Nome Grotta di Rio Martino Data inserimento 2007-01-01 00:00:00 Data ultimo aggiornamento 2008-02-19 18:28:04
Tipo di cavità grotta Stato Italy Provincia 211 Comune Crissolo Località Rocca Grane Area speleologica Valle Po Numero catastale 1001 Pi Sviluppo totale 3200 Dislivello +198 Longitudine 7° 8'47.67"E Latitudine 44°41'55.54"N Datum WGS84 Quota 1530 m slm Cartografia 67 III SE M. Viso
Itinerario di accesso Si raggiunge da Crissolo (CN), cartelli indicatori ne rendono facilissima l'individuazione. Descrizione Visitandola durante la stagione invernale si verrà accolti da questi "soldatini di ghiaccio" generati dallo stillicidio dell'acqua che condensa, si scioglie e poi si deposita ghiacciata nell'androne di ingresso della grotta, che danno all'antro di ingresso un aspetto veramente unico (in compenso la strada per arrivare all'ingresso della grotta, col ghiaccio, è tutt'altro che agevole).

Il ramo inferiore si percorre agevolmente senza alcuna attrezzatura (indispensabile come sempre il casco e un paio di stivali di gomme, visto che per lo più si percorre il letto di un torrente sotterraneo).


La grotta di Rio Martino si è formata perché la roccia calcarea si lascia sciogliere dall'acqua che contiene anidride carbonica. Questo avviene molto lentamente, in tempi "geologici" di svariate decine di migliaia di anni.
L'acqua "esterna", che si deposita sulla montagna sotto forma di neve o pioggia, prima di raggiungere il sottosuolo, viene filtrata dallo strato di humus superficiale, arricchendosi appunto di anidride carbonica prodotta dalle piante.
Attraversando gli strati di calcare lo discioglie trasformandolo in bicarbonato di calcio, molto solubile, che viene quindi dilavato via facilmente.
Le fessure che così si creano lentamente si allargano sino a diventare una via preferenziale per l'acqua che quindi concentra il suo passaggio in particolari cunicoli sino a che questi non diventano, appunto, la "grotta". Indispensabili gli stivali di gomma, se si vuole evitare faticose acrobazie per non bagnarsi i piedi
Il "Vescovo" Le stalattiti (quelle che pendono) e le stalagmiti (quelle che salgono) si formano grazie al processo inverso:
quando il bicarbonato di calcio si trova in ambiente areato si ritrasforma in calcare e si deposita sotto forma di nuovo calcare, strato su strato, sino a definire le varie fantastiche forme che non ci abitueremo mai a incontrare nel sottosuolo.
Il ramo principale del torrente Rio Martino si è formato dall'unione dei tanti rivoletti che filtrando da monti sovrastanti la grotta (il M. Grané, il Viso Mozzo e il Gardetta), per lo più ricoperti di morene e roccia calcarea.
I tanti rivoletti, allargandosi continuamente, hanno resa spugnosa la roccia che riempiva la Sala del Pissai, fino a quando la struttura non è più stata in grado di reggere lo stesso proprio peso ed è crollata, formando il salone con lago e cascata.
A questo punto il Rio Martino, con calma, non ha dovuto far altro poco alla volta che trasportare all'esterno le rocce sbriciolate ( a loro volta soggette allo scioglimento in bicarbonato di calcio).
Nelle foto osservate il "Vescovo" e la "Monaca", due concrezioni dalla forma caratteristica.

Al termine del ramo inferiore c'è la sala del Pissai, con l'omonima cascata doppia, alta più di 50 metri. L'unico problema qui è che data la vastità della sala e l'altezza della cascata, questa per lo più la si immagina, in quanto è ben arduo riuscire ad illuminarla tutta.

Percorso il ramo inferiore, è possibile risalire sino al livello della sommità della cascata del Pissai attraverso cunicoli che spesso sbucano sulla sala (attenzione a non centrare i buchi). La via è ormai ben segnalata da corde in loco.

Utile una corda per risolvere rapidamente alcuni tratti durante la discesa e per superare un pozzo di 10 metri.
La "Monaca"
La cascata del Pissai è talmente alta che, in pratica, si rivede bene solo in fotografia, quando è illuminata dal flash Giunti al ramo superiore si trova la sala del tavolo, dove nei tempi passati qualcuno ci ha costruito, appunto, un tavolo.
Il ramo superiore prosegue ben concrezionato ma "a mollo" sino al mezzo sifone, che si può passare avendo cura di inserire stivali e gambe in lunghi sacchetti di plastica (tipo spazzatura).
Dopo il mezzo sifone si trova quasi subito la "zampa di elefante", bella e particolare stalattite. Dopo la zampa occorre un gommone.

Il "mezzo sifone" si passa gevolmente infilando le gambe in un paio di sacchetti da immondizia tipo "condominiali"
Grotta particolarmente adatta per sperimentare il bivacco in modo abbastanza comodo (la sala del tavolo).
Altro,note Tratto dal sito del AS Peter Pan e dal sito di di Enrico Lana. Rilevo 1
Rilievo 2
Rilievo 3
Foto
Foto
Foto
Foto
Foto
Foto
Foto




Coordinate convertite per gps
Lat:44.69876111N Lon:7.146575E Datum:WGS84
Share |
Commenti :
Devi registrarti a Openspeleo per postare un commento