Nome
Grava dei Serini -Sarà Serini
Data inserimento
2007-01-01 00:00:00
Data ultimo aggiornamento
2013-10-17 08:59:32
I Monti Aurunci sono situati nella parte meridionale del Lazio, immediatamente al di sopra della fascia costiera tirrenica, tra le province di Latina e Frosinone.
Il gruppo montuoso si estende tra la sponda destra del fiume Garigliano (l'antico Clamis), che segna il confine tra Lazio e Campania, ed il golfo di Gaeta, spingendosi all'interno fino alla valle del Liri, mentre a occidente confina con i monti Ausoni, dai quali è diviso dalla linea Fondi-Lenola-Pico-Ceprano.
Dal punto di vista morfologico, le cime più alte sono rappresentate dai monti Petrella (1.533 m), S. Angelo (1.404 m), dell'Altino (1.367 m) e del Redentore (1.252 m) protese verso il mare, a occidente proseguono con il Monte Ruazzo (1.314 m) e M. Faggeto (1.256 m), a oriente si trova infine il M. Fammera (1.184 m) caratterizzato da rupi scoscese con precipizi di oltre 500 metri che separano gli Aurunci occidentali dal quelli orientali (Monti Vescini), costituiti da pendii meno aspri.
Nel versante settentrionale del massiccio, degradante fino alla piana del Liri, si susseguono colline e piccoli rilievi tra i quali: Monte Finitizie (1.161 m), M. Acquara di Costa Dritta (892 m), M. Lago (707 m) e M. S. Martino (633 m).
Le valli e gli altopiani degli Aurunci sono incassati nella parte centrale dei due massicci, dove troviamo i campi carsici di Valle Gaetano, il Guado del Faggeto, l'altopiano di Campo di Venza (che costituisce il bacino di assorbimento della Grotta dei Serini), Morroncelli, Valle di Spigno; tra le valli invece citiamo quelle di Polleca, di Campello, di Gegne e di Filetto, accessibili con strade carrabili e quella di Valle Lago, raggiungibile solo a piedi. Nei Monti Vescini troviamo invece l'altopiano di Vallaurea e piccole spianate chiamate ''chianare'' e ''vataglioni''.
Geologicamente gli Aurunci, assieme ai Lepini ed agli Ausoni, costituiscono un'unica piattaforma carbonatica, la cosiddetta dorsale dei Volsci, che rappresenta l'estrema propaggine dell'Appennino laziale-abruzzese.
L'attuale assetto strutturale e morfologico della catena dei Volsci è costituito da una dorsale disposta in senso appenninico (parallela alla costa tirrenica), il cui limite nord-orientale (Valle Latina) è caratterizzato dall'accavallamento dei carbonati mesozoici sui depositi terrigeni alto-miocenici della Valle, mentre quello sudorientale è caratterizzato da faglie dirette che ribassano, verso il Mar Tirreno, la struttura montuosa.
Gli Aurunci occidentali, dalla piana di Fondi fino alla valle del fiume Ausente, presentano l'affioramento, per motivi tettonici, di rocce del triassico superiore (Monti Cecubi); nell'interno della struttura si riconoscono raddoppi tettonici che coinvolgono le argille caotiche (monte Vele e piana di Formia); l'intera dorsale è chiusa ad est dal gruppo del Monte Fammera che appare sovrascorso sui depositi terrigeni altomiocenici della valle del fiume Ausente.
I Monti Aurunci orientali, dalla valle dell'Ausente alla valle del Garigliano, costituiscono una monoclinale con immersione a SW di 20° - 30°, che dalle dolomie giurassiche, affioranti sulla riva destra del Garigliano, giunge fino alle argille ed arenarie del Miocene superiore (arenarie di Frosinone), in corrispondenza del versante destro della valle dell'Ausente. La struttura monoclinalica è limitata verso NE da un motivo tettonico appenninico che pone a contatto i terreni giurassici con le Arenarie di Frosinone.
In generale gli Aurunci sono costituiti da grossi banchi di calcare Cretacico che spesso superano i 1.000 metri di spessore; nella zona del Comune di Esperia, ove si apre la Grotta dei Serini, predominano i calcari nocciola del Cretacico ed i calcari con intercalazioni dolomitiche del Cretacico inferiore.
La notevole potenza degli strati con andamento monoclivare va ascritta alla facies meridionale di scogliera, detta a ''rudiste''.
Per entrare nel particolare, nel Monte Fammera (1.195 m) affiora il Cretaceo inferiore, nel Monte Finitizie (1.161 m) invece il Cretaceo medio, nel Monte Faggeto (1.256 m) e nel Monte Fumone (412 m), affiorano rispettivamente il Cretaceo inferiore e quello superiore.
Calcari paleogenici, bianchi ed avana a pasta fine, ben stratificati, affiorano nei monti Cavallara e Fumone.
All'era neozoica appartengono i detriti di falda calcarei, olocenici, accumulati ai piedi del Monte Fammera, lungo quasi tutto il versante orientale del massiccio. Nel versante meridionale una fascia detritica incomincia in prossimità della sorgente Mazzoccoli e procede allargandosi verso sud-ovest.
Ad ovest ulteriori accumuli detritici si trovano ai piedi del Monte Orso e del Monte Ferrazzano e formano un cono di deiezione in corrispondenza del solco rappresentato dalla Valle Tozza, dovuta ad una faglia intersecante i rilievi in senso nord-est / sud-ovest.
Oligoceniche sono le ''terre rosse'' che si raccolgono in spessori più o meno notevoli nelle aree depresse, commiste talvolta a detriti di disfacimento (Campo di Venza).
Infine il Quaternario è rappresentato da prodotti dell'attività del vicino strato-vulcano di Roccamonfina, affioranti nella valle del fiume Garigliano.
Per quanto concerne le manifestazioni tettoniche, rappresentate da grandi faglie con rigetto, le più notevoli sono quelle che testimoniano il movimento traslativo avvenuto in parte verso nord e in parte verso nord-est, quali la lunga faglia presso Campodimele ed il bordo occidentale del Monte Fammera.
Notevole è pure la linea tettonica, con andamento nord-est / sud-ovest, intersecata dal Rio Polleca.
Faglie di minore entità, disposte parallelamente a quelle principali, sono quelle rappresentate dalle località ''Roccia Spaccata'' e ''Roccia Laotrata'' del Monte Altino e quelle disposte in una serie di gradini, che si osservano sul Monte Acquara di Costa Dritta.
L'idrologia della zona, presenta corsi d'acqua superficiali che separano i sottomassicci degli Aurunci, cioè il Garigliano, il Rio d'Itri, l'Ausente, e alcuni altri minori, con le caratteristiche proprie del carsismo giovanile (doline poco approfondite), dovute anche alla presenza di intercalazioni dolomitiche nel calcare.
Tuttavia la circolazione superficiale negli altopiani del massiccio cessa molto rapidamente dopo le piogge, determinando la necessità per gli abitanti di tali zone, della costruzione di grosse cisterne sotterranee che costellano i campi chiusi; peraltro, tranne che nella Grotta dei Serini e nella Grotta del Focolare, le cavità sono tutte drenanti.
Le sorgenti, di diversa portata a seconda dell'altezza e della stagione, sono: Fontana di Campo di Venza (a quota 1.152 m), Fontana di Monte Revole (1.030 m) e di Canale Scaricati, a carattere temporaneo; perenni invece quelle di Fontana di Canale sita a quota 1.276 metri a ovest di Monte Petrella; più basse le due sorgenti di Fontane della Pontumella rispettivamente a quota 1.025 e 937 m., Sorgente di Colle a 900 m, Fontana di Acquaviva sita a 974 m ad ovest di Monte Capone, Fontana di S. Martino a m 650 s.l.m. nella località Casale S. Martino, la sorgente di Aosti a m 650 nella località Aosti.
Sorgenti destinate ad alimentare acquedotti sono: la sorgente di Capodacqua ai piedi del Monte Petrella nel territorio di Spigno Saturnia, e quella di Mazzoccoli, nel territorio di Formia.
I Monti Aurunci, che hanno caratteristiche geo-morfologiche molto simili ai vicini Lepini, non presentano tuttavia la stessa densità di cavità conosciute; probabilmente ciò è dovuto alla lontananza del massiccio da Roma (dove c'è la massima concentrazione di gruppi speleologici), e alle poche strade di accesso alle parti più interne dello stesso. Le principali cavità degli Aurunci sono: la Grotta dei Serini (svil. 2.400 m), nel territorio di Esperia, l'Abisso della Ciauchella (-296 metri) sul Monte Ruazzo, l'Abisso Shish Mahal (circa -300, in corso di esplorazione) sul Monte Petrella e la Voragine del Vallaroce (-400) sul Monte Sant'Angelo.
In particolare il territorio di Esperia, con 33 cavità catastate, risulta essere la zona degli Aurunci più ricca di grotte, peraltro ad andamento prevalentemente verticale. Tra queste, oltre alla già citata Grotta dei Serini, le più importanti sono: l'Abisso del Ciavarreto (-105), Chiavica la Faggeta (-59), l'Inghiottitoio del Lago (-54), l'Abisso dei Tre (-70), l'Abisso Scorpion (-50).
Geologia della grotta
(a cura di Mario Biagi)
Il complesso si sviluppa nei calcari nocciola del Cretaceo anche se all'interno della cavità esiste probabilmente il passaggio stratigrafico al calcare del Giurassico superiore; tale passaggio stratigrafico sarà determinabile a seguito di una campionatura di litotipi lungo lo sviluppo delle gallerie.
La cavità può essere suddivisa principalmente in due zone a differente andamento: una zona ad andamento prevalentemente verticale compresa fra l'ingresso alto e l'ingresso basso, ed una zona ad andamento prevalentemente orizzontale che dall'ingresso alto si sviluppa all'interno della montagna in direzione dei piani di Venza.
Quindi l'ingresso alto segna un punto di mutazione nelle caratteristiche meccaniche delle rocce: la grotta si sviluppa, come è facilmente visibile percorrendola, lungo una faglia vicariante di una faglia principale che si sviluppa immediatamente più a nord. La faglia o la serie di faglie che hanno generato il percorso ipogeo sono di tipo beante in prossimità dell'ingresso alto a causa del minore stress dovuto alla esigua copertura carbonatica; qui l'acqua ha trovato il passaggio verticale più comodo, infatti l'ingresso alto non è nient'altro che un crollo che ha intercettato la galleria dei Serini.
L'ipotesi che l'ingresso alto fosse un tempo una sorgente o un troppo pieno è stato escluso in quanto non si rinviene, subito a valle dell'ingresso alto, alcuna incisione od erosione dovuta alla fuoriuscita d'acqua.
Altra ipotesi sarebbe la possibilità che l'ingresso alto fosse un punto di assorbimento delle acque che attualmente scorrono (solo a carattere torrentizio) nel fosso che si trova a circa 10 metri di distanza e che viene giù dalla Costa Serini.
La faglia lungo cui si sviluppa la cavità risulta ben visibile in numerosi punti: nella parte orizzontale più bassa della grotta, nella prima parte di galleria orizzontale che parte dall'ingresso alto, nella parte di meandro alto dopo la salita fangosa (?), nel salone Donati, in gran parte del meandro sportivo, nella ''risalita di Francesco'' (zona della congiunzione con ''Sarà Serini'') e nella parte post sifone.
L'andamento di questa o queste faglie è circa NE-SW ma con immersione subverticale.
Nella maggior parte della cavità il concrezionamento ha completamente ricoperto le pareti non agevolando il riconoscimento delle strutture tettoniche.
Anche i depositi fangosi, in alcuni punti abbondanti, mascherano gran parte delle strutture.
La morfologia è prevalentemente di tipo vadoso con approfondimenti gravitativi o dovuta al collasso di stratificazioni inclinate attraversati da faglie o diaclasi.
Nelle zone in cui è presente la roccia viva e dove non si notano fenomeni di tettonizzazione sono presenti forme erosive freatiche (scallops), peraltro presenti nel primo sifone fossile dopo la galleria iniziale e la galleria fangosa.
Forme freatiche sono inoltre abbondanti nella zona dello pseudo-sifone.
La presenza di più disturbi tettonici e dalla giacitura degli strati a franapoggio ha generato l'enorme salone Donati che è interessato da crolli di dimensioni ciclopiche.
Questa di fatto è la seconda zona in cui si nota un andamento verticale: in questa zona di cavità sono presenti principalmente due livelli di meandro uniti a tratti da pozzi e sfondamenti nel pavimento del ramo soprastante.
La terza zona dove si incontrano zone ad andamento verticale sono:
-prima dello pseudo-sifone nel ramo di Francesco dove con una serie di pozzi in risalita si giunge in prossimità di Sarà Serini; questa morfologia è quindi dovuta all'azione dell'inghiottitoio sui piani di Venza;
-dopo lo pseudo sifone una serie di rami paralleli superiori ed il fondo della cavità presentano una serie di pozzi in risalita di cui alcuni sono di chiara origine tettonica (vedi roccia fragilissima) mentre alcuni ancora da risalire sono di chiara origine carsica e presentano tracce di notevole passaggio d'acqua.
Come si è intuito al principio, il tentativo di bypassare lo pseudo-sifone non è andato a buon fine in quanto Sarà Serini è sbucata subito prima, ma la presenza di alcune prosecuzioni verso Nord potrebbero portarci verso il post sifone.
Altre possibilità di accesso sono date dalle molteplici doline presenti sui piani di Venza e peraltro la possibilità di aumentare ulteriormente l'estensione di questa grotta sono grandi: il pianoro carsico è vasto, la cavità giace ancora un centinaio di metri sotto il piano campagna e la possibilita di trovare rami laterali come Sarà Serini o altri rami paralleli sovrastanti e sottostanti sono ancora grandi.
Itinerario di accesso Per arrivare alla Grava dei Serini, da Esperia, si prende la strada lungo il Rio Polleca, fino ad incontrare una cisterna, quindi si devia a sinistra su mulattiera sterrata verso la masseria Clino fino ad una sbarra. Si lasciano le automobili e si sale un sentiero che, dopo un pò, si abbandona per prendere una deviazione,all'altezza dell'alveo di un torrente sulla sinistra del sentiero, nella direzione di Costa Serini. Seguendo il solco vallivo si arriva all'ingresso inferiore della grotta, sito a quota 780 m, costituito da una fenditura larga più di un metro e alta meno della metà, sempre sifonante nei periodi invernali. Per arrivare all'ingresso superiore si sale lungo la Costa Serini per circa 120 m, senza sentiero evidente, con un canalone sulla sinistra per riferimento, fino a trovare un'evidente apertura. Descrizione La parte conosciuta
Dall'ingresso una serie di pozzi, il più alto dei quali misura 35 metri, conduce rapidamente nel ramo attivo inferiore, una condotta riccamente concrezionata con drappeggi parietali, che a monte è chiusa da colate, e a valle sbuca nell'ingresso inferiore.
In tale ramo attivo sono stati trovati oggetti di terracotta riferibili all'VIII-VI secolo a.C.(Favisse), a cui sono da aggiungersi altri frammenti riconducibili ad epoca preistorica.
Questa traversata è spesso utilizzata per i corsi di speleologia, in virtù della possibilità di uscire dall'ingresso basso, e per la facilità del percorso.
Oltre a tale itinerario, la parte conosciuta presenta un ramo attivo superiore che dall'ingresso alto conduce, con alcuni traversi, ad una cascata, oppure, risalendo uno scivolo di fango, si supera la cascata per arrivare ad un canyon terminante in una sala franosa.
Generalmente gli speleo-turisti si fermavano alla cascata, essendo quasi sconosciuta la parte sopra lo scivolo fangoso.
LE NUOVE ESPLORAZIONI
La parte dimenticata
Dalla parte destra del ramo attivo superiore, prima della cascata, si risale un ripido scivolo fangoso, si traversa il canyon sottostante fino ad arrivare ad una risalita sulla destra (punto A del rilievo) che sembra chiudere in frana. Tra i massi, però, uno stretto passaggio porta ad un primo ambiente, dal quale, con un saltino di 3 m, si arriva alla ''Sala Grottaferrata''.
La sala, di circa 25 metri per 20, è ben concrezionata; a destra un pozzo conduce al canyon sottostante mentre, aggirando il pozzo a sinistra, si arriva alla base della risalita. La risalita di 10 m porta alla cima di un pozzo parallelo profondo 30 metri, traversato il quale (Traverso Shock) si arriva alla base del ''Salone Federico Donati''.
Questa parte è quella che ha portato alla scoperta dei rami nuovi; adesso, per accedere alla parte nuova, dal canyon (parte conosciuta) si risale direttamente il pozzo da 20 e si arriva al Salone Donati.
La via classica
Dal canyon della parte conosciuta (vedi) si risale il pozzo da 20 per accedere al Salone Donati.
Il salone è lungo 100 metri e largo 25 , il fondo, in ripida salita, è costituito da massi coperti da colate calcitiche con vaschette contenenti pisoliti.
Alla fine della sala si scende uno scivolo di 2 metri a fianco del quale, sulla destra, si accede ad un ramo sottostante (Meandro Stelle Cadenti) .
Risalendo invece la colata in fondo al salone, si arriva alla ''Saletta degli Spuntini'' e, dopo un ulteriore saltino, il ramo prosegue molto concrezionato. Sulla destra si può accedere a una diramazione superiore (Miss Italia Nera), che riporta sulla cima del Salone Donati.
Proseguendo invece il ramo principale si percorre una stretta forra in contrasto, ''No Panic'', fino ad arrivare sulla cima della sottostante ''Galleria Fangosa'' (punto B).
Scesi nella Galleria Fangosa, una bella condotta semicircolare alta circa 10 metri con fondo fangoso e candide colate alle pareti, si prosegue per altri 100 metri, fino ad arrivare ad un canyon stretto e spigoloso (punto C).
La grotta ora cambia completamente morfologia e si presenta attiva. Il canyon infatti è percorso da un ruscello che presenta molte perdite. La condotta prosegue angusta, e in alcuni punti bassa e sifonante nei periodi di morbida, fino alla saletta ''Vecchio Fondo'' (punto E), dove, sulla sinistra, si risale lo stretto pozzetto ''Sottiletta'' per arrivare alla base di due diverse prosecuzioni: ''Rami By Sola'' e ''Meandro di Notte''.
Sulla destra, invece, passata una strettoia e risalito un pozzetto, si arriva alla base di una delle innumerevoli risalite in corso di esplorazione.
Rami By Sola
Dalla base del Pozzetto Sottiletta (punto E) si risale sulla destra per circa 25 metri fino ad arrivare all'ingresso di una bella condotta che torna indietro e, secondo il rilievo, interseca il ramo principale sottostante nei pressi del tratto sifonante.
La condotta presto diventa un canyon stretto e tortuoso, ma ben concrezionato che, discesi due pozzetti, conduce ad un cunicolo che chiude con un fangoso sifone soffiante.
All'inizio del Ramo By Sola sono state fatte diverse risalite esplorative.
Meandro di Notte
Dal Pozzetto Sottiletta (punto E), proseguendo nella stessa direzione del condotto principale, si supera uno scomodo passaggio in contrasto sopra un laghetto, per arrivare alla base di un pozzo di circa 20 metri, risalito il quale si giunge al fondo di un secondo pozzo molto ampio.
Proseguendo il comodo meandro per 300 metri si arriva in un vasto ambiente, che immette in un ulteriore pozzo risalito senza esito. Anche in questo ramo altre risalite e diramazioni attendono.
RAMI LATERALI
Meandro Stelle Cadenti
Percorso il Salone Donati, sulla base del vano, a destra, si scende per uno scivolo di 25 metri che porta ad un meandro concrezionato. Tale meandro passa, a valle, sotto il Salone per chiudere con frana corrispondente, presumibilmente, a quella che concludeva le vecchie esplorazioni. A monte invece una colata impedisce l'accesso al Meandro Sportivo.
Meandro Sportivo
Dal fondo della Saletta degli Spuntini, un passaggio conduce al sottostante Meandro Sportivo, il quale percorre, a valle a e monte, lo stesso itinerario del ramo principale; infatti si può accedere al Meandro Sportivo anche da un altro ingresso più avanti. Il meandro è ben concrezionato, ma di difficile percorrenza; da qui il nome.
Risalita di Francesco e Meandro dei Sospiri
A circa 10 metri dall'inizio del canyon (punto C), dopo la Galleria Fangosa, si risale una colata che porta ad una serie di salti ascendenti complessivamente 40 metri, percorsi da una consistente corrente d'aria, che si collegano a Sarà Serini (congiunzione). Lungo il percorso, sulla sinistra si diparte il Meandro dei Sospiri, bellissima condotta circolare che finisce in un lago sospeso sifonante, probabilmente in corrispondenza della fine di ''By Sola''.
Sarà Serini - Serini
Sceso il primo pozzetto, si supera una strettoia seguita da un saltino. Questo immette in una prima saletta dove, da un foro sul soffitto di piccole dimensioni filtra luce dall'esterno; da qui si percorre uno scivolo terroso discendente, sino a raggiungere la partenza in strettoia di un pozzo profondo 11 metri. Pressapoco a metà della verticale, la discesa è interrotta da un terrazzo, in realtà una sorta di sella tra la prosecuzione in basso del P. 11 e un salto parallelo, cieco sul fondo. La discesa può continuare superando un nuovo restringimento fino a raggiungere la base della verticale; si atterra qui in un comodo ambiente circolare con il pavimento ingombro di detriti.
La via giusta si apre 5 metri più in alto, dove una finestrella è raggiungibile risalendo su corda un pozzetto, parallelo al P. 11 appena disceso e separato da questo per mezzo di un sottile diaframma roccioso.
Una volta superata la finestra è necessario affrontare un tratto di grotta caratterizzato da continue strettoie, inframezzate da ambienti più comodi; percorsi una quindicina di metri si raggiunge uno scomodo passaggio, basso ed angusto, con andamento planimetrico ad elle. Si tratta probabilmente della strettoia più difficoltosa che, una volta superata, conduce alla partenza di un salto di 4 metri: qui la grotta si fa più ampia, per tornare nuovamente stretta subito dopo. Dalla base del P. 4, infatti, si imbocca un altro lungo cunicolo che termina in una buca da lettere verticale, vi si scivola dentro per atterrare, 2 metri più in basso, in un ambientino sul pavimento del quale si apre, con partenza stretta, il successivo pozzo da 15 metri, il primo luogo finalmente ampio e comodo.
Una piacevole discesa nel vuoto conduce alla base della verticale dove la grotta si biforca: procedendo verso il basso, all'interno di un ringiovanimento attivo (P. 11), si entra, da un foro sul soffitto, dentro uno strettissimo meandro (Quelpopòdimeandro) percorribile sia verso monte, per una decina di metri, sia verso valle, per oltre 20 metri.
Procedendo invece in orizzontale, attraverso alcune strettoie e due salette fangose, si raggiunge la stretta partenza di una verticale di 6 metri. Alla base ci si trova davanti ad un trivio: verso il basso un approfondimento attivo stringe quasi subito; se invece si striscia in orizzontale all'interno di una condotta fangosa, si entra in una saletta cieca. Per rintracciare la via giusta è necessario quindi imboccare sulla destra un angusto meandro fossile, sospeso ad un metro da terra, e caratterizzato da una doppia curva a gomito. Questo esiguo passaggio sfonda verso il basso in una saletta sottostante raggiungibile in arrampicata. Si percorre quindi una seconda saletta concrezionata, fino all'ennesima strettoia con saltino di 3 metri a seguire. Alla base si atterra sul pavimento piatto e concrezionato di un ambiente comodo.
Ci si affaccia quindi, attraverso una finestra, su un pozzo, a 4 metri di altezza rispetto al fondo; la verticale, cieca verso il basso, va risalita su corda per 15 metri fino ad un oblò; qust'ultimo da accesso ad uno scomodo ed angusto cunicolo in forte pendenza a salire, lungo 5 metri. Qui, nella primavera del 2004, è avvenuta la giunzione tra Sarà Serini e la Grava dei Serini.
Si supera quindi una sella per ridiscendere in arrampicata all'interno di una saletta; da qui, superato l'ultimo passaggio stretto (il diciottesimo dall'ingresso di Sarà Serini!), la progressione si snoda lungo un bel ramo discendente (la Risalita di Francesco): si percorrono in sequenza un P.7, uno scivolo da 6, un P. 8, un P. 3 e un P.12 alla base del quale si atterra nel Canyon della Grava dei Serini, nella zona compresa tra la Galleria Fangosa e l'Angusto Meandro.
Difficoltà e tempi di percorrenza
La traversata, entrando da Sarà Serini per riuscire dall'ingresso medio della Grava dei Serini, è di notevole interesse, sia per la lunghezza del tragitto sotterraneo, sia per la varietà degli ambienti che si attraversano; si passa dalle strettoie della prima parte, alle gallerie concrezionate del tratto intermedio, fino a raggiungere l'imponente Salone Donati e proseguire attraverso i grandi meandri e paleosifoni che caratterizzano l'ultimo tratto di grotta, prima di "riemergere" dall'ingresso medio.
Tuttavia, la progressione dall'ingresso di Sarà Serini fino alla giunzione con la sottostante Grava dei Serini è cosa tutt'altro che banale ed è riservata a speleologi d'esperienza che abbiano maturato una certa dimestichezza con le strettoie. Alcuni passaggi sono tali da precludere la percorrenza a persone corpulente. Si tenga presente che, fino alla giunzione, è necessario superare bel 16 strettoie, disseminate lungo uno sviluppo spaziale di circa 150 metri, con tempi di percorrenza, per tre speleologi che non conoscono la grotta, di oltre due ore (altre quattro fino all'uscita).
Dato positivo è che Sarà Serini si presenta sostanzialmente fossile, soprattutto nel primo tratto fino al P.15; gli unici punti dove è possibile incontrare un certo stillicidio sono il P.6 prima della strettoia con doppia curva a gomito, e il P.15 in risalita prima della giunzione. Altro discorso merita la Grava dei Serini che, a seguito di piogge insistenti, può presentare lunghi tratti parzialmente allagati, tanto da rendere "poco piacevole" la percorrenza; si raccomanda quindi di evitare la primavera inoltrata o i periodi particolarmente piovosi.
Scheda d'armo
Altro,note
STORIA DELLE ESPLORAZIONI
(a cura di Francesco Nozzoli)
''Nel 1970 e 1971 il Circolo Speleologico Romano ha effettuato ricerche speleologiche nelle zone carsiche del comune di Esperia (Frosinone). Sono state individuate, esplorate e rilevate 13 cavità, di cui una di notevole interesse sia speleologico che faunistico (Grotta dei Serini , La 587) [...]''.
Queste le parole del Notiziario del Circolo Speleologico Romano, anno XVII n. 1-2 giugno-dicembre 1972 in cui è ampiamente descritta la parte della grotta allora esplorata.
Passano 25 anni, i gruppi speleologici muoiono e poi risorgono (come il GS Grottaferrata); i bambini nascono, crescono e divengono speleo (come il sottoscritto) e la Grotta dei Serini diviene una perfetta sconosciuta, specialmente per quanto riguarda il ramo a monte, trascurato a favore della più classica traversata tra i due ingressi.
Proprio in occasione di una traversata, Sergio Nozzoli e Maria Grazia Lobba danno un'occhiata al ramo superiore, di cui, a giudicare dalla descrizione del succitato notiziario, una notevole porzione era addirittura entrata nel ''dimenticatoio''.
La notevole corrente d'aria spinge i due a ritornare dopo una settimana assieme al sottoscritto (formando così il ''nocciolo duro'' irriducibile delle future esplorazioni in questa grotta); viene così visitato tutto il ramo superiore e individuata una prosecuzione in frana dietro la quale si celava un ampio salone (Sala Grottaferrata).
Si torna assieme a Davide Dalmiglio e dopo una risalita nella sala, e un traverso (shock!) sopra ad un pozzo che ridava nella zona nota, ci troviamo davanti un'ENORME salone, 100x25x30 metri (Salone Federico Donati), con evidenti prosecuzioni.
L'esplorazione del ramo principale viene effettuata nella successiva uscita, in maniera corale, dalla quasi totalità del gruppo ''attivo'' attratto dalla notizia.
Vengono superati alcuni saltini in risalita, percorsi centinaia di metri: un meraviglioso e concrezionato ramo fossile, diventato poi un viscido meandro (No Panik), immetteva, sceso un pozzo, nella comodissima e rotonda ''Galleria Fangosa'', terminante in una zona sempre più attiva caratterizzata da rocce taglienti; viene superato uno pseudo-sifone e, dopo un altro centinaio di metri, ci si ferma su un restringimento soddisfatti dalla scoperta.
La prima pioggia d'agosto rinfresca il bosco allagando i sifoni, così, nelle uscite successive, la collaborazione del gruppo viene a mancare ma noi tre continuiamo ad esplorare le zone pre-sifone e a rilevare centinaia di metri con i rami ''Meandro Sportivo'' e ''Meandro delle Stelle Cadenti'', sottostanti il ramo principale, e quello superiore fossile, ''Miss Italia Nera'', tempestato di concrezioni.
Viene individuata una risalita con molta aria nella zona antecedente il sifone e si passa tutto l'inverno a risalire, col costante aiuto di Paolo Baldassarre e Angelo Gagliardi, nella speranza di un by-pass che non si trova; ma in compenso si accede a una grande condotta che termina su un lago-sifone (in realtà è il by-pass, ma sifona anch'esso) e si esplora, risalendo e disostruendo, il soffiante ''Meandro dei Sospiri''.
Si ispezionano parallelamente gran parte delle zone esterne circostanti con il preziosissimo aiuto, non solo logistico, dei soci del Circolo Speleologico Esperiano.
Passato un anno le nostre ossa si sono adattate alla grotta e, approfittando del rinnovato periodo di siccità, si ritorna nelle zone post-sifone assieme a Paolo Dalmiglio; ci si divide in due squadre e si esplorano il ''Meandro di Notte'' e il ramo ''By Sola'' oltre a vari rametti spesso terminanti sotto ad alti fusi.
La grotta continua, ma in maniera dispersiva; vengono iniziate alcune risalite, ma forse a causa della stressante salita per arrivare all'ingresso, le esplorazioni terminano e ci ritroviamo di nuovo in tre e prima delle piogge facciamo in tempo solo a rilevare.
Ci è ormai chiaro che da dentro non troveremo mai la via giusta, per questo cerchiamo disperatamente un ingresso alto; fortuna ha voluto che durante una battuta a Campo di Venza il sottoscritto si sia imbattuto in un buco soffiante che rappresenta una seria opportunità.
Durante l'estate '98 infatti, oltre a terminare alcune risalite post-sifone, abbiamo iniziato una seria disostruzione, con il costante aiuto di Carlo Marcheggiani e dell'affezionato Angelo Gagliardi.
continuano le esplorazioni...(a cura di mglobba)
1999
L'anno 1999 inizia su due fronti: nella grotta dei Serini si comincia il lavoro di armamento fisso della cavità, a partire dal ramo verticale, mentre si documenta con diapositive la scoperta.
Durante una delle uscite per mettere gli armi fissi nella parte verticale, che dall'ingresso medio porta all'ingresso basso, Francesco N. non disdegna di verificare di persona il ramo attivo inferiore in tutta la sua estensione.
Il pozzo verticale alla fine al ramo non lo impressiona più di tanto, gli servono solo dei volontari che lo aiutino nella risalita. L'estate asciuga l'erba, le ossa, l'acqua nei fossi, i sifoni nelle grotte: l'ingresso basso dei Serini inizia a soffiare e soffiando invita gli speleologi a disertare gli altri ingressi superiori; i volontari quindi si fanno avanti, meglio sotto che sopra.
Così Francesco, con Sergio , Maria Grazia, ed un malcapitato di turno, tal Simone Mingiacchi, si ritrovano a percorrere carichi di corde, trapano, batterie, attrezzi da rilievo, il ramo attivo inferiore, per niente attivo.
Si arriva, senza altre traversie, alla base del pozzo; mentre Maria Grazia rileva, Francesco, assicurato da Sergio, attacca il pozzo, utilizzando una mezza risalita già fatta che lo porta a buon punto.
Francesco, con un ardito traverso si infila quindi nel meandro che forma il pozzo, il quale lo conduce in un'ampia sala.
Viene quindi raggiunto da Sergio e dai rilevatori di turno. La sala, ben concrezionata, denota nella morfologia dei depositi calcarei, il ristagno dell'acqua, che proviene, tramite un saltino, da un soprastante meandro presto raggiunto da Francesco.
Purtroppo il meandro di rileva un classico dei Serini, bello, concrezionato, ma sempre angusto. Il meandro angusto però porta ad una graziosa saletta con pozza acclusa; mentre si sondano le potenziali vie, si sentono dei rumori, sembra gente che si muove nei meandri, in realtà sono pipistrelli, e la sala viene subito battezzata "del rumore".
Sopra la sala il meandro prosegue, Francesco risale un ulteriore pozzetto che si immette in un ramo di dimensioni proibitive.
Nonostante qualche tentativo di disostruzione il ramo resta proibitivo e non soffia nemmeno.
Il ramo viene, pertanto, disarmato, poichè dovrebbe condurre al "monumento ai caduti"….
Nel frattempo a Sarà Serini continuano gli scavi, con l'allargamento del canyon. Viene subito coinvolto un nuovo allievo fresco di corso: Sergio De Carlo.
Gli scavi continuano tutta l'estate, ma a questo punto la grotta diventa proibitiva per Sergio Nozzoli, che viene relegato al ruolo di scherpa.
Davide Dalmiglio e MG Lobba continuano ad allargare il meandro, nonostante diventi sempre più problematico piazzare il materiale scavato.
Si riesce appena ad intravedere la fine del canyon, probabilmente la possibile prosecuzione sarà sotto, l'aria non ha un andamento preciso, si perde un po' nei diversi buchi, per cui si spera di aver scelto quello giusto.
E' passata anche l'estate, ma il gruppo non è stato con le mani in mano, i Serini sono stati accantonati per ben altro sistema ipogeo.
Le piogge però portano il refrigerio e gli speleologi a Campo di Venza. Finalmente a dar una mano a Francesco, nell'infimo scavo, viene pure Paolo Dalmiglio, che subito si appassiona terribilmente e ritorna, accompagnato da Manuela Merlo e da sporadici soci-sherpa, per tutto il mese di settembre. La grotta però non si lascia tanto abbindolare dai due fascinosi scavatori e invece del pozzo promesso, che si intravedeva nero sotto il meandro, regala un vano cieco, però utile per buttarci il materiale di riporto...non tutto il male vien per nuocere. Lo scavo prosegue dritto, lungo il meandro, finché l'immanente corso speleologico interrompe le fatiche degli speleo-minatori.
Dopo il corso a Sarà Serini ritornano Francesco Nozzoli e Angelo Gagliardi, ma riescono a fare ben poco, a causa una serie di avversità tecnico-meteo-ipogee.
Ulteriori uscite di scavo vengono fatte da Paolo e Davide Dalmiglio, con Angelo Gagliardi e la neo iscritta Manuela Tiburzi.Lo scavo prosegue lento, ma inesorabile, buco dopo buco gli scavatori sono scesi ancora, trovando un bell'ambiente.
L'ultima uscita del 1999 vede Paolo Dalmiglio e Manuela Merlo alle prese col rilevo di Sarà Serini e Davide Dalmiglio con Francesco Nozzoli nella prosecuzione della rettifica del meandro. La grotta prosegue, l'aria non manca, il passaggio resta comunque proibitivo.
2000 Sarà Serini
Già da gennaio cominciano gli scavi a Sarà Serini. Questa volta all'affiatata coppia Paolo Dalmiglio e Merlo Manuela si affiancano Sergio De Carlo e la moglie Milena Sabatini, in un'uscita, mentre nella successiva, con loro ritorna Francesco Nozzoli con Marco Schutzmann e Diana Cortese. Lo scavo prosegue ininterrotto lungo il meandro. Marzo e aprile vedono all'opera, assieme ai veterani Paolo e Manuela, Ernesto Pavoni, Mauro Cirinei, Luca Alessandri, Andrea Ippoliti, Michele Celsi. Nonostante il dispiegamento di forze, la grotta regala un misero pozzetto..stretto.
Restano ferme, invece, le esplorazioni alla grotta dei Serini, che viene sporadicamente visitata da coloro che ancora non l'avevano vista.. il gruppo è impegnato su altri fronti.
2001 ancora scavi
Rinasce la voglia di scavo, per cui si decide di organizzare un campo pasquale a Sarà Serini. Due uscite vengono utilizzate al trasporto dei materiali a campo di Venza, quasi tutto il gruppo attivo partecipa volentieri in qualità di scherpa. Il campo vero e proprio porta a modesti risultati, oltre al proseguimento stretto della grotta, c'è da segnalare la scoperta, da parte di Antimo Peccerillo, di un altro pozzo vicino, il quale viene prontamente esplorato. Forse a causa degli scarsi risultati, Sarà Serini viene quasi dimenticata, qualcuno considera lo scavo un ''accanimento terapeutico''. Anche quest'anno la grotta dei Serini viene semplicemente visitata, una volta per portare gli allievi del corso di speleologia, ed una seconda per l'esercitazione del Soccorso Speleologico del Lazio.
2002 si continua lo scavo
Il gruppo si arricchisce di nuovi soci volenterosi: Max Bonacina e Sabrina Pinta, validi speleo-immigrati piemontesi, nonché della ''secca'' Patrizia Marino, utilizzata come sonda.
Dopo un primo assaggio di scavo, a Sarà Serini, da parte di Paolo Dalmiglio, validamente aiutato dalle sorelle Merlo ed Antimo Peccerillo, con gli immancabili scherpa Andrea Ippoliti, Mauro Cirinei e Laura Pinelli, si riaccende la speranza, poiché viene intravisto un nuovo pozzo e si constata che l'aria ha cambiato strada. Così si decide per un nuovo campo pasquale, che vede un'ampia partecipazione dei soci del gruppo, sia in qualità di scherpa che di scavatori. Nel corso del campo si conclude il rilevo della parte esplorata e si scende finalmente in un ampio pozzo (ben 18 metri) che accende immotivate speranze. La grotta si divide in due parti, peraltro insondabili….a causa delle dimensioni proibitive.
Nelle due uscite successive, Paolo Dalmiglio, le sorelle Merlo, Ernesto Pavoni, ed i tre nuovi soci Max, Sabrina e Patrizia, continuano gli estenuanti scavi, che portano ad intravedere un ennesimo meandro stretto.
Nel frattempo ritorna la voglia di lavorare alla grotta dei Serini. L'occasione nasce dalla doverosa visita dei soci nuovi alla grotta. Max ottimo arrampicatore, senza indugio, si inerpica sopra il meandro attivo, nei pressi di pozzo sottiletta, scoprendo un ramo intonso. Il dubbio che abbia intercettato ''by sola'' resta, tuttavia porta, come conseguenza, una lavoro preliminare di svuotamento del sifone temporaneo. Così a più riprese Max, Sabrina, i due Sergi, MG, Milena, Patrizia, Carlo ed Irene, tornano in grotta seriamente intenzionati ad eliminare l'ostacolo, che è stato quasi eliminato.
Anche per il 2002 il corso di speleologia interrompe ogni esplorazione nelle due grotte.
2003 la congiunzione
L'anno inizia alla grande, forti del progetto finanziato dalla Regione Lazio, nell'ambito della Federazione Speleologica, si ritorna seriamente e con buone intenzioni a lavorare a Serini e Sarà Serini.
S'inzia il 4 gennaio, con una visita ai Serini mirata a riprendere alcune altezze con il nuovo distanziometro, e con la partecipazione del geologo del gruppo, Mario Biagi, che dovrà redire apposita relazione. Si arriva fino alla cima della risalita di Francesco, ed ai veterani Paolo Dalmiglio e Merlo Manuela si associano i nuovi iscritti del gruppo; Luna Centioni, Federica Dellerma ed Enrico Varriale, partecipa all'uscita anche Chiak.
Il 2 febbraio costituirà una data storica per la storia del complesso, perché di complesso si tratta: vengono congiunti, sonoricamente, Sarà Serini e Serini, e precisamente alla risalita di Francesco.
Nonostante le avverse condizioni ambientali, a causa dell'abbondante nevicata che rende necessario partire dalla strada di rio polleca e tracciare il sentiero sulla neve fresca, che arriva fino alle ginocchia; nonostante i lagnosi del gruppo, la verve di Paolo sprona i numerosi partecipanti a salire verso le due grotte. Ai Serini ci si divide, si concordano gli orari, così Max, Sabrina, Sergio e Mg vanno verso la risalita di Francesco; Paolo, Manuela, Enrico, Federica ed Antimo al fondo di Sarà Serini; Davide, Luna, Michela ed Ernesto a cercar buchi soffianti nella neve. Alle ore 2,30 entrambi i gruppi ipogei si trovano sulle relative postazioni, il gruppo dei Serini si sollazza con scarburamenti e mangiate, quello di Sarà Serini inizia i botti. Maria Grazia sembra sentire due cariche, ma poco convincenti, la terza tuttavia viene sentita da tutti: esplode l'esultanza e Max dà fondo ai raudi, ne butta talmente tanti dentro la prosecuzione soffiante da stordire le orecchie dei presenti ed affumicare (come poi si vedrà) gli altri a Sarà Serini, che tentano disperatamente di lanciare il messaggio ''basta raudi'', ma ad ogni grido, ritenuto di esultanza, viene prontamente risposto con un ulteriore raudo. Il ritorno è allegro per tutti, con Max che ogni tanto tira qualche raudo, facendo sbarellare Sabrina e Mg intente nei passaggi circospetti, e la discesa divertente tra la neve fresca. Ci si ritrova da Carmina, con il gruppo di Sarà Serini dalla faccia affumicata e Manuela intenta a rivedere le foto digitali immerse nel fumo dei botti. Sarà Serini e Serini sono un'unica grotta, tra le più estese del Lazio.
Il 16 febbraio si ritorna in grotta e ci si divide in due gruppi: Chakib e Nozzoli Sergio a rilevare nuovamente il salone Donati , Max, Sabrina e Mg a proseguire nello scavo della giunzione. Lo scavo prosegue dentro un pozzetto da 5 metri che succhia tutta l'aria della zona; la situazione diventa sempre più proibitiva viste le dimensioni del pozzo.
2004 congiunte Serini e Sarà Serini e nuove esplorazioni (ramo Yasemin)
il 2.5.2004, finalmente, le due squadre scavanti, a Serini e Sarà Serini congiungono felicemente le cavità. Tale congiunzione si sta rilevando un valido aiuto all'esplorazione celere del nuovo ramo Yasemin, condotta principalmente da Paolo Dalmiglio, Manuela Merlo, Federica Dellerma e Enrico Varriale. Il resto del gruppo si alterna all'allargamento dell'ingresso del ramo, davvero proibitivo...
2005 (a cura di P.Dalmiglio)
Esplorazioni 2005
Il 2005 è l’anno del ritorno in zone abbandonate da tempo e della ripresa delle esplorazioni in diramazioni valutate, in una prima fase, di minore interesse, ma ora riconsiderate alla luce delle recenti scoperte che stanno delineando un quadro più ampio ed articolato del reticolo sotterraneo, ma è anche l’anno dei contatti tra interno ed esterno.
Nel mese di gennaio si torna nel Ramo Yasemin per ultimare una lunga risalita, il Pozzo della Bua, che condurrà, dopo circa 40 metri, ad una frana sospesa prossima all’esterno.
Durante il campo del 25 aprile si ritorna nel ringiovanimento attivo sotto il p. 15 di Sarà Serini , percorso da una sensibile corrente d’aria e già parzialmente esplorato verso monte l’anno prima da Paolo e Federica; gli sforzi si concentrano verso valle, così, attraverso la disostruzione di una lunga strettoia “cunicoliforme”, si accede ad un nuovo tratto di meandro stretto, basso, fangoso e tagliente ma..... percorribile, viene battezzato “QUELPOPODIMEANDRO”!!. Le esplorazioni si arrestano su un restringimento questa volta eccessivo anche per Patrizia, ma oltre si vede che il ramo riprende dimensioni umane.
sara_serini_sez_th.jpg Sono promotori ostinati di questa esplorazione Paolo, Federica e Patrizia....... è probabile che in futuro saranno ancora e solo loro a tornare da queste parti.
Durante il medesimo campo viene stabilito un contatto con trasmettitore Arva tra la sommità del Pozzo della Bua nel Ramo Yasemin e l’esterno..... appena quattro metri di frana ci separano dai prati: dentro la grotta sono presenti Paolo, Marco e Patrizia, tutti gli altri stanno fuori!
Nei mesi di giugno, luglio e agosto si decide di lavorare con sistematicità solo in quelle zone della grotta inaccessibili durante l’inverno per la chiusura dei sifoni: si torna così dopo anni nel ramo attivo inferiore entrando dalla risorgenza, si procede alla raccolta dei dati per la stesura di un nuovo e particolareggiato rilievo e si constata la possibilità di nuove prosecuzioni oltre l’attuale fondo del ramo, attraverso una risalita di circa 10 metri che permetta di raggiungere nuovamente la sommità del meandro.
Sono promotori di queste attività Paolo, Federica e Patrizia accompagnati a turno da altri soci del GSG.
Si torna anche a rilevare la zona più a monte attualmente conosciuta della Grava dei Serini: il Meandro di Notte esplorato ormai nel lontano 1997; un pozzo da 15 metri inutilmente risalito sembrava allora mettere fine alla diramazione.
Il nuovo rilievo, steso da Paolo, Federica e Patrizia, costringe però a riguardare la grotta con occhi più attenti e si nota alla base del pozzo terminale uno stretto passaggio con aria, oltre il quale si intravede un tratto di nuovo meandro apparentemente percorribile; proseguendo il rilievo lungo Meandro di Notte vengono individuati due affluenti di destra con aria: quello più a valle non lascia speranze per le sue dimensioni microscopiche, quello più a monte invece sembra, con i dovuti accorgimenti...., offrire qualche possibilità.
Le nuove possibili prosecuzioni individuate non stimolano a sufficienza la fantasia degli esploratori e così la volta successiva si decide di risalire in forze il grande promettente pozzo che si innalza verso l’alto per quasi 20 metri subito prima dell’ingresso di Meandro di Notte; la fatica si rivela però inutile e la nutrita squadra torna “faticosamente” verso l’uscita con la certezza che sulla cima di quel pozzo non c’è nulla! Un motivetto di Ambrogio Sparagna viene canticchiato ossessivamente da Paolo durante tutta l’uscita; questo accompagnamento musicale consegna alla nuova verticale risalita il nome di Pozzo Sparagna.
Il giorno 14 agosto Paolo e Federica (i più accaniti in questa fase) raggiungono in serata Campo di Venza per entrare in grotta da Sarà Serini il mattino seguente, dentro hanno appuntamento con Sergio e Maria Grazia entrati invece dall’ingresso medio; i quattro si dirigono verso una zona in fondo all’Angusto Meandro detta il Groviera dove un ennesimo pozzo è li pronto a farsi inutilmente risalire: si riesce a stabilire un contatto acustico tra la sommità di questo pozzo e i soprastanti By Sola rendendo inutile il prosieguo della risalita. A questo punto Sergio e Maria Grazia ne hanno abbastanza e si avviano verso l’uscita, Paolo e Federica invece decidono, finalmente!!!!, di andare a mettere il naso in quel pertugio soffiante alla base del pozzo in fondo a Meandro di Notte. La strettoia iniziale viene superata senza grosse fatiche con l’aiuto di una sola mazzetta, oltre il meandro continua stretto ma sempre percorribile e decisamente in salita: dopo circa venti metri i due si ritrovano in una saletta con le pareti coperte di moscerini, rametti, foglie e chioccioline sul pavimento, l’aria filtra da una frana sospesa oltre una strettoia sul soffitto........ Campo di Venza è pochi metri sopra di loro...... l’emozione è tanta, la felicità anche......... dopo anni di fatiche i Serini sembrano, almeno verso monte, davvero finiti!!
Il nuovo tratto viene dedicato al secondo genito di Sergio e Milena, nato il giorno prima, e così ecco pronto il MEANDRINO DI CHICCO (Francesco).
Il sabato a seguire Paolo e Federica sono di nuovo in fondo al Meandrino di Chicco armati di trasmettitore Arva per stabilire un contatto con l’esterno; fuori ci sono Sergio, Maria Grazia, ed altri soci risvegliatisi per l’occasione. Le loro mazzettate e i sassi che rotolano si sentono distintamente.... il quarto ingresso alla Grava dei Serini è ormai solo questione di tempo. Con l’occasione il nuovo tratto viene rilevato.
Paolo e Federica non paghi dei risultati già più che soddisfacenti decidono, così per completezza e per scrupolo!!!!!, di andare a vedere se si riesce ad entrare in quell’affluente di destra notato durante il rilevamento di Meandro di Notte. Questa volta il lavoro di mazzetta è ben più lungo e faticoso ma alla fine un passaggio quasi umano viene creato e i due cominciano ad esplorare uno stretto meandro in lieve salita, quindi una serie di condotte che formano sifoni fossili, poi di nuovo meandro, quindi ancora condotte, ed ecco un tratto alto con gallerie concrezionate soprastanti un meandro anch’esso ramo_ginevra_th.jpg percorribile, frane sospese a mezza altezza rendono gli ambienti movimentati e la progressione non sempre ovvia, andando avanti si ritorna gradualmente sul pavimento in ambienti che progressivamente si fanno più ampi: nell’ultimo tratto esplorato quasi si passeggia....... sorge il “sospetto” che i Serini a monte siano una questione tutt’altro che chiusa!!!
Il nuovo ed inaspettato tratto di grotta, che ad occhio dovrebbe svilupparsi planimetricamente per circa 100 metri, viene dedicato alla figlia di Max e Sabrina, nasce così il RAMO GINEVRA.
esplorazioni anno 2006:
nizia un periodo difficile nella storia del GSG; le esplorazioni alla Grava dei Serini, grotta forse divenuta troppo grande per molti, sono motivo di tensioni e incomprensioni. La stragrande maggioranza dei vecchi frequentatori di questo intricato sistema carsico mostra stanchezza ed insofferenza rispetto ai nuovi progetti di ricerca ed esplorazione. A titolo sostanzialmente personale continuano l’attività esplorativa Paolo, Federica e Patrizia, aiutati e coadiuvati da speleologi esterni al GSG.
Entro questo contesto sembra ancora destare un certo interesse il probabile quarto ingresso Murano ai Serini: si susseguono così due uscite nel mese di gennaio che vedono la partecipazione di numerosi soci.
Tra l’11 e il 12 marzo i soliti tre: Paolo, Federica e Patrizia, tornano al ramo Yasemin con l’idea di rintracciare l’aria di monte perduta durante la risalita del pozzo della Bua. Con un percorso tutt’altro che logico, attraverso una serie di sali scendi dentro un meandro dalla morfologia molto articolata riescono a trovare il passaggio chiave che consente loro di esplorare un tratto di nuova grotta caratterizzato da continui approfondimenti attivi e frane sospese; la progressione si arresta in corrispondenza di una strettoia impostata su una diaclasi, oltre gli ambienti sono di nuovo ampi e l’aria proviene tutta da qui: si riaprono i giochi nel ramo Yasemin!
Il 25 e 26 dello stesso mese tornano da queste parti Paolo, Federica e Ivan (G.S. Matese); allargano facilmente la strettoia e strisciano per una quindicina di metri dentro uno stretto meandro in salita percorso da una violenta corrente d’aria: l’esplorazione si arresta su una frana..... ma la grotta non finisce qua! e la frana non sembra irresistibile......
Più per tradizione che per un reale interesse il Gruppo organizza il consueto campo di più giorni per il ponte del 25 aprile: l’affluenza è scarsa, la maggior parte dei partecipanti resta per soli due giorni, i risultati sul piano esplorativo sono praticamente nulli; il futuribile quarto ingresso, attorno al quale si sarebbe dovuta incentrare l’intera attività del campo, viene appena stuzzicato. Unico lavoro degno di nota è il rilievo integrale di Quelpopòdimeandro, fatto da Paolo e Federica.
Perchè la grotta possa vedere nuovamente degli speleologi vagare al suo interno è necessario aspettare il mese di settembre, quando Paolo, Federica, Patrizia e Walter decidono di tornare ad esplorare il Ramo Ginevra; i quattro entrano da Sarà Serini e in breve raggiungono l’angusto meandro dove notano con stupore la presenza di più acqua del solito. Superato il sifone la grotta si presenta sempre più allagata; per percorrere il Meandro di Notte è necessario tenersi alti contrastando un po’ ovunque, nei punti dove le volte passate si camminava sul fondo sabbioso della grotta adesso vi sono profondi laghetti che vanno superati spesso in maniera acrobatica.
Viene raggiunto, a fatica!!, l’imbocco del ramo Ginevra; si rende praticabile ai più la strettoia iniziale, ma non appena giunti alla prima condotta sifonante siamo costretti a tornare sui nostri passi..... questo tratto è completamente allagato.
ramo_sibilla_th.jpg Percorrendo a ritroso meandro di notte si decide di dare un’occhiata più approfondita ad un affluente di sinistra sistematicamente tralasciato le volte precedenti perchè fangoso, stretto e senza aria. Strisciamo fino ad una gobba fangosa che preclude il passaggio, raspa raspa ...... si allarga quel tanto che basta per strisciare oltre, una brusca curva a gomito e....... i Serini non smettono di stupirci. Ci troviamo sul fondo di un grande meandro privo di qualunque traccia di fango, camminiamo fino ad una biforcazione: a destra dopo poco la galleria stringe tra concrezioni, verso sinistra si risale uno splendido meandro attivo sino ad arrestarsi alla base di un salto di circa 6 metri..... oltre la grotta prosegue grande..... ecco a voi il “RAMO SIBILLA”!!.
Rilevo 1
Rilievo 2
Tipo di cavità
grotta
Stato
Italy
Provincia
217
Comune
Esperia
Località
costa serini
Numero catastale
LA 587
Sviluppo totale
1800
Dislivello
- 295 (dall'ingresso Sarà Serini a quello inferiore)
Gruppi
Circolo Speleologico Romano Gruppo Grotte Castelli Romani
Longitudine
1° 11' 26'' E di Monte Mario
Latitudine
41° 20' 48''
Quota
inferiore 780, medio 900, superiore (sarà serini)1075
Cartografia
IGM ESPERIA F.160 III SE
Geologia
Geologia del territorio
I Monti Aurunci sono situati nella parte meridionale del Lazio, immediatamente al di sopra della fascia costiera tirrenica, tra le province di Latina e Frosinone.
Il gruppo montuoso si estende tra la sponda destra del fiume Garigliano (l'antico Clamis), che segna il confine tra Lazio e Campania, ed il golfo di Gaeta, spingendosi all'interno fino alla valle del Liri, mentre a occidente confina con i monti Ausoni, dai quali è diviso dalla linea Fondi-Lenola-Pico-Ceprano.
Dal punto di vista morfologico, le cime più alte sono rappresentate dai monti Petrella (1.533 m), S. Angelo (1.404 m), dell'Altino (1.367 m) e del Redentore (1.252 m) protese verso il mare, a occidente proseguono con il Monte Ruazzo (1.314 m) e M. Faggeto (1.256 m), a oriente si trova infine il M. Fammera (1.184 m) caratterizzato da rupi scoscese con precipizi di oltre 500 metri che separano gli Aurunci occidentali dal quelli orientali (Monti Vescini), costituiti da pendii meno aspri.
Nel versante settentrionale del massiccio, degradante fino alla piana del Liri, si susseguono colline e piccoli rilievi tra i quali: Monte Finitizie (1.161 m), M. Acquara di Costa Dritta (892 m), M. Lago (707 m) e M. S. Martino (633 m).
Le valli e gli altopiani degli Aurunci sono incassati nella parte centrale dei due massicci, dove troviamo i campi carsici di Valle Gaetano, il Guado del Faggeto, l'altopiano di Campo di Venza (che costituisce il bacino di assorbimento della Grotta dei Serini), Morroncelli, Valle di Spigno; tra le valli invece citiamo quelle di Polleca, di Campello, di Gegne e di Filetto, accessibili con strade carrabili e quella di Valle Lago, raggiungibile solo a piedi. Nei Monti Vescini troviamo invece l'altopiano di Vallaurea e piccole spianate chiamate ''chianare'' e ''vataglioni''.
Geologicamente gli Aurunci, assieme ai Lepini ed agli Ausoni, costituiscono un'unica piattaforma carbonatica, la cosiddetta dorsale dei Volsci, che rappresenta l'estrema propaggine dell'Appennino laziale-abruzzese.
L'attuale assetto strutturale e morfologico della catena dei Volsci è costituito da una dorsale disposta in senso appenninico (parallela alla costa tirrenica), il cui limite nord-orientale (Valle Latina) è caratterizzato dall'accavallamento dei carbonati mesozoici sui depositi terrigeni alto-miocenici della Valle, mentre quello sudorientale è caratterizzato da faglie dirette che ribassano, verso il Mar Tirreno, la struttura montuosa.
Gli Aurunci occidentali, dalla piana di Fondi fino alla valle del fiume Ausente, presentano l'affioramento, per motivi tettonici, di rocce del triassico superiore (Monti Cecubi); nell'interno della struttura si riconoscono raddoppi tettonici che coinvolgono le argille caotiche (monte Vele e piana di Formia); l'intera dorsale è chiusa ad est dal gruppo del Monte Fammera che appare sovrascorso sui depositi terrigeni altomiocenici della valle del fiume Ausente.
I Monti Aurunci orientali, dalla valle dell'Ausente alla valle del Garigliano, costituiscono una monoclinale con immersione a SW di 20° - 30°, che dalle dolomie giurassiche, affioranti sulla riva destra del Garigliano, giunge fino alle argille ed arenarie del Miocene superiore (arenarie di Frosinone), in corrispondenza del versante destro della valle dell'Ausente. La struttura monoclinalica è limitata verso NE da un motivo tettonico appenninico che pone a contatto i terreni giurassici con le Arenarie di Frosinone.
In generale gli Aurunci sono costituiti da grossi banchi di calcare Cretacico che spesso superano i 1.000 metri di spessore; nella zona del Comune di Esperia, ove si apre la Grotta dei Serini, predominano i calcari nocciola del Cretacico ed i calcari con intercalazioni dolomitiche del Cretacico inferiore.
La notevole potenza degli strati con andamento monoclivare va ascritta alla facies meridionale di scogliera, detta a ''rudiste''.
Per entrare nel particolare, nel Monte Fammera (1.195 m) affiora il Cretaceo inferiore, nel Monte Finitizie (1.161 m) invece il Cretaceo medio, nel Monte Faggeto (1.256 m) e nel Monte Fumone (412 m), affiorano rispettivamente il Cretaceo inferiore e quello superiore.
Calcari paleogenici, bianchi ed avana a pasta fine, ben stratificati, affiorano nei monti Cavallara e Fumone.
All'era neozoica appartengono i detriti di falda calcarei, olocenici, accumulati ai piedi del Monte Fammera, lungo quasi tutto il versante orientale del massiccio. Nel versante meridionale una fascia detritica incomincia in prossimità della sorgente Mazzoccoli e procede allargandosi verso sud-ovest.
Ad ovest ulteriori accumuli detritici si trovano ai piedi del Monte Orso e del Monte Ferrazzano e formano un cono di deiezione in corrispondenza del solco rappresentato dalla Valle Tozza, dovuta ad una faglia intersecante i rilievi in senso nord-est / sud-ovest.
Oligoceniche sono le ''terre rosse'' che si raccolgono in spessori più o meno notevoli nelle aree depresse, commiste talvolta a detriti di disfacimento (Campo di Venza).
Infine il Quaternario è rappresentato da prodotti dell'attività del vicino strato-vulcano di Roccamonfina, affioranti nella valle del fiume Garigliano.
Per quanto concerne le manifestazioni tettoniche, rappresentate da grandi faglie con rigetto, le più notevoli sono quelle che testimoniano il movimento traslativo avvenuto in parte verso nord e in parte verso nord-est, quali la lunga faglia presso Campodimele ed il bordo occidentale del Monte Fammera.
Notevole è pure la linea tettonica, con andamento nord-est / sud-ovest, intersecata dal Rio Polleca.
Faglie di minore entità, disposte parallelamente a quelle principali, sono quelle rappresentate dalle località ''Roccia Spaccata'' e ''Roccia Laotrata'' del Monte Altino e quelle disposte in una serie di gradini, che si osservano sul Monte Acquara di Costa Dritta.
L'idrologia della zona, presenta corsi d'acqua superficiali che separano i sottomassicci degli Aurunci, cioè il Garigliano, il Rio d'Itri, l'Ausente, e alcuni altri minori, con le caratteristiche proprie del carsismo giovanile (doline poco approfondite), dovute anche alla presenza di intercalazioni dolomitiche nel calcare.
Tuttavia la circolazione superficiale negli altopiani del massiccio cessa molto rapidamente dopo le piogge, determinando la necessità per gli abitanti di tali zone, della costruzione di grosse cisterne sotterranee che costellano i campi chiusi; peraltro, tranne che nella Grotta dei Serini e nella Grotta del Focolare, le cavità sono tutte drenanti.
Le sorgenti, di diversa portata a seconda dell'altezza e della stagione, sono: Fontana di Campo di Venza (a quota 1.152 m), Fontana di Monte Revole (1.030 m) e di Canale Scaricati, a carattere temporaneo; perenni invece quelle di Fontana di Canale sita a quota 1.276 metri a ovest di Monte Petrella; più basse le due sorgenti di Fontane della Pontumella rispettivamente a quota 1.025 e 937 m., Sorgente di Colle a 900 m, Fontana di Acquaviva sita a 974 m ad ovest di Monte Capone, Fontana di S. Martino a m 650 s.l.m. nella località Casale S. Martino, la sorgente di Aosti a m 650 nella località Aosti.
Sorgenti destinate ad alimentare acquedotti sono: la sorgente di Capodacqua ai piedi del Monte Petrella nel territorio di Spigno Saturnia, e quella di Mazzoccoli, nel territorio di Formia.
I Monti Aurunci, che hanno caratteristiche geo-morfologiche molto simili ai vicini Lepini, non presentano tuttavia la stessa densità di cavità conosciute; probabilmente ciò è dovuto alla lontananza del massiccio da Roma (dove c'è la massima concentrazione di gruppi speleologici), e alle poche strade di accesso alle parti più interne dello stesso. Le principali cavità degli Aurunci sono: la Grotta dei Serini (svil. 2.400 m), nel territorio di Esperia, l'Abisso della Ciauchella (-296 metri) sul Monte Ruazzo, l'Abisso Shish Mahal (circa -300, in corso di esplorazione) sul Monte Petrella e la Voragine del Vallaroce (-400) sul Monte Sant'Angelo.
In particolare il territorio di Esperia, con 33 cavità catastate, risulta essere la zona degli Aurunci più ricca di grotte, peraltro ad andamento prevalentemente verticale. Tra queste, oltre alla già citata Grotta dei Serini, le più importanti sono: l'Abisso del Ciavarreto (-105), Chiavica la Faggeta (-59), l'Inghiottitoio del Lago (-54), l'Abisso dei Tre (-70), l'Abisso Scorpion (-50).
Geologia della grotta
(a cura di Mario Biagi)
Il complesso si sviluppa nei calcari nocciola del Cretaceo anche se all'interno della cavità esiste probabilmente il passaggio stratigrafico al calcare del Giurassico superiore; tale passaggio stratigrafico sarà determinabile a seguito di una campionatura di litotipi lungo lo sviluppo delle gallerie.
La cavità può essere suddivisa principalmente in due zone a differente andamento: una zona ad andamento prevalentemente verticale compresa fra l'ingresso alto e l'ingresso basso, ed una zona ad andamento prevalentemente orizzontale che dall'ingresso alto si sviluppa all'interno della montagna in direzione dei piani di Venza.
Quindi l'ingresso alto segna un punto di mutazione nelle caratteristiche meccaniche delle rocce: la grotta si sviluppa, come è facilmente visibile percorrendola, lungo una faglia vicariante di una faglia principale che si sviluppa immediatamente più a nord. La faglia o la serie di faglie che hanno generato il percorso ipogeo sono di tipo beante in prossimità dell'ingresso alto a causa del minore stress dovuto alla esigua copertura carbonatica; qui l'acqua ha trovato il passaggio verticale più comodo, infatti l'ingresso alto non è nient'altro che un crollo che ha intercettato la galleria dei Serini.
L'ipotesi che l'ingresso alto fosse un tempo una sorgente o un troppo pieno è stato escluso in quanto non si rinviene, subito a valle dell'ingresso alto, alcuna incisione od erosione dovuta alla fuoriuscita d'acqua.
Altra ipotesi sarebbe la possibilità che l'ingresso alto fosse un punto di assorbimento delle acque che attualmente scorrono (solo a carattere torrentizio) nel fosso che si trova a circa 10 metri di distanza e che viene giù dalla Costa Serini.
La faglia lungo cui si sviluppa la cavità risulta ben visibile in numerosi punti: nella parte orizzontale più bassa della grotta, nella prima parte di galleria orizzontale che parte dall'ingresso alto, nella parte di meandro alto dopo la salita fangosa (?), nel salone Donati, in gran parte del meandro sportivo, nella ''risalita di Francesco'' (zona della congiunzione con ''Sarà Serini'') e nella parte post sifone.
L'andamento di questa o queste faglie è circa NE-SW ma con immersione subverticale.
Nella maggior parte della cavità il concrezionamento ha completamente ricoperto le pareti non agevolando il riconoscimento delle strutture tettoniche.
Anche i depositi fangosi, in alcuni punti abbondanti, mascherano gran parte delle strutture.
La morfologia è prevalentemente di tipo vadoso con approfondimenti gravitativi o dovuta al collasso di stratificazioni inclinate attraversati da faglie o diaclasi.
Nelle zone in cui è presente la roccia viva e dove non si notano fenomeni di tettonizzazione sono presenti forme erosive freatiche (scallops), peraltro presenti nel primo sifone fossile dopo la galleria iniziale e la galleria fangosa.
Forme freatiche sono inoltre abbondanti nella zona dello pseudo-sifone.
La presenza di più disturbi tettonici e dalla giacitura degli strati a franapoggio ha generato l'enorme salone Donati che è interessato da crolli di dimensioni ciclopiche.
Questa di fatto è la seconda zona in cui si nota un andamento verticale: in questa zona di cavità sono presenti principalmente due livelli di meandro uniti a tratti da pozzi e sfondamenti nel pavimento del ramo soprastante.
La terza zona dove si incontrano zone ad andamento verticale sono:
-prima dello pseudo-sifone nel ramo di Francesco dove con una serie di pozzi in risalita si giunge in prossimità di Sarà Serini; questa morfologia è quindi dovuta all'azione dell'inghiottitoio sui piani di Venza;
-dopo lo pseudo sifone una serie di rami paralleli superiori ed il fondo della cavità presentano una serie di pozzi in risalita di cui alcuni sono di chiara origine tettonica (vedi roccia fragilissima) mentre alcuni ancora da risalire sono di chiara origine carsica e presentano tracce di notevole passaggio d'acqua.
Come si è intuito al principio, il tentativo di bypassare lo pseudo-sifone non è andato a buon fine in quanto Sarà Serini è sbucata subito prima, ma la presenza di alcune prosecuzioni verso Nord potrebbero portarci verso il post sifone.
Altre possibilità di accesso sono date dalle molteplici doline presenti sui piani di Venza e peraltro la possibilità di aumentare ulteriormente l'estensione di questa grotta sono grandi: il pianoro carsico è vasto, la cavità giace ancora un centinaio di metri sotto il piano campagna e la possibilita di trovare rami laterali come Sarà Serini o altri rami paralleli sovrastanti e sottostanti sono ancora grandi.
Itinerario di accesso Per arrivare alla Grava dei Serini, da Esperia, si prende la strada lungo il Rio Polleca, fino ad incontrare una cisterna, quindi si devia a sinistra su mulattiera sterrata verso la masseria Clino fino ad una sbarra. Si lasciano le automobili e si sale un sentiero che, dopo un pò, si abbandona per prendere una deviazione,all'altezza dell'alveo di un torrente sulla sinistra del sentiero, nella direzione di Costa Serini. Seguendo il solco vallivo si arriva all'ingresso inferiore della grotta, sito a quota 780 m, costituito da una fenditura larga più di un metro e alta meno della metà, sempre sifonante nei periodi invernali. Per arrivare all'ingresso superiore si sale lungo la Costa Serini per circa 120 m, senza sentiero evidente, con un canalone sulla sinistra per riferimento, fino a trovare un'evidente apertura. Descrizione La parte conosciuta
Dall'ingresso una serie di pozzi, il più alto dei quali misura 35 metri, conduce rapidamente nel ramo attivo inferiore, una condotta riccamente concrezionata con drappeggi parietali, che a monte è chiusa da colate, e a valle sbuca nell'ingresso inferiore.
In tale ramo attivo sono stati trovati oggetti di terracotta riferibili all'VIII-VI secolo a.C.(Favisse), a cui sono da aggiungersi altri frammenti riconducibili ad epoca preistorica.
Questa traversata è spesso utilizzata per i corsi di speleologia, in virtù della possibilità di uscire dall'ingresso basso, e per la facilità del percorso.
Oltre a tale itinerario, la parte conosciuta presenta un ramo attivo superiore che dall'ingresso alto conduce, con alcuni traversi, ad una cascata, oppure, risalendo uno scivolo di fango, si supera la cascata per arrivare ad un canyon terminante in una sala franosa.
Generalmente gli speleo-turisti si fermavano alla cascata, essendo quasi sconosciuta la parte sopra lo scivolo fangoso.
LE NUOVE ESPLORAZIONI
La parte dimenticata
Dalla parte destra del ramo attivo superiore, prima della cascata, si risale un ripido scivolo fangoso, si traversa il canyon sottostante fino ad arrivare ad una risalita sulla destra (punto A del rilievo) che sembra chiudere in frana. Tra i massi, però, uno stretto passaggio porta ad un primo ambiente, dal quale, con un saltino di 3 m, si arriva alla ''Sala Grottaferrata''.
La sala, di circa 25 metri per 20, è ben concrezionata; a destra un pozzo conduce al canyon sottostante mentre, aggirando il pozzo a sinistra, si arriva alla base della risalita. La risalita di 10 m porta alla cima di un pozzo parallelo profondo 30 metri, traversato il quale (Traverso Shock) si arriva alla base del ''Salone Federico Donati''.
Questa parte è quella che ha portato alla scoperta dei rami nuovi; adesso, per accedere alla parte nuova, dal canyon (parte conosciuta) si risale direttamente il pozzo da 20 e si arriva al Salone Donati.
La via classica
Dal canyon della parte conosciuta (vedi) si risale il pozzo da 20 per accedere al Salone Donati.
Il salone è lungo 100 metri e largo 25 , il fondo, in ripida salita, è costituito da massi coperti da colate calcitiche con vaschette contenenti pisoliti.
Alla fine della sala si scende uno scivolo di 2 metri a fianco del quale, sulla destra, si accede ad un ramo sottostante (Meandro Stelle Cadenti) .
Risalendo invece la colata in fondo al salone, si arriva alla ''Saletta degli Spuntini'' e, dopo un ulteriore saltino, il ramo prosegue molto concrezionato. Sulla destra si può accedere a una diramazione superiore (Miss Italia Nera), che riporta sulla cima del Salone Donati.
Proseguendo invece il ramo principale si percorre una stretta forra in contrasto, ''No Panic'', fino ad arrivare sulla cima della sottostante ''Galleria Fangosa'' (punto B).
Scesi nella Galleria Fangosa, una bella condotta semicircolare alta circa 10 metri con fondo fangoso e candide colate alle pareti, si prosegue per altri 100 metri, fino ad arrivare ad un canyon stretto e spigoloso (punto C).
La grotta ora cambia completamente morfologia e si presenta attiva. Il canyon infatti è percorso da un ruscello che presenta molte perdite. La condotta prosegue angusta, e in alcuni punti bassa e sifonante nei periodi di morbida, fino alla saletta ''Vecchio Fondo'' (punto E), dove, sulla sinistra, si risale lo stretto pozzetto ''Sottiletta'' per arrivare alla base di due diverse prosecuzioni: ''Rami By Sola'' e ''Meandro di Notte''.
Sulla destra, invece, passata una strettoia e risalito un pozzetto, si arriva alla base di una delle innumerevoli risalite in corso di esplorazione.
Rami By Sola
Dalla base del Pozzetto Sottiletta (punto E) si risale sulla destra per circa 25 metri fino ad arrivare all'ingresso di una bella condotta che torna indietro e, secondo il rilievo, interseca il ramo principale sottostante nei pressi del tratto sifonante.
La condotta presto diventa un canyon stretto e tortuoso, ma ben concrezionato che, discesi due pozzetti, conduce ad un cunicolo che chiude con un fangoso sifone soffiante.
All'inizio del Ramo By Sola sono state fatte diverse risalite esplorative.
Meandro di Notte
Dal Pozzetto Sottiletta (punto E), proseguendo nella stessa direzione del condotto principale, si supera uno scomodo passaggio in contrasto sopra un laghetto, per arrivare alla base di un pozzo di circa 20 metri, risalito il quale si giunge al fondo di un secondo pozzo molto ampio.
Proseguendo il comodo meandro per 300 metri si arriva in un vasto ambiente, che immette in un ulteriore pozzo risalito senza esito. Anche in questo ramo altre risalite e diramazioni attendono.
RAMI LATERALI
Meandro Stelle Cadenti
Percorso il Salone Donati, sulla base del vano, a destra, si scende per uno scivolo di 25 metri che porta ad un meandro concrezionato. Tale meandro passa, a valle, sotto il Salone per chiudere con frana corrispondente, presumibilmente, a quella che concludeva le vecchie esplorazioni. A monte invece una colata impedisce l'accesso al Meandro Sportivo.
Meandro Sportivo
Dal fondo della Saletta degli Spuntini, un passaggio conduce al sottostante Meandro Sportivo, il quale percorre, a valle a e monte, lo stesso itinerario del ramo principale; infatti si può accedere al Meandro Sportivo anche da un altro ingresso più avanti. Il meandro è ben concrezionato, ma di difficile percorrenza; da qui il nome.
Risalita di Francesco e Meandro dei Sospiri
A circa 10 metri dall'inizio del canyon (punto C), dopo la Galleria Fangosa, si risale una colata che porta ad una serie di salti ascendenti complessivamente 40 metri, percorsi da una consistente corrente d'aria, che si collegano a Sarà Serini (congiunzione). Lungo il percorso, sulla sinistra si diparte il Meandro dei Sospiri, bellissima condotta circolare che finisce in un lago sospeso sifonante, probabilmente in corrispondenza della fine di ''By Sola''.
Sarà Serini - Serini
Sceso il primo pozzetto, si supera una strettoia seguita da un saltino. Questo immette in una prima saletta dove, da un foro sul soffitto di piccole dimensioni filtra luce dall'esterno; da qui si percorre uno scivolo terroso discendente, sino a raggiungere la partenza in strettoia di un pozzo profondo 11 metri. Pressapoco a metà della verticale, la discesa è interrotta da un terrazzo, in realtà una sorta di sella tra la prosecuzione in basso del P. 11 e un salto parallelo, cieco sul fondo. La discesa può continuare superando un nuovo restringimento fino a raggiungere la base della verticale; si atterra qui in un comodo ambiente circolare con il pavimento ingombro di detriti.
La via giusta si apre 5 metri più in alto, dove una finestrella è raggiungibile risalendo su corda un pozzetto, parallelo al P. 11 appena disceso e separato da questo per mezzo di un sottile diaframma roccioso.
Una volta superata la finestra è necessario affrontare un tratto di grotta caratterizzato da continue strettoie, inframezzate da ambienti più comodi; percorsi una quindicina di metri si raggiunge uno scomodo passaggio, basso ed angusto, con andamento planimetrico ad elle. Si tratta probabilmente della strettoia più difficoltosa che, una volta superata, conduce alla partenza di un salto di 4 metri: qui la grotta si fa più ampia, per tornare nuovamente stretta subito dopo. Dalla base del P. 4, infatti, si imbocca un altro lungo cunicolo che termina in una buca da lettere verticale, vi si scivola dentro per atterrare, 2 metri più in basso, in un ambientino sul pavimento del quale si apre, con partenza stretta, il successivo pozzo da 15 metri, il primo luogo finalmente ampio e comodo.
Una piacevole discesa nel vuoto conduce alla base della verticale dove la grotta si biforca: procedendo verso il basso, all'interno di un ringiovanimento attivo (P. 11), si entra, da un foro sul soffitto, dentro uno strettissimo meandro (Quelpopòdimeandro) percorribile sia verso monte, per una decina di metri, sia verso valle, per oltre 20 metri.
Procedendo invece in orizzontale, attraverso alcune strettoie e due salette fangose, si raggiunge la stretta partenza di una verticale di 6 metri. Alla base ci si trova davanti ad un trivio: verso il basso un approfondimento attivo stringe quasi subito; se invece si striscia in orizzontale all'interno di una condotta fangosa, si entra in una saletta cieca. Per rintracciare la via giusta è necessario quindi imboccare sulla destra un angusto meandro fossile, sospeso ad un metro da terra, e caratterizzato da una doppia curva a gomito. Questo esiguo passaggio sfonda verso il basso in una saletta sottostante raggiungibile in arrampicata. Si percorre quindi una seconda saletta concrezionata, fino all'ennesima strettoia con saltino di 3 metri a seguire. Alla base si atterra sul pavimento piatto e concrezionato di un ambiente comodo.
Ci si affaccia quindi, attraverso una finestra, su un pozzo, a 4 metri di altezza rispetto al fondo; la verticale, cieca verso il basso, va risalita su corda per 15 metri fino ad un oblò; qust'ultimo da accesso ad uno scomodo ed angusto cunicolo in forte pendenza a salire, lungo 5 metri. Qui, nella primavera del 2004, è avvenuta la giunzione tra Sarà Serini e la Grava dei Serini.
Si supera quindi una sella per ridiscendere in arrampicata all'interno di una saletta; da qui, superato l'ultimo passaggio stretto (il diciottesimo dall'ingresso di Sarà Serini!), la progressione si snoda lungo un bel ramo discendente (la Risalita di Francesco): si percorrono in sequenza un P.7, uno scivolo da 6, un P. 8, un P. 3 e un P.12 alla base del quale si atterra nel Canyon della Grava dei Serini, nella zona compresa tra la Galleria Fangosa e l'Angusto Meandro.
Difficoltà e tempi di percorrenza
La traversata, entrando da Sarà Serini per riuscire dall'ingresso medio della Grava dei Serini, è di notevole interesse, sia per la lunghezza del tragitto sotterraneo, sia per la varietà degli ambienti che si attraversano; si passa dalle strettoie della prima parte, alle gallerie concrezionate del tratto intermedio, fino a raggiungere l'imponente Salone Donati e proseguire attraverso i grandi meandri e paleosifoni che caratterizzano l'ultimo tratto di grotta, prima di "riemergere" dall'ingresso medio.
Tuttavia, la progressione dall'ingresso di Sarà Serini fino alla giunzione con la sottostante Grava dei Serini è cosa tutt'altro che banale ed è riservata a speleologi d'esperienza che abbiano maturato una certa dimestichezza con le strettoie. Alcuni passaggi sono tali da precludere la percorrenza a persone corpulente. Si tenga presente che, fino alla giunzione, è necessario superare bel 16 strettoie, disseminate lungo uno sviluppo spaziale di circa 150 metri, con tempi di percorrenza, per tre speleologi che non conoscono la grotta, di oltre due ore (altre quattro fino all'uscita).
Dato positivo è che Sarà Serini si presenta sostanzialmente fossile, soprattutto nel primo tratto fino al P.15; gli unici punti dove è possibile incontrare un certo stillicidio sono il P.6 prima della strettoia con doppia curva a gomito, e il P.15 in risalita prima della giunzione. Altro discorso merita la Grava dei Serini che, a seguito di piogge insistenti, può presentare lunghi tratti parzialmente allagati, tanto da rendere "poco piacevole" la percorrenza; si raccomanda quindi di evitare la primavera inoltrata o i periodi particolarmente piovosi.
Scheda d'armo
RIFERIMENTO | ZONA | ATTREZZATURA | ATTACCO | FRAZIONAMENTO | UBICAZIONE | NOTE |
RAMO VERTICALE INFERIORE (non armato) |
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Ingresso | pozzetto d'ingresso 5 mt | corda 10 metri | 2 spit sulla dx | |||
pozzo 11 metri | corda 15 mt | spit a dx | frazionamento spit a dx | |||
pozzo da 30 | corda 35 | fix fisso su strettoia |
frazionamento a dx partenza spit a dx frazionamento II: terrazzo - spit a dx |
possibilita' coniglietto a sin. frazionamento II : possibilita' di acqua sul fondo armare traverso spit a sin. |
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pozzo da 11 | 11 corda 15 metri | 2 spit a dx | 1 spit frazionamento scendendo a sin | |||
pozzetto inizio meandro 5 metri | corda 10 m | spit in alto a sin | (da riarmare sulla dx) | |||
pozzetto con masso in mezzo 2 metri | (spit in alto a destra o armare sul masso) | |||||
pozzo fine meandro 8 mt | corda 10 metri | spit a destra -spuntone sulla sin per fettuccia | (da riarmare) | |||
pozzo da 11 | corda 15 metri | spit a sin rinvio sul masso o spit in altro a destra | ||||
RAMO FOSSILE SUPERIORE (armato a cura GSG) (armato a cura del GSG) |
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Ingresso | pozzetto d'ingresso 5 mt | corda 15 metri | 2 spit a dx armare traverso su concrezioni a sin | |||
traverso su colata | corrimano canapone 15 metri | |||||
pozzetto 8 metri | corda 15 metri | rinvio (corrimano) e inizio pozzo | sulla destra | |||
salita 2 metri | corda e canapone | |||||
pozzetto 3 metri | corda da 10 metri | attacco naturale e fix | sulla destra | |||
discesa "monumento ai caduti" scivolo | corda e canapone | armi naturali e fix | sulla destra | |||
risalita fangosa 25 metri | (dal basso all'alto) corda da 15 metri corda da 25 metri | armi naturali e fix | sulla destra | fango | ||
traverso 10 metri | corda 15 metri | fix ed armo naturale | sulla destra | |||
traverso 30 metri | corde 40 metri | fix ed armi naturali | sulla destra | |||
traverso in salita 3 metri | corda | armo naturale | sulla sinistra | |||
traversi orizzontali 10 metri | corde 15 metri | armi naturali | sulla sinistra | |||
piccolo traverso 5 metri | corda 7 metri | fix | sulla destra | |||
antepozzo "donati" 6 metri |
corda 15 metri | fix | frazionamento sulla destra e rinvio | sulla destra | ||
pozzo "donati" 20 metri | corde 20 + 20 | fix | frazionamento sulla destra | sulla destra | ||
corrimano fine pozzo | corda 20 metri | armi naturali | sulla destra | |||
risalita fine salone 15 metri |
corda 20 metri | fix | frazionamento sulla sinistra e corrimano | sulla sinistra | ||
risalita "pozzo dalle pareti marce" 6 metri | corda 10 e corrimano | fix ed armi naturali | sulla sinistra | |||
no panic risalita 4 metri e corrimano |
corda 8 metri e corrimano corde da 15 | fix ed armi naturali | risalita sulla sinistra, corrimano a destra e sinistra | scivoloso | ||
pozzo per galleria fangosa 10 metri | corda 15 metri | armo naturale e fix | armo sulla sinistra, arrivo sulla destra armato | corda infangata | ||
risalita sottiletta 8 metri | corda 10 metri e scaletta | fix | sulla sinistra | molto stretto |
(a cura di Francesco Nozzoli)
''Nel 1970 e 1971 il Circolo Speleologico Romano ha effettuato ricerche speleologiche nelle zone carsiche del comune di Esperia (Frosinone). Sono state individuate, esplorate e rilevate 13 cavità, di cui una di notevole interesse sia speleologico che faunistico (Grotta dei Serini , La 587) [...]''.
Queste le parole del Notiziario del Circolo Speleologico Romano, anno XVII n. 1-2 giugno-dicembre 1972 in cui è ampiamente descritta la parte della grotta allora esplorata.
Passano 25 anni, i gruppi speleologici muoiono e poi risorgono (come il GS Grottaferrata); i bambini nascono, crescono e divengono speleo (come il sottoscritto) e la Grotta dei Serini diviene una perfetta sconosciuta, specialmente per quanto riguarda il ramo a monte, trascurato a favore della più classica traversata tra i due ingressi.
Proprio in occasione di una traversata, Sergio Nozzoli e Maria Grazia Lobba danno un'occhiata al ramo superiore, di cui, a giudicare dalla descrizione del succitato notiziario, una notevole porzione era addirittura entrata nel ''dimenticatoio''.
La notevole corrente d'aria spinge i due a ritornare dopo una settimana assieme al sottoscritto (formando così il ''nocciolo duro'' irriducibile delle future esplorazioni in questa grotta); viene così visitato tutto il ramo superiore e individuata una prosecuzione in frana dietro la quale si celava un ampio salone (Sala Grottaferrata).
Si torna assieme a Davide Dalmiglio e dopo una risalita nella sala, e un traverso (shock!) sopra ad un pozzo che ridava nella zona nota, ci troviamo davanti un'ENORME salone, 100x25x30 metri (Salone Federico Donati), con evidenti prosecuzioni.
L'esplorazione del ramo principale viene effettuata nella successiva uscita, in maniera corale, dalla quasi totalità del gruppo ''attivo'' attratto dalla notizia.
Vengono superati alcuni saltini in risalita, percorsi centinaia di metri: un meraviglioso e concrezionato ramo fossile, diventato poi un viscido meandro (No Panik), immetteva, sceso un pozzo, nella comodissima e rotonda ''Galleria Fangosa'', terminante in una zona sempre più attiva caratterizzata da rocce taglienti; viene superato uno pseudo-sifone e, dopo un altro centinaio di metri, ci si ferma su un restringimento soddisfatti dalla scoperta.
La prima pioggia d'agosto rinfresca il bosco allagando i sifoni, così, nelle uscite successive, la collaborazione del gruppo viene a mancare ma noi tre continuiamo ad esplorare le zone pre-sifone e a rilevare centinaia di metri con i rami ''Meandro Sportivo'' e ''Meandro delle Stelle Cadenti'', sottostanti il ramo principale, e quello superiore fossile, ''Miss Italia Nera'', tempestato di concrezioni.
Viene individuata una risalita con molta aria nella zona antecedente il sifone e si passa tutto l'inverno a risalire, col costante aiuto di Paolo Baldassarre e Angelo Gagliardi, nella speranza di un by-pass che non si trova; ma in compenso si accede a una grande condotta che termina su un lago-sifone (in realtà è il by-pass, ma sifona anch'esso) e si esplora, risalendo e disostruendo, il soffiante ''Meandro dei Sospiri''.
Si ispezionano parallelamente gran parte delle zone esterne circostanti con il preziosissimo aiuto, non solo logistico, dei soci del Circolo Speleologico Esperiano.
Passato un anno le nostre ossa si sono adattate alla grotta e, approfittando del rinnovato periodo di siccità, si ritorna nelle zone post-sifone assieme a Paolo Dalmiglio; ci si divide in due squadre e si esplorano il ''Meandro di Notte'' e il ramo ''By Sola'' oltre a vari rametti spesso terminanti sotto ad alti fusi.
La grotta continua, ma in maniera dispersiva; vengono iniziate alcune risalite, ma forse a causa della stressante salita per arrivare all'ingresso, le esplorazioni terminano e ci ritroviamo di nuovo in tre e prima delle piogge facciamo in tempo solo a rilevare.
Ci è ormai chiaro che da dentro non troveremo mai la via giusta, per questo cerchiamo disperatamente un ingresso alto; fortuna ha voluto che durante una battuta a Campo di Venza il sottoscritto si sia imbattuto in un buco soffiante che rappresenta una seria opportunità.
Durante l'estate '98 infatti, oltre a terminare alcune risalite post-sifone, abbiamo iniziato una seria disostruzione, con il costante aiuto di Carlo Marcheggiani e dell'affezionato Angelo Gagliardi.
continuano le esplorazioni...(a cura di mglobba)
1999
L'anno 1999 inizia su due fronti: nella grotta dei Serini si comincia il lavoro di armamento fisso della cavità, a partire dal ramo verticale, mentre si documenta con diapositive la scoperta.
Durante una delle uscite per mettere gli armi fissi nella parte verticale, che dall'ingresso medio porta all'ingresso basso, Francesco N. non disdegna di verificare di persona il ramo attivo inferiore in tutta la sua estensione.
Il pozzo verticale alla fine al ramo non lo impressiona più di tanto, gli servono solo dei volontari che lo aiutino nella risalita. L'estate asciuga l'erba, le ossa, l'acqua nei fossi, i sifoni nelle grotte: l'ingresso basso dei Serini inizia a soffiare e soffiando invita gli speleologi a disertare gli altri ingressi superiori; i volontari quindi si fanno avanti, meglio sotto che sopra.
Così Francesco, con Sergio , Maria Grazia, ed un malcapitato di turno, tal Simone Mingiacchi, si ritrovano a percorrere carichi di corde, trapano, batterie, attrezzi da rilievo, il ramo attivo inferiore, per niente attivo.
Si arriva, senza altre traversie, alla base del pozzo; mentre Maria Grazia rileva, Francesco, assicurato da Sergio, attacca il pozzo, utilizzando una mezza risalita già fatta che lo porta a buon punto.
Francesco, con un ardito traverso si infila quindi nel meandro che forma il pozzo, il quale lo conduce in un'ampia sala.
Viene quindi raggiunto da Sergio e dai rilevatori di turno. La sala, ben concrezionata, denota nella morfologia dei depositi calcarei, il ristagno dell'acqua, che proviene, tramite un saltino, da un soprastante meandro presto raggiunto da Francesco.
Purtroppo il meandro di rileva un classico dei Serini, bello, concrezionato, ma sempre angusto. Il meandro angusto però porta ad una graziosa saletta con pozza acclusa; mentre si sondano le potenziali vie, si sentono dei rumori, sembra gente che si muove nei meandri, in realtà sono pipistrelli, e la sala viene subito battezzata "del rumore".
Sopra la sala il meandro prosegue, Francesco risale un ulteriore pozzetto che si immette in un ramo di dimensioni proibitive.
Nonostante qualche tentativo di disostruzione il ramo resta proibitivo e non soffia nemmeno.
Il ramo viene, pertanto, disarmato, poichè dovrebbe condurre al "monumento ai caduti"….
Nel frattempo a Sarà Serini continuano gli scavi, con l'allargamento del canyon. Viene subito coinvolto un nuovo allievo fresco di corso: Sergio De Carlo.
Gli scavi continuano tutta l'estate, ma a questo punto la grotta diventa proibitiva per Sergio Nozzoli, che viene relegato al ruolo di scherpa.
Davide Dalmiglio e MG Lobba continuano ad allargare il meandro, nonostante diventi sempre più problematico piazzare il materiale scavato.
Si riesce appena ad intravedere la fine del canyon, probabilmente la possibile prosecuzione sarà sotto, l'aria non ha un andamento preciso, si perde un po' nei diversi buchi, per cui si spera di aver scelto quello giusto.
E' passata anche l'estate, ma il gruppo non è stato con le mani in mano, i Serini sono stati accantonati per ben altro sistema ipogeo.
Le piogge però portano il refrigerio e gli speleologi a Campo di Venza. Finalmente a dar una mano a Francesco, nell'infimo scavo, viene pure Paolo Dalmiglio, che subito si appassiona terribilmente e ritorna, accompagnato da Manuela Merlo e da sporadici soci-sherpa, per tutto il mese di settembre. La grotta però non si lascia tanto abbindolare dai due fascinosi scavatori e invece del pozzo promesso, che si intravedeva nero sotto il meandro, regala un vano cieco, però utile per buttarci il materiale di riporto...non tutto il male vien per nuocere. Lo scavo prosegue dritto, lungo il meandro, finché l'immanente corso speleologico interrompe le fatiche degli speleo-minatori.
Dopo il corso a Sarà Serini ritornano Francesco Nozzoli e Angelo Gagliardi, ma riescono a fare ben poco, a causa una serie di avversità tecnico-meteo-ipogee.
Ulteriori uscite di scavo vengono fatte da Paolo e Davide Dalmiglio, con Angelo Gagliardi e la neo iscritta Manuela Tiburzi.Lo scavo prosegue lento, ma inesorabile, buco dopo buco gli scavatori sono scesi ancora, trovando un bell'ambiente.
L'ultima uscita del 1999 vede Paolo Dalmiglio e Manuela Merlo alle prese col rilevo di Sarà Serini e Davide Dalmiglio con Francesco Nozzoli nella prosecuzione della rettifica del meandro. La grotta prosegue, l'aria non manca, il passaggio resta comunque proibitivo.
2000 Sarà Serini
Già da gennaio cominciano gli scavi a Sarà Serini. Questa volta all'affiatata coppia Paolo Dalmiglio e Merlo Manuela si affiancano Sergio De Carlo e la moglie Milena Sabatini, in un'uscita, mentre nella successiva, con loro ritorna Francesco Nozzoli con Marco Schutzmann e Diana Cortese. Lo scavo prosegue ininterrotto lungo il meandro. Marzo e aprile vedono all'opera, assieme ai veterani Paolo e Manuela, Ernesto Pavoni, Mauro Cirinei, Luca Alessandri, Andrea Ippoliti, Michele Celsi. Nonostante il dispiegamento di forze, la grotta regala un misero pozzetto..stretto.
Restano ferme, invece, le esplorazioni alla grotta dei Serini, che viene sporadicamente visitata da coloro che ancora non l'avevano vista.. il gruppo è impegnato su altri fronti.
2001 ancora scavi
Rinasce la voglia di scavo, per cui si decide di organizzare un campo pasquale a Sarà Serini. Due uscite vengono utilizzate al trasporto dei materiali a campo di Venza, quasi tutto il gruppo attivo partecipa volentieri in qualità di scherpa. Il campo vero e proprio porta a modesti risultati, oltre al proseguimento stretto della grotta, c'è da segnalare la scoperta, da parte di Antimo Peccerillo, di un altro pozzo vicino, il quale viene prontamente esplorato. Forse a causa degli scarsi risultati, Sarà Serini viene quasi dimenticata, qualcuno considera lo scavo un ''accanimento terapeutico''. Anche quest'anno la grotta dei Serini viene semplicemente visitata, una volta per portare gli allievi del corso di speleologia, ed una seconda per l'esercitazione del Soccorso Speleologico del Lazio.
2002 si continua lo scavo
Il gruppo si arricchisce di nuovi soci volenterosi: Max Bonacina e Sabrina Pinta, validi speleo-immigrati piemontesi, nonché della ''secca'' Patrizia Marino, utilizzata come sonda.
Dopo un primo assaggio di scavo, a Sarà Serini, da parte di Paolo Dalmiglio, validamente aiutato dalle sorelle Merlo ed Antimo Peccerillo, con gli immancabili scherpa Andrea Ippoliti, Mauro Cirinei e Laura Pinelli, si riaccende la speranza, poiché viene intravisto un nuovo pozzo e si constata che l'aria ha cambiato strada. Così si decide per un nuovo campo pasquale, che vede un'ampia partecipazione dei soci del gruppo, sia in qualità di scherpa che di scavatori. Nel corso del campo si conclude il rilevo della parte esplorata e si scende finalmente in un ampio pozzo (ben 18 metri) che accende immotivate speranze. La grotta si divide in due parti, peraltro insondabili….a causa delle dimensioni proibitive.
Nelle due uscite successive, Paolo Dalmiglio, le sorelle Merlo, Ernesto Pavoni, ed i tre nuovi soci Max, Sabrina e Patrizia, continuano gli estenuanti scavi, che portano ad intravedere un ennesimo meandro stretto.
Nel frattempo ritorna la voglia di lavorare alla grotta dei Serini. L'occasione nasce dalla doverosa visita dei soci nuovi alla grotta. Max ottimo arrampicatore, senza indugio, si inerpica sopra il meandro attivo, nei pressi di pozzo sottiletta, scoprendo un ramo intonso. Il dubbio che abbia intercettato ''by sola'' resta, tuttavia porta, come conseguenza, una lavoro preliminare di svuotamento del sifone temporaneo. Così a più riprese Max, Sabrina, i due Sergi, MG, Milena, Patrizia, Carlo ed Irene, tornano in grotta seriamente intenzionati ad eliminare l'ostacolo, che è stato quasi eliminato.
Anche per il 2002 il corso di speleologia interrompe ogni esplorazione nelle due grotte.
2003 la congiunzione
L'anno inizia alla grande, forti del progetto finanziato dalla Regione Lazio, nell'ambito della Federazione Speleologica, si ritorna seriamente e con buone intenzioni a lavorare a Serini e Sarà Serini.
S'inzia il 4 gennaio, con una visita ai Serini mirata a riprendere alcune altezze con il nuovo distanziometro, e con la partecipazione del geologo del gruppo, Mario Biagi, che dovrà redire apposita relazione. Si arriva fino alla cima della risalita di Francesco, ed ai veterani Paolo Dalmiglio e Merlo Manuela si associano i nuovi iscritti del gruppo; Luna Centioni, Federica Dellerma ed Enrico Varriale, partecipa all'uscita anche Chiak.
Il 2 febbraio costituirà una data storica per la storia del complesso, perché di complesso si tratta: vengono congiunti, sonoricamente, Sarà Serini e Serini, e precisamente alla risalita di Francesco.
Nonostante le avverse condizioni ambientali, a causa dell'abbondante nevicata che rende necessario partire dalla strada di rio polleca e tracciare il sentiero sulla neve fresca, che arriva fino alle ginocchia; nonostante i lagnosi del gruppo, la verve di Paolo sprona i numerosi partecipanti a salire verso le due grotte. Ai Serini ci si divide, si concordano gli orari, così Max, Sabrina, Sergio e Mg vanno verso la risalita di Francesco; Paolo, Manuela, Enrico, Federica ed Antimo al fondo di Sarà Serini; Davide, Luna, Michela ed Ernesto a cercar buchi soffianti nella neve. Alle ore 2,30 entrambi i gruppi ipogei si trovano sulle relative postazioni, il gruppo dei Serini si sollazza con scarburamenti e mangiate, quello di Sarà Serini inizia i botti. Maria Grazia sembra sentire due cariche, ma poco convincenti, la terza tuttavia viene sentita da tutti: esplode l'esultanza e Max dà fondo ai raudi, ne butta talmente tanti dentro la prosecuzione soffiante da stordire le orecchie dei presenti ed affumicare (come poi si vedrà) gli altri a Sarà Serini, che tentano disperatamente di lanciare il messaggio ''basta raudi'', ma ad ogni grido, ritenuto di esultanza, viene prontamente risposto con un ulteriore raudo. Il ritorno è allegro per tutti, con Max che ogni tanto tira qualche raudo, facendo sbarellare Sabrina e Mg intente nei passaggi circospetti, e la discesa divertente tra la neve fresca. Ci si ritrova da Carmina, con il gruppo di Sarà Serini dalla faccia affumicata e Manuela intenta a rivedere le foto digitali immerse nel fumo dei botti. Sarà Serini e Serini sono un'unica grotta, tra le più estese del Lazio.
Il 16 febbraio si ritorna in grotta e ci si divide in due gruppi: Chakib e Nozzoli Sergio a rilevare nuovamente il salone Donati , Max, Sabrina e Mg a proseguire nello scavo della giunzione. Lo scavo prosegue dentro un pozzetto da 5 metri che succhia tutta l'aria della zona; la situazione diventa sempre più proibitiva viste le dimensioni del pozzo.
2004 congiunte Serini e Sarà Serini e nuove esplorazioni (ramo Yasemin)
il 2.5.2004, finalmente, le due squadre scavanti, a Serini e Sarà Serini congiungono felicemente le cavità. Tale congiunzione si sta rilevando un valido aiuto all'esplorazione celere del nuovo ramo Yasemin, condotta principalmente da Paolo Dalmiglio, Manuela Merlo, Federica Dellerma e Enrico Varriale. Il resto del gruppo si alterna all'allargamento dell'ingresso del ramo, davvero proibitivo...
2005 (a cura di P.Dalmiglio)
Esplorazioni 2005
Il 2005 è l’anno del ritorno in zone abbandonate da tempo e della ripresa delle esplorazioni in diramazioni valutate, in una prima fase, di minore interesse, ma ora riconsiderate alla luce delle recenti scoperte che stanno delineando un quadro più ampio ed articolato del reticolo sotterraneo, ma è anche l’anno dei contatti tra interno ed esterno.
Nel mese di gennaio si torna nel Ramo Yasemin per ultimare una lunga risalita, il Pozzo della Bua, che condurrà, dopo circa 40 metri, ad una frana sospesa prossima all’esterno.
Durante il campo del 25 aprile si ritorna nel ringiovanimento attivo sotto il p. 15 di Sarà Serini , percorso da una sensibile corrente d’aria e già parzialmente esplorato verso monte l’anno prima da Paolo e Federica; gli sforzi si concentrano verso valle, così, attraverso la disostruzione di una lunga strettoia “cunicoliforme”, si accede ad un nuovo tratto di meandro stretto, basso, fangoso e tagliente ma..... percorribile, viene battezzato “QUELPOPODIMEANDRO”!!. Le esplorazioni si arrestano su un restringimento questa volta eccessivo anche per Patrizia, ma oltre si vede che il ramo riprende dimensioni umane.
sara_serini_sez_th.jpg Sono promotori ostinati di questa esplorazione Paolo, Federica e Patrizia....... è probabile che in futuro saranno ancora e solo loro a tornare da queste parti.
Durante il medesimo campo viene stabilito un contatto con trasmettitore Arva tra la sommità del Pozzo della Bua nel Ramo Yasemin e l’esterno..... appena quattro metri di frana ci separano dai prati: dentro la grotta sono presenti Paolo, Marco e Patrizia, tutti gli altri stanno fuori!
Nei mesi di giugno, luglio e agosto si decide di lavorare con sistematicità solo in quelle zone della grotta inaccessibili durante l’inverno per la chiusura dei sifoni: si torna così dopo anni nel ramo attivo inferiore entrando dalla risorgenza, si procede alla raccolta dei dati per la stesura di un nuovo e particolareggiato rilievo e si constata la possibilità di nuove prosecuzioni oltre l’attuale fondo del ramo, attraverso una risalita di circa 10 metri che permetta di raggiungere nuovamente la sommità del meandro.
Sono promotori di queste attività Paolo, Federica e Patrizia accompagnati a turno da altri soci del GSG.
Si torna anche a rilevare la zona più a monte attualmente conosciuta della Grava dei Serini: il Meandro di Notte esplorato ormai nel lontano 1997; un pozzo da 15 metri inutilmente risalito sembrava allora mettere fine alla diramazione.
Il nuovo rilievo, steso da Paolo, Federica e Patrizia, costringe però a riguardare la grotta con occhi più attenti e si nota alla base del pozzo terminale uno stretto passaggio con aria, oltre il quale si intravede un tratto di nuovo meandro apparentemente percorribile; proseguendo il rilievo lungo Meandro di Notte vengono individuati due affluenti di destra con aria: quello più a valle non lascia speranze per le sue dimensioni microscopiche, quello più a monte invece sembra, con i dovuti accorgimenti...., offrire qualche possibilità.
Le nuove possibili prosecuzioni individuate non stimolano a sufficienza la fantasia degli esploratori e così la volta successiva si decide di risalire in forze il grande promettente pozzo che si innalza verso l’alto per quasi 20 metri subito prima dell’ingresso di Meandro di Notte; la fatica si rivela però inutile e la nutrita squadra torna “faticosamente” verso l’uscita con la certezza che sulla cima di quel pozzo non c’è nulla! Un motivetto di Ambrogio Sparagna viene canticchiato ossessivamente da Paolo durante tutta l’uscita; questo accompagnamento musicale consegna alla nuova verticale risalita il nome di Pozzo Sparagna.
Il giorno 14 agosto Paolo e Federica (i più accaniti in questa fase) raggiungono in serata Campo di Venza per entrare in grotta da Sarà Serini il mattino seguente, dentro hanno appuntamento con Sergio e Maria Grazia entrati invece dall’ingresso medio; i quattro si dirigono verso una zona in fondo all’Angusto Meandro detta il Groviera dove un ennesimo pozzo è li pronto a farsi inutilmente risalire: si riesce a stabilire un contatto acustico tra la sommità di questo pozzo e i soprastanti By Sola rendendo inutile il prosieguo della risalita. A questo punto Sergio e Maria Grazia ne hanno abbastanza e si avviano verso l’uscita, Paolo e Federica invece decidono, finalmente!!!!, di andare a mettere il naso in quel pertugio soffiante alla base del pozzo in fondo a Meandro di Notte. La strettoia iniziale viene superata senza grosse fatiche con l’aiuto di una sola mazzetta, oltre il meandro continua stretto ma sempre percorribile e decisamente in salita: dopo circa venti metri i due si ritrovano in una saletta con le pareti coperte di moscerini, rametti, foglie e chioccioline sul pavimento, l’aria filtra da una frana sospesa oltre una strettoia sul soffitto........ Campo di Venza è pochi metri sopra di loro...... l’emozione è tanta, la felicità anche......... dopo anni di fatiche i Serini sembrano, almeno verso monte, davvero finiti!!
Il nuovo tratto viene dedicato al secondo genito di Sergio e Milena, nato il giorno prima, e così ecco pronto il MEANDRINO DI CHICCO (Francesco).
Il sabato a seguire Paolo e Federica sono di nuovo in fondo al Meandrino di Chicco armati di trasmettitore Arva per stabilire un contatto con l’esterno; fuori ci sono Sergio, Maria Grazia, ed altri soci risvegliatisi per l’occasione. Le loro mazzettate e i sassi che rotolano si sentono distintamente.... il quarto ingresso alla Grava dei Serini è ormai solo questione di tempo. Con l’occasione il nuovo tratto viene rilevato.
Paolo e Federica non paghi dei risultati già più che soddisfacenti decidono, così per completezza e per scrupolo!!!!!, di andare a vedere se si riesce ad entrare in quell’affluente di destra notato durante il rilevamento di Meandro di Notte. Questa volta il lavoro di mazzetta è ben più lungo e faticoso ma alla fine un passaggio quasi umano viene creato e i due cominciano ad esplorare uno stretto meandro in lieve salita, quindi una serie di condotte che formano sifoni fossili, poi di nuovo meandro, quindi ancora condotte, ed ecco un tratto alto con gallerie concrezionate soprastanti un meandro anch’esso ramo_ginevra_th.jpg percorribile, frane sospese a mezza altezza rendono gli ambienti movimentati e la progressione non sempre ovvia, andando avanti si ritorna gradualmente sul pavimento in ambienti che progressivamente si fanno più ampi: nell’ultimo tratto esplorato quasi si passeggia....... sorge il “sospetto” che i Serini a monte siano una questione tutt’altro che chiusa!!!
Il nuovo ed inaspettato tratto di grotta, che ad occhio dovrebbe svilupparsi planimetricamente per circa 100 metri, viene dedicato alla figlia di Max e Sabrina, nasce così il RAMO GINEVRA.
esplorazioni anno 2006:
nizia un periodo difficile nella storia del GSG; le esplorazioni alla Grava dei Serini, grotta forse divenuta troppo grande per molti, sono motivo di tensioni e incomprensioni. La stragrande maggioranza dei vecchi frequentatori di questo intricato sistema carsico mostra stanchezza ed insofferenza rispetto ai nuovi progetti di ricerca ed esplorazione. A titolo sostanzialmente personale continuano l’attività esplorativa Paolo, Federica e Patrizia, aiutati e coadiuvati da speleologi esterni al GSG.
Entro questo contesto sembra ancora destare un certo interesse il probabile quarto ingresso Murano ai Serini: si susseguono così due uscite nel mese di gennaio che vedono la partecipazione di numerosi soci.
Tra l’11 e il 12 marzo i soliti tre: Paolo, Federica e Patrizia, tornano al ramo Yasemin con l’idea di rintracciare l’aria di monte perduta durante la risalita del pozzo della Bua. Con un percorso tutt’altro che logico, attraverso una serie di sali scendi dentro un meandro dalla morfologia molto articolata riescono a trovare il passaggio chiave che consente loro di esplorare un tratto di nuova grotta caratterizzato da continui approfondimenti attivi e frane sospese; la progressione si arresta in corrispondenza di una strettoia impostata su una diaclasi, oltre gli ambienti sono di nuovo ampi e l’aria proviene tutta da qui: si riaprono i giochi nel ramo Yasemin!
Il 25 e 26 dello stesso mese tornano da queste parti Paolo, Federica e Ivan (G.S. Matese); allargano facilmente la strettoia e strisciano per una quindicina di metri dentro uno stretto meandro in salita percorso da una violenta corrente d’aria: l’esplorazione si arresta su una frana..... ma la grotta non finisce qua! e la frana non sembra irresistibile......
Più per tradizione che per un reale interesse il Gruppo organizza il consueto campo di più giorni per il ponte del 25 aprile: l’affluenza è scarsa, la maggior parte dei partecipanti resta per soli due giorni, i risultati sul piano esplorativo sono praticamente nulli; il futuribile quarto ingresso, attorno al quale si sarebbe dovuta incentrare l’intera attività del campo, viene appena stuzzicato. Unico lavoro degno di nota è il rilievo integrale di Quelpopòdimeandro, fatto da Paolo e Federica.
Perchè la grotta possa vedere nuovamente degli speleologi vagare al suo interno è necessario aspettare il mese di settembre, quando Paolo, Federica, Patrizia e Walter decidono di tornare ad esplorare il Ramo Ginevra; i quattro entrano da Sarà Serini e in breve raggiungono l’angusto meandro dove notano con stupore la presenza di più acqua del solito. Superato il sifone la grotta si presenta sempre più allagata; per percorrere il Meandro di Notte è necessario tenersi alti contrastando un po’ ovunque, nei punti dove le volte passate si camminava sul fondo sabbioso della grotta adesso vi sono profondi laghetti che vanno superati spesso in maniera acrobatica.
Viene raggiunto, a fatica!!, l’imbocco del ramo Ginevra; si rende praticabile ai più la strettoia iniziale, ma non appena giunti alla prima condotta sifonante siamo costretti a tornare sui nostri passi..... questo tratto è completamente allagato.
ramo_sibilla_th.jpg Percorrendo a ritroso meandro di notte si decide di dare un’occhiata più approfondita ad un affluente di sinistra sistematicamente tralasciato le volte precedenti perchè fangoso, stretto e senza aria. Strisciamo fino ad una gobba fangosa che preclude il passaggio, raspa raspa ...... si allarga quel tanto che basta per strisciare oltre, una brusca curva a gomito e....... i Serini non smettono di stupirci. Ci troviamo sul fondo di un grande meandro privo di qualunque traccia di fango, camminiamo fino ad una biforcazione: a destra dopo poco la galleria stringe tra concrezioni, verso sinistra si risale uno splendido meandro attivo sino ad arrestarsi alla base di un salto di circa 6 metri..... oltre la grotta prosegue grande..... ecco a voi il “RAMO SIBILLA”!!.
Rilevo 1
Rilievo 2
Lat:41.34750872N Lon:13.64274843E Datum:WGS84
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