Nom
Grotta della Miniera
Insertion date
2007-01-01 00:00:00
Date updated
2005-05-11 07:53:57
Voie d'accés Da Gualdo Tadino si raggiunge la frazione di Rigali, da cui, per strade che dirigono verso cave abbandonate, si risale il Monte Penna, indovinando la strada, in forte pendenza, che si dirige verso il rifugio di Monte Fringuello. Dopo aver attraversato una folta pineta, a circa m 1000 di quota si lascia la strada per un bel sentiero che scende tra i pini verso nord; dopo poche centinaia di metri si risale verso est per una mulattiera, profondamente solcata in antico dai carri che portavano a valle il minerale. La mulattiera dalla pineta ci conduce nel fitto della macchia e quando ormai si è persa la speranza di ritrovare alcunché, avendo inevitabilmente superato la poco evidente traccia che devia a sinistra e conduce direttamente all'imbocco della grotta, si può rimediare arrivando ai ruderi di un piccolo rifugio in pietra edificato dai minatori, ora invaso dai rovi. Scendendo a rompicollo per pochi metri, si può finire nel fosso in cui si apre la galleria della Grotta della Miniera; oppure oltre i ruderi si può raggiungere con pochi passi la vecchia Cava del Ferro, suggestiva e selvaggia, colorata dal verde del muschio, dal giallo della limonite, dal rosso dell'ematite. Description Una galleria rettilinea, scavata dai minatori, intercetta dopo trenta metri alcuni tratti naturali: a destra un camino che risale per m 10 (Pozzo del Chioppo) ed a sinistra una sala che scende fino a m -7. Proseguendo si incrociano altri brevi tratti naturali, rifugio di una ricca fauna troglobia, poi la galleria si biforca. Proseguendo a sinistra per il tratto più lungo, quasi alla fine, una breve diramazione porta alla sommità del pozzo. Si scende per m -3 fino al primo frazionamento, dove è possibile traversare verso il Ramo del Castoro oppure proseguire in basso: dopo un altro frazionamento (m -18) si scende fino ad un breve traverso, impegnativo, che porta agli attacchi dell'ultimo tratto (P.25 Sassaiola), dove si scende lungo un bello specchio di faglia e poi in libera fino al vasto ambiente con imponente frana che limita in basso, per ora, la grotta. Traversando invece per il Ramo del Castoro, si può risalire (P.10, armo fisso) fino ai vani superiori, sale sovrapposte separate da restringimenti, fino alla frana sospesa che incombe sull'ultimo cunicolo. Oppure, all'estremo del traverso, si può scendere il pozzo dello Stroscio (P.11) e di seguito lo Slumping (P.6): da entrambe si può traversare per raggiungere la via principale per il fondo.
Sheet
D'autres, note
Toponimia
La Grotta della Miniera prende il nome dalla miniera di ferro, ora abbandonata, all'interno della quale si apre. Sassaiola: antico rude gioco gualdese, in cui bande opposte di ragazzi si affrontavano in vere battaglie con lancio di sassi, spesso con l'utilizzo di fionde, talvolta con esiti sanguinosi. Il nome fu meritato dal pozzo che nei primi tempi accolse gli esploratori con frequenti scariche di sassi. Slumping: struttura, ben evidente in loco, a pieghe arricciate della roccia, dovuta a fenomeni di slittamento subacqueo di sedimenti non consolidati. Stroscio: fragore d'acqua che si rovescia con impeto dall'alto, fatto che si verifica quando il torrente interno della grotta aumenta la portata, solitamente modesta. Castoro: roditore che vive lungo i corsi d'acqua, dove costruisce dighe con rami e tronchi in cui si ricava tane sicure. Ma più che per la similitudine con questi sbarramenti, qui formati da sassi e fango, che ostacolano la via d'acqua che ruscella nella grotta, i rami alti della Miniera sono dedicati ad un amico, Roberto Matarazzi, detto "il Castoro", uno dei precursori della speleologia gualdese, sciatore ed arrampicatore naturalmente dotato, che ancora giovane ci lasciò per esplorare le celesti montagne oltre la vita. Vescovali: ingegnere minerario dello Stato Pontificio, a cui sono dovute le prospezioni e lo scavo di gallerie a metà del secolo XIX (vedi bibliografia).
Storia
Si amalgama con la storia della miniera, le cui vicende si perdono nei tempi, forse fino agli Etruschi (ricordiamo che Rasina si chiama il fiume che nasce dalle acque che percorrono la nostra grotta e che Rasna, in etrusco, indicava l'appartenenza al popolo degli Etruschi). La nostra galleria fu probabilmente scavata verso la metà del 1800, ma solo intorno al 1940, ripresi gli scavi in cerca di ferro, la galleria intercettò il gran pozzo, destando la curiosità inappagata dei minatori e dei giovani dell'epoca. Uno di questi ultimi, Italo Scatena recentemente scomparso, nel 1976 ci condusse nel punto dove si sarebbe dovuta aprire la galleria, all'interno della macchia del Monte Penna, nelle vicinanze della località propriamente detta Cava del Ferro. Ma l'imbocco era scomparso, crollato o fatto crollare: ne restava un anonimo fosso, che costituì la prima prova per un gruppo, il GSGT, che inconsapevolmente nacque in quel giorno, il 28 agosto 1976. Il 31.08.1976, al termine di un giorno di scavi, si ritrovò l'ingresso della galleria, che fu percorsa il 2 settembre fino alla finestrella che dava sul pozzo inesplorato. La discesa di questo fu tentata il 19 settembre per una quindicina di metri, quindi l'esplorazione completa fu realizzata, con la collaborazione determinante del Gruppo Speleologico CAI di Perugia, il 10.10.1976. Nel dicembre 1978 si risale malamente il pozzo ascendente a metà della galleria d'ingresso, da allora chiamato Pozzo del Chioppo. Agosto 1981: in artificiale si risale il Pozzo dello Stroscio ed ancora in arrampicata si raggiunge una frana che fermerà l'esplorazione fino all'8.12.1985, quando, fatti precipitare i detriti soprastanti, si ricava uno stretto passaggio per i piani superiori del Ramo del Castoro, dove saremo ben presto fermati da un'altra frana sospesa, tuttora insuperata. Anche sul fondo (Pozzo della Sassaiola), tra marzo e aprile del 1990, vengono intrapresi scavi vigorosi alla ricerca di un passaggio che superi la gran frana terminale, con il modesto risultato di penetrare in una condotta laterale.
Tratto dal sito http://www.gsgt.speleo.it Cart1
Cart2
Type de cavité
grotta
Pays
Italy
Province
247
Village
Gualdo Tadino
Emplacement
Monte Penna
Numéro de registre
106 U PG
Longueur totale
210
Gradient
-52
Longitude
0°21'30" Est di M.Mario
Latitude
43°12'45" Nord
Elevation
1050
Cartographie
GM 123 I SO
Géologie
Percorrendo la grotta si attraversano le formazioni dei calcarei diasprini, della corniola, del calcare massiccio ed un banco di rosso ammonitico; modesto è il concrezionamento. La grotta è percorsa da un capriccioso torrente sotterraneo. La temperatura media è intorno ai 7°C; le correnti d'aria all'ingresso si comportano come in un ingresso basso. Ricca di fauna ipogea, tuttora allo studio da parte del GSGT, è la galleria artificiale, soprattutto le sue tranquille diramazioni.Voie d'accés Da Gualdo Tadino si raggiunge la frazione di Rigali, da cui, per strade che dirigono verso cave abbandonate, si risale il Monte Penna, indovinando la strada, in forte pendenza, che si dirige verso il rifugio di Monte Fringuello. Dopo aver attraversato una folta pineta, a circa m 1000 di quota si lascia la strada per un bel sentiero che scende tra i pini verso nord; dopo poche centinaia di metri si risale verso est per una mulattiera, profondamente solcata in antico dai carri che portavano a valle il minerale. La mulattiera dalla pineta ci conduce nel fitto della macchia e quando ormai si è persa la speranza di ritrovare alcunché, avendo inevitabilmente superato la poco evidente traccia che devia a sinistra e conduce direttamente all'imbocco della grotta, si può rimediare arrivando ai ruderi di un piccolo rifugio in pietra edificato dai minatori, ora invaso dai rovi. Scendendo a rompicollo per pochi metri, si può finire nel fosso in cui si apre la galleria della Grotta della Miniera; oppure oltre i ruderi si può raggiungere con pochi passi la vecchia Cava del Ferro, suggestiva e selvaggia, colorata dal verde del muschio, dal giallo della limonite, dal rosso dell'ematite. Description Una galleria rettilinea, scavata dai minatori, intercetta dopo trenta metri alcuni tratti naturali: a destra un camino che risale per m 10 (Pozzo del Chioppo) ed a sinistra una sala che scende fino a m -7. Proseguendo si incrociano altri brevi tratti naturali, rifugio di una ricca fauna troglobia, poi la galleria si biforca. Proseguendo a sinistra per il tratto più lungo, quasi alla fine, una breve diramazione porta alla sommità del pozzo. Si scende per m -3 fino al primo frazionamento, dove è possibile traversare verso il Ramo del Castoro oppure proseguire in basso: dopo un altro frazionamento (m -18) si scende fino ad un breve traverso, impegnativo, che porta agli attacchi dell'ultimo tratto (P.25 Sassaiola), dove si scende lungo un bello specchio di faglia e poi in libera fino al vasto ambiente con imponente frana che limita in basso, per ora, la grotta. Traversando invece per il Ramo del Castoro, si può risalire (P.10, armo fisso) fino ai vani superiori, sale sovrapposte separate da restringimenti, fino alla frana sospesa che incombe sull'ultimo cunicolo. Oppure, all'estremo del traverso, si può scendere il pozzo dello Stroscio (P.11) e di seguito lo Slumping (P.6): da entrambe si può traversare per raggiungere la via principale per il fondo.
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ATTACCO |
La grotta è dotata di attacchi fissi (longlife) sulla via per il fondo; il traverso (corda m 15) e la risalita (corda m 5) per il Ramo del Castoro erano attrezzati in permanenza prima che qualcuno rubasse il corrimano. Per il fondo è necessaria una corda da m 70: triplo attacco iniziale (chiodi da roccia cementati), deviatore sulla sbarra cementata sopra l'apertura del pozzo utilizzando una carrucola in loco, altro deviatore corto dopo appena un metro. Frazionamento a m -3, subito sotto il traverso. Frazionamento a m -18, su uno sperone roccioso; scesi poi sotto una graziosa concrezione a tettoia, parte un breve ed impegnativo traverso che con almeno due frazionamenti intermedi porta all'attacco doppio per l'ultimo salto. |
La Grotta della Miniera prende il nome dalla miniera di ferro, ora abbandonata, all'interno della quale si apre. Sassaiola: antico rude gioco gualdese, in cui bande opposte di ragazzi si affrontavano in vere battaglie con lancio di sassi, spesso con l'utilizzo di fionde, talvolta con esiti sanguinosi. Il nome fu meritato dal pozzo che nei primi tempi accolse gli esploratori con frequenti scariche di sassi. Slumping: struttura, ben evidente in loco, a pieghe arricciate della roccia, dovuta a fenomeni di slittamento subacqueo di sedimenti non consolidati. Stroscio: fragore d'acqua che si rovescia con impeto dall'alto, fatto che si verifica quando il torrente interno della grotta aumenta la portata, solitamente modesta. Castoro: roditore che vive lungo i corsi d'acqua, dove costruisce dighe con rami e tronchi in cui si ricava tane sicure. Ma più che per la similitudine con questi sbarramenti, qui formati da sassi e fango, che ostacolano la via d'acqua che ruscella nella grotta, i rami alti della Miniera sono dedicati ad un amico, Roberto Matarazzi, detto "il Castoro", uno dei precursori della speleologia gualdese, sciatore ed arrampicatore naturalmente dotato, che ancora giovane ci lasciò per esplorare le celesti montagne oltre la vita. Vescovali: ingegnere minerario dello Stato Pontificio, a cui sono dovute le prospezioni e lo scavo di gallerie a metà del secolo XIX (vedi bibliografia).
Storia
Si amalgama con la storia della miniera, le cui vicende si perdono nei tempi, forse fino agli Etruschi (ricordiamo che Rasina si chiama il fiume che nasce dalle acque che percorrono la nostra grotta e che Rasna, in etrusco, indicava l'appartenenza al popolo degli Etruschi). La nostra galleria fu probabilmente scavata verso la metà del 1800, ma solo intorno al 1940, ripresi gli scavi in cerca di ferro, la galleria intercettò il gran pozzo, destando la curiosità inappagata dei minatori e dei giovani dell'epoca. Uno di questi ultimi, Italo Scatena recentemente scomparso, nel 1976 ci condusse nel punto dove si sarebbe dovuta aprire la galleria, all'interno della macchia del Monte Penna, nelle vicinanze della località propriamente detta Cava del Ferro. Ma l'imbocco era scomparso, crollato o fatto crollare: ne restava un anonimo fosso, che costituì la prima prova per un gruppo, il GSGT, che inconsapevolmente nacque in quel giorno, il 28 agosto 1976. Il 31.08.1976, al termine di un giorno di scavi, si ritrovò l'ingresso della galleria, che fu percorsa il 2 settembre fino alla finestrella che dava sul pozzo inesplorato. La discesa di questo fu tentata il 19 settembre per una quindicina di metri, quindi l'esplorazione completa fu realizzata, con la collaborazione determinante del Gruppo Speleologico CAI di Perugia, il 10.10.1976. Nel dicembre 1978 si risale malamente il pozzo ascendente a metà della galleria d'ingresso, da allora chiamato Pozzo del Chioppo. Agosto 1981: in artificiale si risale il Pozzo dello Stroscio ed ancora in arrampicata si raggiunge una frana che fermerà l'esplorazione fino all'8.12.1985, quando, fatti precipitare i detriti soprastanti, si ricava uno stretto passaggio per i piani superiori del Ramo del Castoro, dove saremo ben presto fermati da un'altra frana sospesa, tuttora insuperata. Anche sul fondo (Pozzo della Sassaiola), tra marzo e aprile del 1990, vengono intrapresi scavi vigorosi alla ricerca di un passaggio che superi la gran frana terminale, con il modesto risultato di penetrare in una condotta laterale.
Tratto dal sito http://www.gsgt.speleo.it Cart1
Cart2
Lat:43.21335965N Lon:12.81048208E Datum:WGS84
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