Name Abisso Cann'abiss Insertion date 2007-01-01 00:00:00 Date updated 2008-07-28 11:23:37
Type of cavity grotta State Italy District 230 City Minucciano Place Carcaraia Area Speleological Carcaraia Number cadastre 1573/T/LU Length amount 495 Unevenness -330 Groups GSPT Longitude 10°13'47.026" E Latitude 44°07'09.303" N Datum WGS84 Altitude 1213 m slm Cartography 96 ll no
Route of access Dal paese di Gorfigliano in direzione del passo della Focolaccia. Arrivati ad una galleria artificiale termina la strada asfaltata e si parcheggia. Con il fuoristrada si può continuare lungo la marmifera per circa un km. A quota 1200 m ca. un bivio a sinistra(sbarra), porta in breve alla cava bassa di carcaraia. L'ingresso si trova in cava, nella parete di sinistra, (foto) sotto la costruzione (baracca) dei cavatori. Description Questo breve contributo parla della cosa che più dovrebbe entusiasmare un piccolo gruppo speleologico: l'esplorazione. Come si vedrà dalle date, ci si riferisce ad un po' di tempo fa, e le ricerche effettuate sono poca cosa se paragonate a quel "mondo" che si nasconde sotto il massiccio del Monte Tambura; ma sono pur sempre tasselli che compongono il tutto e ci piacerebbe che anche altri, che hanno fatto poco come noi, o che ancora non hanno raccontato le cose in cui si sono imbattuti, magari pensando che non fosse importante alla luce di ben altre scoperte, ci narrassero di quel loro tassello.

Nell'agosto del 1977 il Gruppo Speleologico Pistoiese organizzò un campo esplorativo in Carcaraia, con lo scopo di indagare l'area sovrastante la Cava Bassa..........

.........Qualche anno dopo il CANN' ABISS.

L'ingresso della grotta, poi denominata Abisso Cann' Abiss, è situato in prossimità della zona estrattiva della Cava Bassa di Carcaraia, a circa 1213 metri sul livello del mare. Il pozzo d' ingresso si apre interamente nei Marmi, in cui ci inoltriamo per il successivo meandro fino ad una saletta in cui incontriamo tre diverse diramazioni, di cui una ci riconduce all'esterno, sul taglio di cava. 
     Seguendo l'aria si prosegue con alcuni brevi salti in ambienti modificati dai crolli, fino ad arrivare in una sala in cui incontriamo un breve rivolo che finisce sul Pozzo del Narghilè, 20 metri sotto cascata, impostato sul contatto fra Marmi e Calcari selciferi. La grotta prosegue con andamento meandro-pozzo-meandro lungo questo contatto, sempre in presenza dell'acqua che alimenta fontane sulle pareti, una serie di vasche in successione sul Pozzo delle Risaie ed il pavimento della "Lavanda gastrica", un passaggio stretto e basso caratterizzato da un copioso scorrimento idrico; fino ad arrivare alla base del Pozzo delle Arselle (P20), ultimo pozzo sviluppatesi interamente sul contatto. E qui che tutto cambia. Quello che ci attende al di là di una finestra alla base del pozzo non è intuibile dallo stretto passaggio in cui ci inoltriamo, anche se il lancio di un sasso ci dice che alla fine c'è una verticale nel vuoto di circa 35 metri; è solo quando svoltiamo l'angolo che ci accorgiamo di essere in un ambiente ben più ampio dove il colore della roccia non ci da più quell'idea di manto bianco che ti avvolge e che magari rende più chiara la visuale; siamo ora interamente nei Calcari selciferi, in un "pozzone", di cui non riusciamo a scorgere la parete opposta. La prima verticale ci porta su uno scivolo di circa 30 metri, che termina sull'orlo di un salto di 100 metri accompagnato da tre distinte cascate. L'ambiente è enormemente maestoso, anche senza il grosso camino che continua sopra la nostra verticale di 100 metri, che in fondo non porta che alla solita immane frana... Percorrendo la frana terminale si arriva alla base di un pozzo parallelo che ancora aspetta di essere salito. L'aria, perduta inesorabilmente dopo la finestra, pare sali-re di là, ma all'inizio abbiamo cercato una possi-bile finestra lungo le pareti, ritenendo la verticale un ringiovanimento da attraversare. Il dubbio pur-troppo deve essere ancora chiarito, e speriamo di poterlo fare presto.

Metereologìa ed Idrologia
 
La grotta funziona da ingresso basso. La sua apertura, avvenuta m modo artificiale, ha influito sul flusso di aria uscente in circolazione estiva da alni ingressi limitrofi, percorribili dall'uomo e non. Lungo tutto lo sviluppo non ci sono inversioni d'aria, e, d'estate, camminiamo costantemente con il vento fresco in faccia. D' inverno invece la gelida aria entrante costringe a gradinare fino a circa 40 metri di profondità, dove una strettoia ad S senza scorrimento d'acqua blocca l'avanzata del ghiac-cio. L'acqua è una costante in tutta la grotta. Si incontra dopo il primo meandro e non si abbando-na più; l'impressione è che arrivi da zone diverse. La cavità, trovandosi a valle di tre monti, molto probabilmente assorbe come un enorme imbuto gran parte dell'acqua piovana e della neve che rico-pre il versante ovest dei monti Tombaccio e Roccandagia e il versante nord del monte Tambura. I pozzi sono tutti alimentati da cascate, anche in periodo di siccità e diventano molto pericolosi con piogge abbondanti. Non è stato verificato, ma il pozzo terminale, specie la verticale di 100 metri nel vuoto alimentata da tre cascate distinte in periodo di siccità, probabilmente diventa impercorribile in periodo di piena. Da notare che la maggior parte di quest'acqua è inutilizzabile a causa della presenza di marmettola proveniente dalla sovrastante cava.
La temperatura interna si aggira intorno ai 4 gradi centigradi.
Possibilità esplorative
 La grotta presenta ancora numerose possibilità esplorative. Percorrendola si incontrano varie diramazioni non indagate a lungo poiché è stata prediletta la via dell'aria. Le possibilità maggiori si hanno raggiungendo la finestra giusta fra quelle che nel buio sembrano costellare il pozzo terminale, o, più probabilmente, risalendo il pozzo ad esso parallelo. Il problema maggiore nel portare a termine questa esplorazione è dovuto a vari eventi che rendono impossibile l'accesso alla grotta con continuità; i lavori in cava, infatti, hanno periodicamente chiuso e riaperto l'ingresso ed in periodo di disgelo e forti piogge, la grotta diventa inaccessibile.

Se l'importanza di Bailame e Belfagor è messa principalmente in relazione alla possibilità di aggiungere ingressi all'Abisso Saragato, in questo caso siamo di fronte ad un ulteriore tassello del sistema, in cui è stato possibile entrare artificialmente in zone altrimenti inaccessibili della Carcaraia vera e propria, che dovrebbero riservare ben altre sorprese se messe in relazione con i tanti buchi soffianti che la costellano.
Chi c'era.......

Simone Argentieri, Marco Ballati, Giovanni Becattini, Angelo Cerrone, Elena Cristiano, Massimiliano Frasconà, Antonio Ginetti, Loriano Lucchesi, Carlo Messina, Enrico Novelli, Siria Panichi, Patrizio Pierallini, Stefano de Santis, Roberto Torre.

Siria Panichi
(Gruppo Speleologico Pistoiese)

Tratto da Talp N° 28
(Rivista della Federazione Speleologica Toscana)


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Coordinate convertite per gps
Lat:44.11925083N Lon:10.22972944E Datum:WGS84
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