
Appena finito di scendere ci accorgiamo della presenza di una luce strana che non proviene dai caschetti. Uno dei cinque raggi di sole, come se avesse voluto accompagnarci in questa impresa, è riuscito a raggiungere la base del pozzo ed illuminare i nostri movimenti come un proiettore su di un palcoscenico. Approfitto di questa occasione piu unica che rara in una grotta, per realizzare delle foto quantomai originali sfruttando la luce naturale del raggio di sole a quasi cento metri di profondita! Ho appena il tempo di posizionare i miei compagni e fare qualche scatto, che il raggio di sole, finito il percorso che l'inclinazione gli permette di fare, scompare nel nulla lasciandoci alla debole luce delle nostre lampade. Gli straordinari contrasti di luce formatisi nella totale oscurità della grotta sono rimasti impressi nella nostra memoria oltre che nella pellicola.
Gia appagati da questo spettacolo inatteso che la natura ci ha offerto, continuiamo, non senza difficoltà la nostra discesa verso il fondo. Dopo mezzora di vana ricerca riusciamo finalmente a trovare la proseguzione superando una strettoia tra dei massi franati ed un susseguente pozzetto di una decina di metri da armare. Una galleria molto ripida e franosa ci fa giungere infine nel salone terminale alto circa 40 metri, che come "dessert" ci regala una stupenda visione: un'imponente parete interamente ricoperta da colate di concrezioni che ricordano, come se fosse un bassorilievo, una discesa di pini marittimi.
Soddisfatti della visita e delle foto realizzate ci apprestiamo a risalire verso la superfice per aspettare i ragazzi della seconda squadra a cui racconteremo, non senza esagerare, lo spettacolo che purtroppo si sono persi.
Roberto Marchi (G.S.PI.)
Talp n° 27 Rivista della federazione speleologica Toscana
Rilevo 1
Lat:43.75708333N Lon:10.44975E Datum:WGS84
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