Name
Buca di Renara
Insertion date
2007-01-01 00:00:00
Date updated
2004-09-20 17:28:23
I recenti lavori che hanno portato alla scoperta di altre cavità basali del solco di Renara come la Buca Golem (1450 T/MS) (Bigoni e Roncioni, 1998) hanno evidenziato come le acque fuoriescano dal loro percorso ipogeo non con un'unica emergenza, ma frangendosi in molti ringiovanimenti, che formano addirittura più livelli e, di conseguenza, più collettori.
La Buca Golem, soprastante Renara, presenta un salone con considerevoli fenomeni di crollo e classiche morfologie freatiche fossili, comuni anche nelle altre cavità del sistema, cui fa capo anche la vicina Buca del Rocciolo. Questo particolare, può portare alla considerazione che l'intera zona
abbia la struttura di un carsismo profondo molto maturo con crolli e potenti freatici ora abbandonati dalle acque, a causa di un probabile veloce approfondimento della valle (Agolini, 1996). In alcuni tratti sommersi di Renara l'attuale azione corrosiva delle acque, infatti, non è così avanzata da non evidenziare più le morfologie tettoniche originarie. Questo può confermare lo scorrimento a pressione relativamente recente, o comunque per nulla dominante in termini di portata o di tempi di corrosione, rispetto alle notevoli tracce dei freatici antecedenti. Le sezioni del tratto sifonante di Renara non possono essere mai considerate nel loro insieme come "degne" del bacino di assorbimento sovrastante; alcuni passaggi poi (zona Strettoie del Dilemma) non possono essere considerati come agevoli per una normale progressione speleosubacquea. Other,note Cronaca delle esplorazioni
L'interesse per il sifone ci è stato gentilmente suggerito da G. Guidotti, che ci ha fatto notare l'esigenza di un più completo e sistematico controllo generale della parte sifonante della cavità. Il sifone di Renara fu oggetto di immersioni già negli anni 70 fino a circa -40 da parte di speleosub dell'Unione Speleologica Bolognese e poi ulteriormente esplorata dai fiorentini Pergolini e Carletti. Durante la nostra esplorazione abbiamo avuto il piacere di constatare la cordialità e il clima di concreta collaborazione che tutta la speleologia toscana riserva a noi emiliani. Non solo logistiche più razionali, trasporti materiali più potenti, realizzazione di video, scambio di tecniche ed informazioni: in toscana ci siamo sempre trovati a casa di amici, letteralmente. La prima immersione è stata effettuata il 2/1/1999 dallo scrivente: ultimato il lavoro di sagolatura già si riesce a esplorare una ventina di metri in una bella galleria dalle pareti sinuo-se, oltre il camino a —42 che aveva fermato i primi esploratori. Una seconda immersione consente poi di esplorare un altro tratto di galleria, fino ad una strettoia (il Dilemma). Verso la metà di marzo '99 si interessa della risorgente anche lo speleosub Andrea Salari Sinagra, del GS Bolzaneto. Non essendo a conoscenza dei nostri precedenti lavori, Andrea segue la nostra sagola fino alla strettoia, la supera ed esplora altri 50 m di gallerie, comprensive di uno splendido salto che porterà temporaneamente la profondità massima a - 60 m.
Nella successiva immersione, avvenuta il 15/4/99 da parte dello scrivente con il trasporto curato dal GS Ferrarese, viene ricontrollata la zona della Piramide e iniziata la topografia, mentre il 5/6/99 viene seguita la sagola lasciata da Sinagra fino a —45, ma la scelta di miscele arricchite di ossigeno impediscono di spingersi più in profondità. Finalmente con un giro di telefonate riusciamo a coordinare le discese, considerando che oramai l'esplorazione esige un reale lavoro d'equipe così, nel luglio dello stesso anno, una numerosa squadra permette agli speleosub di esplorare altri 50 metri di nuove gallerie, proseguire il lavoro topografico e iniziare una serie riprese video.
Nel settembre dello stesso anno, ancora dallo scrivente vengono esplorati un centinaio di metri di nuove gallerie, portando lo sviluppo complessivo a 380 m, con una profondità massima di -61 ; determinante si rivela in acqua Fabio Baio di Bergamo.
Dopo qualche immersione tesa al ripristino della sagolatura, portata via da una piena e l'ultimazione della topografia, a metà luglio del 2000 ci si dà tutti appuntamento per il campo che permetterà a Salari di raggiungere l'attuale limite esplorativo. Fissa la sagola a 430 m dall'ingresso del tratto allagato, in corrispondenza di un significativo camino, alla profondità di - 40 m.
Le immersioni e le esplorazioni condotte a Renara sono state rese possibili grazie all'aiuto spassionato di numerosi amici, speleologi dei Gruppi: GS Ferrarese, GS Lucchese, OSM Sottosopra, GS Bolzaneto e GSAA Massa. Un ringraziamento particolarre per l'appoggio ricevuto va a Nicola Andara e Silvia Sardoz.
Roberto Corsi (Gruppo Speleologico Ferrarese).
Tratto da "Speleologia numero 49" Cart1
Type of cavity
grotta
State
Italy
District
233
Place
Renara Gronda
Groups
GSF
Altitude
298 M slm
Description
Le acque della sorgente di Renara vengono a giorno sulla sinistra idrografica dell'omonimo canale, nel versante mare delle Alpi Apuane, con una portata media di 200 l/s. In normale regime idrico troviamo solamente alcune limpide scaturigini nel greto del canale, ma quando sale la piena le acque allagano il modesto tratto aereo della cavità e tracimano dall'ingresso. La prima caratteristica delle cavità della zona, se paragonate alle altre famose cavità-sorgente delle Apuane, è la marcata complessità delle caratteristiche geomorfologiche interne.I recenti lavori che hanno portato alla scoperta di altre cavità basali del solco di Renara come la Buca Golem (1450 T/MS) (Bigoni e Roncioni, 1998) hanno evidenziato come le acque fuoriescano dal loro percorso ipogeo non con un'unica emergenza, ma frangendosi in molti ringiovanimenti, che formano addirittura più livelli e, di conseguenza, più collettori.
La Buca Golem, soprastante Renara, presenta un salone con considerevoli fenomeni di crollo e classiche morfologie freatiche fossili, comuni anche nelle altre cavità del sistema, cui fa capo anche la vicina Buca del Rocciolo. Questo particolare, può portare alla considerazione che l'intera zona
abbia la struttura di un carsismo profondo molto maturo con crolli e potenti freatici ora abbandonati dalle acque, a causa di un probabile veloce approfondimento della valle (Agolini, 1996). In alcuni tratti sommersi di Renara l'attuale azione corrosiva delle acque, infatti, non è così avanzata da non evidenziare più le morfologie tettoniche originarie. Questo può confermare lo scorrimento a pressione relativamente recente, o comunque per nulla dominante in termini di portata o di tempi di corrosione, rispetto alle notevoli tracce dei freatici antecedenti. Le sezioni del tratto sifonante di Renara non possono essere mai considerate nel loro insieme come "degne" del bacino di assorbimento sovrastante; alcuni passaggi poi (zona Strettoie del Dilemma) non possono essere considerati come agevoli per una normale progressione speleosubacquea. Other,note Cronaca delle esplorazioni
L'interesse per il sifone ci è stato gentilmente suggerito da G. Guidotti, che ci ha fatto notare l'esigenza di un più completo e sistematico controllo generale della parte sifonante della cavità. Il sifone di Renara fu oggetto di immersioni già negli anni 70 fino a circa -40 da parte di speleosub dell'Unione Speleologica Bolognese e poi ulteriormente esplorata dai fiorentini Pergolini e Carletti. Durante la nostra esplorazione abbiamo avuto il piacere di constatare la cordialità e il clima di concreta collaborazione che tutta la speleologia toscana riserva a noi emiliani. Non solo logistiche più razionali, trasporti materiali più potenti, realizzazione di video, scambio di tecniche ed informazioni: in toscana ci siamo sempre trovati a casa di amici, letteralmente. La prima immersione è stata effettuata il 2/1/1999 dallo scrivente: ultimato il lavoro di sagolatura già si riesce a esplorare una ventina di metri in una bella galleria dalle pareti sinuo-se, oltre il camino a —42 che aveva fermato i primi esploratori. Una seconda immersione consente poi di esplorare un altro tratto di galleria, fino ad una strettoia (il Dilemma). Verso la metà di marzo '99 si interessa della risorgente anche lo speleosub Andrea Salari Sinagra, del GS Bolzaneto. Non essendo a conoscenza dei nostri precedenti lavori, Andrea segue la nostra sagola fino alla strettoia, la supera ed esplora altri 50 m di gallerie, comprensive di uno splendido salto che porterà temporaneamente la profondità massima a - 60 m.
Nella successiva immersione, avvenuta il 15/4/99 da parte dello scrivente con il trasporto curato dal GS Ferrarese, viene ricontrollata la zona della Piramide e iniziata la topografia, mentre il 5/6/99 viene seguita la sagola lasciata da Sinagra fino a —45, ma la scelta di miscele arricchite di ossigeno impediscono di spingersi più in profondità. Finalmente con un giro di telefonate riusciamo a coordinare le discese, considerando che oramai l'esplorazione esige un reale lavoro d'equipe così, nel luglio dello stesso anno, una numerosa squadra permette agli speleosub di esplorare altri 50 metri di nuove gallerie, proseguire il lavoro topografico e iniziare una serie riprese video.
Nel settembre dello stesso anno, ancora dallo scrivente vengono esplorati un centinaio di metri di nuove gallerie, portando lo sviluppo complessivo a 380 m, con una profondità massima di -61 ; determinante si rivela in acqua Fabio Baio di Bergamo.
Dopo qualche immersione tesa al ripristino della sagolatura, portata via da una piena e l'ultimazione della topografia, a metà luglio del 2000 ci si dà tutti appuntamento per il campo che permetterà a Salari di raggiungere l'attuale limite esplorativo. Fissa la sagola a 430 m dall'ingresso del tratto allagato, in corrispondenza di un significativo camino, alla profondità di - 40 m.
Le immersioni e le esplorazioni condotte a Renara sono state rese possibili grazie all'aiuto spassionato di numerosi amici, speleologi dei Gruppi: GS Ferrarese, GS Lucchese, OSM Sottosopra, GS Bolzaneto e GSAA Massa. Un ringraziamento particolarre per l'appoggio ricevuto va a Nicola Andara e Silvia Sardoz.
Roberto Corsi (Gruppo Speleologico Ferrarese).
Tratto da "Speleologia numero 49" Cart1
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