Nome Abisso G.B. Moring (Buco del Gatto) Data inserimento 2007-01-01 00:00:00 Data ultimo aggiornamento 2005-12-20 15:00:35
Tipo di cavità grotta Stato Italy Provincia 257 Comune Brisighella Località Castelnuovo Numero catastale ER/RA 119 Sviluppo totale 346 Dislivello -71 m Longitudine 11° 44' 09.40" E Latitudine 44° 14' 01.48 " N Cartografia C.T.R. 1:5000:239131-Vespignano
Geologia Area carsica: VDGRC Itinerario di accesso Percorrendo la strada provinciale Limisano Monticino, si imbocca la laterale per Vespignano. Dopo qualche centinaio di metri in corrispondenza di uno scollinamento, il Passo del Gatto (da cui la vecchia denominazione della cavità) sulla sinistra della strada si nota la profonda dolina ad imbuto al fondo della quale si apre la grotta. Da qui, oltrepassata una recinzione, si scende nella dolina fino all'ingresso costituito da uno stretto saltino di alcuni metri Descrizione Dedicato a Giovanni Bertini Mornig, pioniere della speleologia in Romagna, questo abisso fu da lui visto solo nella primissima parte, fino a -18 m, ove c'era ''una strozzatura oltre la quale si apre una cavernetta''. Era l'autunno 1934, la grotta si chiamava ''Buco del Gatto'' (l'ampia dolina iniziale era nota da sempre e tuttora con questo nome si indica colloquialmente il vicino valico con cui la strada inizia a scendere in val Sintria) e di ciò che il triestino aveva esplorato resta un rilievo ed una breve descrizione. Su ''Il Resto del Carlino'' del 12 ottobre â€ËÅ“34 Mornig scrisse che il Buco del Gatto ''anticamente sprofondava ancora raggiungendo una notevole profondità, e in seguito si è ostruito per le frane causate dall'improvviso crollo della parete superiore''.

Da dove Mornig abbia tratto questa notizia, rivelatasi vera, resta un assoluto mistero. La via che porta al fondo è stata ''aperta'' solo cinquant'anni dopo, in seguito a scavi abbastanza impegnativi che hanno permesso di allargare diverse strettoie. La profetica intuizione del Mornig forse fu dovuta all'osservazione di correnti d'aria o forse al ''fiuto'' da chi ha già sceso parecchi abissi sul Carso. Tuttavia, rileggendola attentamente, sembra piuttosto suggerita da qualcuno del luogo e come tale riportata. Si noti anche l'annotazione sui crolli (in effetti nessuna delle strettoie allargate nell'85 era in roccia viva) e appare allora non del tutto inverosimile che qualcuno si fosse spinto, prima del Mornig, oltre il limite da lui raggiunto.

Sia come sia, è del 9 febbraio â€ËÅ“85 il ''forzamento'' dei passaggi che superano la frana e conducono al Pozzo del Pensionato, un brutto salto di una ventina di metri che immette finalmente in una galleria di roccia sana dove si cammina (tratto 2-3 ril.). Si scende allora fino ad incontrare un ruscello proveniente da una bassa fessura sulla destra, risalibile solo per breve tratto ma seguibile verso valle, pur bagnandosi, nella galleria che si è rimpicciolita a mo' di budello.

Incredibilmente (non esistono altri esempi del genere sulla Vena), il budello sbuca su un grande pozzo, profondo 18 metri ma più impressionante per la vastità dell'ambiente e per la bellezza della colata stalagmitica sulla quale il ruscello precipita. Per evitare la cascata si scende solo per pochi metri e si traversa a destra su concrezioni che permettono di raggiungere un ballatoio da cui ci si cala nel vuoto fino al fondo. Il Pozzo Farolfi (questo il nome dell'ambiente, dedicato a Rodolfo Farolfi, indimenticato speleologo faentino scomparso nel 1979) è in realtà un vasto salone che costituisce il punto nodale della cavità e dell'intero sistema ( punto 4 ril.). Ai piedi della cascata il ruscello confluisce in un collettore che scorre esattamente verso nord fino ad un basso laminatoio che dopo poco tende a sifonare. Resta aperta solo la via verso monte, dove però il collettore scorre sotto un enorme cumulo di massi in frana che preannuncia la vasta Sala del Disperso (tratto 8-9 ril.) il cui nome rende l'idea dei punti di riferimento, specialmente per i primi esploratori che realmente li persero.

Un passaggio basso permette di reincontrare il letto del torrente presso un'altra confluenza di rara bellezza: dalla destra idrografica (est) sopraggiunge un affluente a cascatelle gradonate tra vasche e concrezioni mammellonari. L'acqua proviene da un sifone poco sopra (Sexiphone) e si è dimostrato essere la stessa dell'Abisso Fantini (colorazioni del 23/03/86). Salendo alla Sala del Disperso è possibile, tramite vari passaggi - il più spettacolare dei quali è ''La Terrazza'' - riaffacciarsi sul Pozzo Farolfi, oppure portarsi verso monte (sud), dove l'unico passaggio percorribile scende ad una condottina di troppo pieno (Ramo dei Sassi Neri) (punto 7 ril.) che a sua volta immette in una galleria larga qualche metro ma bassissima, percorsa sempre dal collettore. Anche strisciando nell'acqua non si può fare che un breve tratto, ma comunque sappiamo (tramite i granuli di polietilene utilizzati come traccianti nel â€ËÅ“74 dal G.S.Faentino e ritrovati poi nei livelli di piena fin dalle prime esplorazioni dell'85) che questo è il torrente che proviene dal non lontano Inghiottitoio di Ca' Piantè.

Si completa così un mosaico: il Mornig è la classica cavità assorbente che intercetta un importante collettore seguibile sia a valle che a monte, dove riceve un altro affluente. La morfologia è per molti versi unica (per lo meno al Pozzo Farolfi e presso la confluenza con le acque provenienti dal Fantini), ma ancor di più, ciò che riesce a stupirci di questa grotta e la rende priva di paragoni sulla Vena, è la presenza di ambienti diversissimi tra loro che si sostituiscono l'uno all'altro improvvisamente.

La ripetizione della grotta è oltremodo consigliabile, fatti salvi due ordini di cautele: nel complesso risulta assai impegnativa e quindi non adatta ad uscite propedeutiche o di corsi; l'ambiente è tra i più belli e integri del sottosuolo della Vena e lo speleologo deve cercare di lasciare meno tracce possibili di sé e del proprio passaggio.

Scheda d'armo
ZONA NOTE
P3
P7 (Lord Hume)
P5
P20 (Pozzo del Pensionato)
P15 (Pozzo Farolfi)
Altro,note Esplorazioni :

La grotta fu esplorata e rilevata dal Mornig nel 1934 fino alla profondità di 18 m dove chiudeva in frana; successivamente rivista dal G.S. Faentino alla fine degli anni Cinquanta senza migliori risultati,fino al 1985, quando un pesante lavoro di disostruzione ha portato lo stesso G.S.F. al forzamento del vecchio fondo fino ad affacciarsi alla prima grande verticale.




Tratto da: http://www.venadelgesso.org/


Rilevo 1
Rilievo 2




Coordinate convertite per gps
Lat:44.23374444N Lon:11.73594444E Datum:WGS84
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