Nome Grotta delle Vene Data inserimento 2007-01-01 00:00:00 Data ultimo aggiornamento 2010-01-13 09:56:56
Tipo di cavità grotta Stato Italy Provincia 211 Comune Ormea Località Viozene Numero catastale 103 Pi/Cn Sviluppo totale 4700 Dislivello 155 m Longitudine 4°42'07" W di monte Mario Latitudine 44°09'05" Quota 1550 m slm Cartografia 91 II NO Viozene
Geologia La cavità rappresenta, con la continua Grotta delle Fuse, la risorgenza di tutto il sistema del Mongioie.

E' ubicata in sinistra orografica della Val Tanaro, circa 300 m più in alto dell'attuale fondovalle. La

morfologia prevalente del sistema, che si sviluppa per oltre 4km, è rappresentata da un reticolo di gallerie, per lo più freatiche, disposte su due livelli fondamentali, con scarsi approfondimenti gravitazionali.

Sulle prime esplorazioni delle gallerie delle Vene non si hanno dati certi; con Capello (1952) iniziarono le esplorazioni sistematiche ed anche il Gruppo Speleologico Piemontese (1954) superava il primo sifone delle Vene, trovando al di là il collettore dell'intero sistema. Da quel momento esplorativo passarono oltre dieci anni prima che qualcuno si riinteressasse: fu di nuovo il GSP che passò i sifoni delle Vene, ritrovando al di là ancora un sifone e alcune centinaia di metri di gallerie fossili, esplorate parzialmente. Sarà il C.S.A.R.I. (Gruppo belga di sifonisti) a riprendere le esplorazioni torinesi oltre

Itinerario di accesso Dall'autostrada A6 Torino-Savona, si esce al casello di Ceva e si imbocca sulla destra la SS28 in direzione Garessio. Si risale quindi l'Alta Valle Tanaro, fino ai Ponti di Nava dove si prende sempre sulla destra la strada per Viozene. Di qui proseguire per circa 2 Km. fino alla frazione Pianche dove si parcheggia l'auto.
Prendere lo sterrato risale verso il rifugio Mongioie e lasciarlo proseguendo per il sentiero che porta alla sorgente delle Vene.
Poco prima della sorgente imboccare il sentiero sulla destra (cartello Groota Le Vene) che conduce alla grotta.
Descrizione La grotta può essere divisa in cinque parti, di cui le prime due visitabili con la normale attrezzatura da speleologia, mentre per le altre occorre l'attrezzatura da speleo-sub in quanto si devono superare tre sifoni. L'ingresso è caratterizzato da una volta alta 12 metri; si sale sulla sinistra e si raggiunge una saletta con clasti. Dopo una cinquantina di metri, con brusche retrovisioni sullo stesso fascio di fratture, al primo bivio si distinguono due diramazioni con alcuni collegamenti intermedi. Si prende così la diramazione di sinistra che procedendo si allarga in ampi condotti di tipo freatico totalmente fossili. Proseguendo si giunge ad una cascata (1 sifone). Il sifone si può superare tramite un camino sulla sinistra (detto passaggio Bypass), attrezzato con corde fisse. Di qui si ha accesso alla seconda parte della grotta caratterizzata da un fiume d'acqua superabile con una serie di traversi a pelo d'acqua, tutti attrezzati, fino a giungere al secondo sifone insuperabile se non con la muta. Altro,note Inquadramento geografico-morfologico :

Il massiccio del M. Mongioie costituisce la principale area assorbente di questo importante sistema carsico, localizzato alla testata delle Valli Ellero e Corsaglia verso Nord e dalla Val Tanaro a Sud, le cui acque ritornano alla luce alle sorgenti delle Vene e delle Fuse, situate nel settore medio-alto della Val Tanaro. Una dorsale piuttosto articolata separa le tre valli e comprende, oltre la cime del Mongioie (2530m s.l.m.) la Cima della Brignola e Cima della Coline.

La geometria del massiccio è caratterizzata dai versanti meridionali con pendii molto inclinati alternati a balze e ripidi canaloni fino al settore delle emergenze, mentre il lato nord-occidentale è costituito da una vasta conca glacio-carsica con depressioni strutturali; anche di notevoli dimensioni (Ngoro-Ngoro), prevalentemente orientate sull'asse N.S.

In questa zona le morfologie carsiche superficiali costituiscono sicuramente uno dei più belli esempi di carso alpino d'alta quota, non solo nel panorama nazionale, con estese zone a lapiaz e altre microforme, pozzi assorbenti e doline di crollo particolarmente concentrati nei banchi calcari giuresi. Sia le forme carsiche che quelle glaciali (dossi montonati e conche in esarazione), sono inserite in un contesto paesaggistico singolare particolarmente evidenziato dalla quasi assenza della copertura vegetale.

Le sorgenti delle Vene (a 1525m s.l.m.) e delle Fuse (a 1475 m s.l.m.) sono caratterizzate da piene molto violente con aumenti della portata complessiva che passa da 40 l/s a 5000 l/s nell'arco di una sola ora.

L'estrema variabilità delle portate, i drenaggi molto rapidi (nei periodi di piena dalle aree assorbenti più distanti le acque meteoriche raggiungono le sorgenti nell'arco di un solo giorno) evidenziano l'estrema carsificazione superficiale e profonda di questo massiccio che presenta un potenziale di oltre 1000 m di dislivello. La circolazione d'aria del sistema è piuttosto semplice: sulle dorsali più alte, in particolare quella della Cima del Mongioie e di Cima delle Colme sono localizzati gli ingressi alti; nella conca principale e nei ripidi canaloni meridionali si trovano gli ingressi bassi, alcuni di questi caratterizzati da correnti notevoli.

Bibliografia:

"Atlante delle grotte e delle aree carsiche piemontesi" .
Foto di Alessandro Vernassa
Rilevo 1
Rilievo 2
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Coordinate convertite per gps
Lat:44.15223293N Lon:7.75000222E Datum:WGS84
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Commenti :
Da speleoalex Data: Mercoledì 13 Gennaio 2010 - 10:56

INOLTRO
cari amici speleologi,

sicuramente siete già a conoscenza della Sindorme dal Naso Bianco (White Nose Syndrome) che colpisce mortalmente i pipistrelli IBERNANTI a causa di un fungo (Geomyces destructans). Non ci sono ancora spiegazioni valide sulla vera origine della malattia. Il fungo Geomyces, che si ritrova negli animali contaminati, si sviluppa specialmente sul muso e sul corpo degli individui, determinando tra l'altro lesioni alle ali che compromettono seriamente le capacità di volo.
Rimane ancora indeterminata la reale natura dell'infezione fungina, se essa sia la causa primaria del morbo, magari dovuta ad una mutazione del fungo o se si tratti di infezione opportunistica in animali già compromessi dal punto di vista immunitario.

Infezioni fungine del tipo di quella presente nella WNS sono state segnalate in Europa già da parecchi anni, senza però dare origine ad alcun fenomeno di mortalità di massa
Al di là di una terribile perdità di biodiversità, le conseguenze della WNS si fanno sentire anche nei confronti del (diminuito) controllo biologico degli insetti, particolarmente importante anche sotto l'aspetto economico in relazione agli insetti nocivi all'agricoltura.

Appena pubblicata la notizia di un recente caso di WNS in Francia:
http://www.cdc.gov/eid/content/16/2/pdfs/09-1391.pdf

Oltre a chiedere a tutto il mondo speleo di segnalare eventuali casi di sospetta WNS e di adottare tutte le precauzioni possibili:
http://biocenosi.dipbsf.uninsubria.it/chiroptera/

sono a informarmi che sabato scorso, durante un monitoraggio chirotterologico alla grotta delle Vene (CN), sono stati raccolti 4 esemplari di Rinolofi minori, trovati morti e ricoperti da una "muffa bianca".
Sono stati immediatamente portati al dipartimento di Micologia dell'università di Torino per effettuare le analisi ed escludere un primo caso di WNS in Italia.

Senza creare allarmismo, solo per precauzione, vi chiedo di NON effettuare visite nella grotta delle Vene, fino a quando non si avranno gli esiti di tali esami!
Vi chiedo anche di avvisare chi non è nell'elenco dei destinatari (per la Liguria) di questa mail ma interessati alla speleologia.

A vostra disposizione per chiarimenti e vi ricordo di contattare la sottoscritta o direttamente il Gruppo Italiano Ricerche Chirotteri (marco.riccucci@alice.it oppure danrusso@unina.it) per eventuali segnalazioni.

Un caro saluto!

Mara Calvini



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