Nom
O Buran
Insertion date
2007-01-01 00:00:00
Date updated
2013-04-09 15:43:50
Da qui svoltare a sinistra in direzione Gallaneto e proseguire per circa 1 km arriuvando in via Pacinotti.
Proseguire fino ad arrivare a un tornante in corrispondenza dell' acquedotto.
Parcheggiare l' auto e proseguire per il sentiero sulla destra, superare il ponte che attraversa il rio e proseguire per una trentina di metri fino ad incontrare l' ampio ingresso della grotta. Description II Buran è una grotta molto nota nell'ambito speleologico genovese in quanto si apre a pochi metri dalla strada che da Isoverde porta alla frazione Campori di Gallaneto con un pozzo a cielo aperto di notevoli dimensioni. Per questo motivo è stata, fin dagli anni '50, palestra per i giovani speleologi genovesi che la utilizzavano per allenamento e per provare le più disparate tecniche di discesa e risalita. Anzi, si può dire che in questo pozzo di 15 metri, si sia sviluppata e perfezionata la tecnica di risalita su sola corda per la prima volta in Italia, intorno al 1972. Nonostante l'ingresso sia visibile e probabilmente noto ai locali da tempo immemorabile, la prima descrizione della grotta risale solamente al 1950, nella pubblicazione di Sanf ilippo sulla fauna ipogea del Genovesato, in cui ne compare anche il rilievo. Da allora solo Dinaie & Ribaldone (1961) effettuano la revisione dei dati catastali e poi il Buran cade nel limbo e viene citato in vari lavori successivi solo a livello di descrizione.
L'imbocco é un pozzo a cielo aperto con apertura ovoidale di circa 3x4 metri, che scampana dopo pochi metri in un ambiente assai più grande. Alla sommità del pozzo sono presenti alcune colonne stalattitiche di notevole lunghezza non più attive.
La base del pozzo é costituita da una sala più o meno circolare con diametro di circa 7-8 metri, ingombra dì massi dì crollo e di materiale scaricato dall'esterno (tronchi, spazzatura ecc). Qui é presente una nutrita colonia di Geotritoni, inoltre sono state spesso notate Salamandre pezzate (Salamandra Salamandra) e Salariandone dagli Occhiali (Salamandrina Terdigitata); quest'ultima é piuttosto rara e la sua segnalazione nel Buran rappresenterebbe il limite occidentale della sua distribuzione areale (Doria & Salvidio, 1994). Spesso sono presenti anche altri anfibi, come rospi e raganelle.
Dalla base del pozzo d'ingresso si dipartono due rami in direzioni opposte che dovevano costituire un'unica galleria impostata su un ìnterstrato in condizioni probabilmente freatiche e successivamente troncata dal fusoide che ha dato origine al pozzo. I due rami vengono descritti separatamente qui di seguito:
Ramo a valle (Sud)
Dalla base del pozzo d'ingresso si sale in direzione sud una rampa fangosa che raggiunge l'ingresso vero e proprio della galleria (2). In questo punto é ben visibile la superficie di strato che costituisce il soffitto della galleria. Questa prosegue in discesa restringendosi sempre di più a causa del concrezionamento che ricopre il pavimento e il soffitto. Nel punto più stretto (4) occorre procedere strisciando fino a sbucare, tramite uno scìvolo piuttosto insidioso, in una sala di notevoli dimensioni allungata in direzione N-S. Sul lato destro della sala una finestra raggiungibile in arrampicata porta ad un relitto di condotta parallelo che rientra nella saia tramite un budello intransitabile. Il pavimento della sala è costituito da massi dì crollo mentre le pareti sono ricoperte da colate stalattitiche.
Mantenendosi sul lato destro della sala, in un angolo battuto speso da forte stillicidio (7), si apre una piccola apertura subverticale di dimensioni al limite della praticabilità che conduce ad una saletta molto fangosa con un laghetto. Questo é alimentato da un ruscello proveniente da un laminatoio che sale fino a diventare impraticabile (10). L'acqua del ruscello si perde in una strettissima fessura in direzione W alla quota di-21 m.
Ramo a monte (Nord)
L'imbocco del ramo si raggiunge con una non facile arrampicata dalla base del pozzo d'ingresso in direzione N, oppure pendolando circa a metà della calata del pozzo stesso. Sulla destra dell'imbocco della galleria principale, una finestra conduce ad una breve condotta che chiude dopo pochi metri (1.2-1.3). La galleria principale, invece, prosegue in leggera salita fino ad una saletta allungata in direzione N-S (12). In basso uno stretto meandro molto concrezionato con vaschette piene d'acqua diventa impraticabile dopo una decina di metri. La prosecuzione principale si raggiunge con una breve arrampicata, sovrapposta al suddetto meandro, che conduce ad una bella condotta molto concrezionata di dimensione media 2x2 m. Un passaggio stretto fra blocchi franati e concrezioni divide in due questa galleria (14-15). Aldi là di questo sulla destra vi è una piccola diramazione di pochi metri, molto siretta, mentre lungo la galleria principale la volta si abbassa dando adito ad una saletta ingombra di massi di frana (16). Qui la galleria termina e la grotta si biforca; sulla destra si può risalire per pochi metri una colata concrezionale (16.1), sulla sinistra un laminatoio molto inclinato ed ingombro di massi di crollo può essere risalito per una decina di metri (18)- In tutto questo ramo la temperatura dell'aria (in inverno) sembra sensibilmente superiore a quella del resto della grotta, probabilmente per la totale assenza di circolazione idrica.
Sheet
D'autres, note
Idrologia:
II Buran presenta alcune particolarità idrogeologiche. La prima sta nel fatto che il corso d'acqua esterno (perenne), situato a pochi metri dall'imbocco della grotta, scorre ad una quota superiore a quella del fondo della grotta. La seconda particolarità sta nel piccolo corso d'acqua interno che compare per un breve tratto e scompare nella fessura terminale senza poi riemergere in maniera evidente a valle. Tenendo conto delle quote e della struttura geologica della zona ha fatto nascere l'ipotesi che tali acque vadano ad alimentare il torrente interno della Grotta di Isoverde dopo un percorso sotterraneo di quasi un chilometro. Una colorazione eseguita nel 2013 ha però dato esito negativo. Cart1
Cart2
Synonymes
Voragine del Buran
Type de cavité
grotta
Pays
Italy
Province
218
Village
Campomorone
Emplacement
Isoverde Centr. del Gorzente
Domaine de spéléologie
Isoverde
Numéro de registre
14 LI/GE
Longueur totale
108
Gradient
-25 m
Longitude
8° 51' 22.8'' E
Latitude
44° 31' 56.3'' N
Datum
WGS84
Elevation
270 m slm
Cartographie
82 I SE
Géologie
La grotta si apre nei calcari di Gallaneto, al contatto con le sottostanti Dolomie del monte Gazzo appartenenti all'Unità tettonica Gazzo-lsoverde. I calcari di Gallaneto, attribuiti al Triassico superiore (Retico), sono costituiti da straterellì centimetrici di calcari grigi laminati da cristallini a finemente detritici, con intercalazioni di livelli pelitici neri di ambiente emipelagico (Marini, 1982).
Voie d'accés
Da Genova Pontedecimo si va verso Campomorone superandolo e si continua seguendo il Torrente Verde fino a Isoverde.
Da qui svoltare a sinistra in direzione Gallaneto e proseguire per circa 1 km arriuvando in via Pacinotti.
Proseguire fino ad arrivare a un tornante in corrispondenza dell' acquedotto.
Parcheggiare l' auto e proseguire per il sentiero sulla destra, superare il ponte che attraversa il rio e proseguire per una trentina di metri fino ad incontrare l' ampio ingresso della grotta. Description II Buran è una grotta molto nota nell'ambito speleologico genovese in quanto si apre a pochi metri dalla strada che da Isoverde porta alla frazione Campori di Gallaneto con un pozzo a cielo aperto di notevoli dimensioni. Per questo motivo è stata, fin dagli anni '50, palestra per i giovani speleologi genovesi che la utilizzavano per allenamento e per provare le più disparate tecniche di discesa e risalita. Anzi, si può dire che in questo pozzo di 15 metri, si sia sviluppata e perfezionata la tecnica di risalita su sola corda per la prima volta in Italia, intorno al 1972. Nonostante l'ingresso sia visibile e probabilmente noto ai locali da tempo immemorabile, la prima descrizione della grotta risale solamente al 1950, nella pubblicazione di Sanf ilippo sulla fauna ipogea del Genovesato, in cui ne compare anche il rilievo. Da allora solo Dinaie & Ribaldone (1961) effettuano la revisione dei dati catastali e poi il Buran cade nel limbo e viene citato in vari lavori successivi solo a livello di descrizione.
L'imbocco é un pozzo a cielo aperto con apertura ovoidale di circa 3x4 metri, che scampana dopo pochi metri in un ambiente assai più grande. Alla sommità del pozzo sono presenti alcune colonne stalattitiche di notevole lunghezza non più attive.
La base del pozzo é costituita da una sala più o meno circolare con diametro di circa 7-8 metri, ingombra dì massi dì crollo e di materiale scaricato dall'esterno (tronchi, spazzatura ecc). Qui é presente una nutrita colonia di Geotritoni, inoltre sono state spesso notate Salamandre pezzate (Salamandra Salamandra) e Salariandone dagli Occhiali (Salamandrina Terdigitata); quest'ultima é piuttosto rara e la sua segnalazione nel Buran rappresenterebbe il limite occidentale della sua distribuzione areale (Doria & Salvidio, 1994). Spesso sono presenti anche altri anfibi, come rospi e raganelle.
Dalla base del pozzo d'ingresso si dipartono due rami in direzioni opposte che dovevano costituire un'unica galleria impostata su un ìnterstrato in condizioni probabilmente freatiche e successivamente troncata dal fusoide che ha dato origine al pozzo. I due rami vengono descritti separatamente qui di seguito:
Ramo a valle (Sud)
Dalla base del pozzo d'ingresso si sale in direzione sud una rampa fangosa che raggiunge l'ingresso vero e proprio della galleria (2). In questo punto é ben visibile la superficie di strato che costituisce il soffitto della galleria. Questa prosegue in discesa restringendosi sempre di più a causa del concrezionamento che ricopre il pavimento e il soffitto. Nel punto più stretto (4) occorre procedere strisciando fino a sbucare, tramite uno scìvolo piuttosto insidioso, in una sala di notevoli dimensioni allungata in direzione N-S. Sul lato destro della sala una finestra raggiungibile in arrampicata porta ad un relitto di condotta parallelo che rientra nella saia tramite un budello intransitabile. Il pavimento della sala è costituito da massi dì crollo mentre le pareti sono ricoperte da colate stalattitiche.
Mantenendosi sul lato destro della sala, in un angolo battuto speso da forte stillicidio (7), si apre una piccola apertura subverticale di dimensioni al limite della praticabilità che conduce ad una saletta molto fangosa con un laghetto. Questo é alimentato da un ruscello proveniente da un laminatoio che sale fino a diventare impraticabile (10). L'acqua del ruscello si perde in una strettissima fessura in direzione W alla quota di-21 m.
Ramo a monte (Nord)
L'imbocco del ramo si raggiunge con una non facile arrampicata dalla base del pozzo d'ingresso in direzione N, oppure pendolando circa a metà della calata del pozzo stesso. Sulla destra dell'imbocco della galleria principale, una finestra conduce ad una breve condotta che chiude dopo pochi metri (1.2-1.3). La galleria principale, invece, prosegue in leggera salita fino ad una saletta allungata in direzione N-S (12). In basso uno stretto meandro molto concrezionato con vaschette piene d'acqua diventa impraticabile dopo una decina di metri. La prosecuzione principale si raggiunge con una breve arrampicata, sovrapposta al suddetto meandro, che conduce ad una bella condotta molto concrezionata di dimensione media 2x2 m. Un passaggio stretto fra blocchi franati e concrezioni divide in due questa galleria (14-15). Aldi là di questo sulla destra vi è una piccola diramazione di pochi metri, molto siretta, mentre lungo la galleria principale la volta si abbassa dando adito ad una saletta ingombra di massi di frana (16). Qui la galleria termina e la grotta si biforca; sulla destra si può risalire per pochi metri una colata concrezionale (16.1), sulla sinistra un laminatoio molto inclinato ed ingombro di massi di crollo può essere risalito per una decina di metri (18)- In tutto questo ramo la temperatura dell'aria (in inverno) sembra sensibilmente superiore a quella del resto della grotta, probabilmente per la totale assenza di circolazione idrica.
Sheet
ZONA | ATTREZZATURA | ATTACCO | UBICAZIONE | NOTE |
Ingresso | 1 spit | a sinistra dell' ingresso | corrimano | |
P 15 | corda 20 m | 2 chiodi | sul lato sinistro del pozzo a 2 metri sopra l' ingresso |
II Buran presenta alcune particolarità idrogeologiche. La prima sta nel fatto che il corso d'acqua esterno (perenne), situato a pochi metri dall'imbocco della grotta, scorre ad una quota superiore a quella del fondo della grotta. La seconda particolarità sta nel piccolo corso d'acqua interno che compare per un breve tratto e scompare nella fessura terminale senza poi riemergere in maniera evidente a valle. Tenendo conto delle quote e della struttura geologica della zona ha fatto nascere l'ipotesi che tali acque vadano ad alimentare il torrente interno della Grotta di Isoverde dopo un percorso sotterraneo di quasi un chilometro. Una colorazione eseguita nel 2013 ha però dato esito negativo. Cart1
Cart2
Lat:44.53230556N Lon:8.85633333E Datum:WGS84
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